Porto, ecco la VIA per i dragaggi
TARANTO – È arrivata anche l’ultima firma in calce al decreto di Valutazione di impatto ambientale (VIA) relativo “all’intervento di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti in area Molo Polisettoriale e connessa cassa di colmata finalizzata all’ampliamento del quinto sporgente”: quella dell’uscente ministro dei Beni culturali, Massimo Bray.
Proprio l’assenza di questa firma aveva finora impedito al decreto di continuare il suo iter. Adesso si attende soltanto il decreto del ministero dell’Ambiente che concluderà il percorso approvativo dell’intervento e che renderà possibile avviare le procedure di appalto per l’esecuzione dell’opera. Decreto che l’Autorità portuale attende a breve: il testo è già pronto. Questi ultimi due passaggi porteranno via almeno altri cinque-sei mesi.
Il costo dell’intervento previsto dall’accordo del 2012, è di 83 milioni di euro così ripartiti: 7,6 milioni arriveranno dal ministero dell’Ambiente, 17,1 milioni dalla Regione Puglia attraverso la delibera C.I.P.E. n.87, 40,1 milioni dall’Autorità Portuale (Fondi Propri + PON Reti e Mobilità 2007/2013) e 18 milioni (Fondi Propri rif. nota 9559 del 7.10.2013). Al termine dei lavori, i fondali avranno una profondità di 16,50 metri per un tratto di 1,2 chilometri di banchina che consentirà l’attracco delle portacontainer da 14mila TEU. L’obiettivo è terminarli entro il 31 dicembre del 2015.
C’è dunque voluto oltre un anno intero per completare l’iter di VIA per i dragaggi. Il 18 gennaio 2013 infatti, fu presentata al ministero dell’Ambiente l’istanza per l’avvio della procedura. Pochi giorni dopo, il 31 gennaio, fu approvato il progetto di “dragaggio relativo all’ampliamento del IV sporgente e sua darsena ad Ovest e connessa vasca di contenimento dei fanghi di dragaggio”. Conseguenza del fatto che una settimana prima, il 24, la società concessionaria Taranto Logistica SpA, per il tramite del Contraente Generale ACI Scpa, procedette alla consegna dei lavori di costruzione della “Vasca di colmata” presso l’ex yard Belleli, destinata ad accogliere i materiali del dragaggio.
Lo scorso agosto invece, l’Autorità portuale ottenne dalla direzione generale del ministero delle Infrastrutture e Trasporti il decreto di approvazione del progetto definitivo: atto che poi fu trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici. Poi però, lo scorso novembre, ARPA Puglia e Regione chiesero un ulteriore documento per i dragaggi, propedeutico all’avvio dei lavori: uno studio correntometrico, finalizzato alla definizione delle caratteristiche idrodinamiche del sito che consente, attraverso l’implementazione di un modello di dispersione, di individuare l’areale di distribuzione e d’impatto nel caso si verifichi un fenomeno di diffusione accidentale di sostanze inquinanti, e contribuisce alla definizione della vulnerabilità del sito da un punto di vista idrodinamico. Uno strumento necessario anche alla definizione di un corretto disegno di campionamento delle matrici ambientali. Studio che ha dato risultati positivi, visto che alla vigilia di Natale la Regione espresse parere favorevole alla conclusione della procedura di VIA.
Il soggetto attuatore dell’intervento sarà la Sogesid SpA, come indicato nell’accordo del 20 giugno 2012 a Roma. Gli interventi del progetto di dragaggio della Darsena Polisettoriale, avranno anche e soprattutto valenza di bonifica ambientale mediante la rimozione dei sedimenti contaminati al di sopra dei limiti di intervento (presenti fino ad una quota media di 15,50m); mentre la realizzazione del primo stralcio di cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente, avrà invece finalità di recupero/riutilizzo dei sedimenti marini dragati e finalità portuali di incremento aree a terra da dedicare ai container.
In particolare, dal punto di vista ambientale, si è deciso di trattare in modo diverso i sedimenti non contaminati e quelli non caratterizzati, da quelli contaminati e, all’interno di questi ultimi, di trattare con maggiore cautela quelli pericolosi. Nell’ambito della caratterizzazione dei sedimenti, sono state riscontrate infatti due aree con presenza di sedimento pericoloso, da rimuovere preventivamente prima dell’avvio di qualsiasi altra attività lavorativa, mediante l’utilizzo di macchine e procedure che minimizzino il rischio di dispersione nell’ambiente di tali sedimenti.
I volumi dei sedimenti pericolosi sono pari a 1.987 metri cubi nella darsena del polisettoriale, alla progressiva 1.000 metri dalla radice, e pari a 7.390 metri cubi a circa 330 metri dalla costa ed in asse con il marginamento della cassa di colmata. I lavori però, saranno tutt’altro che semplici e brevi. Già nella richiesta inviata al ministero il 18 gennaio 2013 infatti, si sosteneva come dei 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti da dragare, parte sono “contaminati” (circa 420.000 mc). L’intera area portuale infatti, rientra nel SIN (sito di interesse nazionale) di Taranto e Statte.
A proposito della vasca di colmata, durante la Cabina di Regia del 9 gennaio scorso, fu ufficializzato un nuovo reperimento dei fondi necessari per le attività relative al porto: la Regione confermò di aver individuato 15 milioni di euro di risorse che unite ai 20 milioni su cui il ministero per lo Sviluppo Economico si è impegnato per i lavori della realizzazione cassa di colmata, permetteranno di passare “alla fase pratica”. Durante quella riunione la Sogesid si impegnò alla firma del contratto per l’affidamento dei lavori entro gennaio, per avviare poi gli stessi entro il 30 giugno prossimo.
Non è un caso infatti se il 25 febbraio, presso il ministero della Coesione territoriale che ha istituito anche un “Tavolo Taranto” per seguire il rispetto dell’accordo, si svolgerà una riunione per valutare se e quali fanghi dei dragaggi potranno essere collocati nella vasca di colmata della piattaforma logistica. Ma c’è anche la questione lavoro da tenere d’occhio: a fine maggio scade la cassa integrazione straordinaria a zero ore e a rotazione per 500 dei 560 addetti del terminal container iniziata un anno fa. Si proverà a chiederne la proroga a fine 2015.
G. Leone (TarantoOggi, 21.02.2014)
Vorrei informare che esiste da oltre due anni una nuova tecnica di dragaggio tutta di tecnologia italiana che è adatta a siti così complessi e che consente di recuperare l’80% dei sedimenti per riutilizzarli e di disinquinare senza confinare il residuo.
La tecnologia in questione è riconosciuta dal ministero, non crea torbide e non spande gli inquianti come fanno le draghe tradizionali ma non si riesce a farla inserire tra le possibili opzioni da scegliere.7
Con questa tecnica il dragaggio di Taranto diventa una grande opportunità anche di risanamento ambientale altrimenti si rivelerà un’altra problematicità da superare. Appena qualcuno vedrà le torbide e chiederà l’analisi delle acque non c’è dubbio che i lavori saranno sospesi con conseguente danno e beffa. Vorrei poter informare qualcuno senza che appaia una indebita ingerenza per cui mi rivolgo alla pubblica opinione per chi desidera saperne di più se mi manda un msg su facebook sarò felice di informarlo altrimenti potete visitare i siti gigageotermia.org nella sezione convegni sul dragaggio senza draghe oppure il sito http://www.ecquologia.com cliccando sulla ricerca notizie. Grazie per l’ospitalità
La ringrazio per le informazioni fornite. Ovviamente sono temi che seguiamo da tempo con grande attenzione e che continueremo ad approfondire. Cordiali saluti.