Ma sull’intesa ancora tutta da siglare, pesa come un macigno il no che l’azienda ha pronunciato in merito alla proposta di accollarsi il 10% che la Legge di Stabilità ha detratto dall’integrazione salariale da parte dello Stato sui contratti di solidarietà. I quali prevedono il taglio medio del salario del 20%, con una riduzione media dell’orario di lavoro prossima al 35%. Ai lavoratori in Cds infatti, è sempre stata riconosciuta una retribuzione pari al 60% dello stipendio.
Grazie all’integrazione statale, fino al 2013 pari al 20%, si riusciva a salvare di fatto l’80% dello stipendio; ora, per effetto del provvedimento governativo, si raggiungerà il 70%. La dirigenza Ilva ha dichiarato di non avere le risorse finanziarie per coprire il 10% mancante. La Fiom preme affinché sia però proprio l’azienda ad accollarsi l’onere. Mentre la Fim nelle scorse settimane propose che a farsene carico sia la Regione Puglia (eventualità che non sta per nulla in piedi ed alla quale pare che la stessa Fim non abbia dato seguito). Oggi, dunque, dovrebbe essere la riunione decisiva.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 21 febbraio 2014)
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