Del resto altrove, anche a fronte della presenza di svariate associazioni operanti sul territorio, l’unione d’intenti riesce ad ottenere risultati più che soddisfacenti. Volete un esempio? Venerdì scorso il Consiglio dei ministri ha negato l’autorizzazione a due progetti di impianti eolici offshore che dovrebbero sorgere davanti alle coste adriatiche della Puglia. I progetti bocciati avevano ricevuto il parere negativo della Regione e degli enti locali (sin qui nulla di strano, visto che anche per Taranto la Regione si era espressa per tempo in maniera negativa, mentre il Comune lo aveva fatto con ampio ritardo come ampiamente documentato su queste colonne negli ultimi 2 anni e presentando un ricorso al Tar senza peraltro motivarlo).
Anzi, è bene ricordare che la Provincia di Taranto, competente in materia di rilascio di autorizzazione per “l’immersione in mare di materiale derivante da attività di escavo e attività di posa in mare di cavi e condotte” (secondo quanto previsto dall’art. 109 del Codice dell’Ambiente in base all’art. 8 della legge regionale n. 17 del 14 giugno 2007), non ha rilasciato “espressamente tale autorizzazione né espresso il suo dissenso”; per questo motivo lo scorso giugno il ministero dell’Ambiente, pur non ritenendo ammissibile in materia ambientale la regola del “silenzio-assenso”, il 3 giugno scorso comunicò alla Provincia le modalità di rilascio dell’autorizzazione concessa alla Beleolico, pur sostenendo in Conferenza dei Servizi che “l’autorizzazione alla realizzazione del parco eolico sia subordinata all’autorizzazione della Provincia o che comunque detta autorizzazione avvenga prima dell’inizio dei lavori”.
Tornando a quanto di cui sopra, gli impianti bocciati sono quello di 342 MW presentato da Wpd (Parco Eolico Marino Gargano Sud sulle coste dei comuni di Mattinata, Monte S.Angelo, Zapponeta, Margherita di Savoia, Vieste e Barletta) e quello da 150 MW presentato da Trevi Energy (davanti ai comuni di Chieuti e Serracapriola). Su entrambi i progetti erano pendenti le procedure di VIA al ministero dell’Ambiente, mentre l’autorizzazione sarebbe dovuta arrivare dal ministero delle Infrastrutture (come avvenuto anche nel caso di Taranto). Sono state proprio le opposizioni locali a spingere il Governo ad esaminare i due progetti in sede di Consiglio dei ministri. E venerdì è arrivata al bocciatura.
“Al fine di consentire una valutazione complessiva degli interessi coinvolti – si legge nella nota divulgata al termine della riunione – il Consiglio ha esaminato due progetti di impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica da realizzare il primo al largo delle coste di Chieuti e Serracapriola (Foggia), il secondo di fronte alla costa di Zapponeta e Manfredonia (Foggia) e Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trani); esaminate le implicazioni e le posizioni delle diverse amministrazioni il Consiglio ha concluso che, in considerazione del significativo impatto paesaggistico che imporrebbero alla bellezza delle coste, essi non verranno realizzati”.
“Non tutte le storie sono a lieto fine, ma talvolta capita anche che Davide batta Golia. E sembrerebbe essere, infatti, proprio quello che è accaduto nei territori che si affacciano nel golfo di Manfredonia. Con la bocciatura dei progetti dei parchi eolici off-shore nell’ultimo Consiglio dei Ministri del Governo Letta, i cittadini possono cantare vittoria su una classe politica che indietreggia sulle sue posizioni di fronte al volere popolare”, hanno dichiarato i deputati Cariello e L’Abbate (M5S), che nel luglio scorso avevano presentato una interpellanza urgente al Ministro Orlando per bloccare la realizzazione degli impianti.
Come dargli torto? Per raggiungere l’obiettivo fondamentale è stato l’impegno delle associazioni Fidas Zapponeta, Lipu Foggia, Italia Nostra, Impegno Comune Manfredonia, Città Dinamica, F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano), Centro Studi Naturalistici-Onlus, A.S.D. Delfino Manfredonia, Rifiuti Zero, Associazione Altura, Associazione AICO, ACLI di Foggia, nonché tutte le altre associazioni che si sono aggiunte successivamente, le quali sono state le principali protagoniste, fornendo le osservazioni necessarie per dare ulteriori elementi di indagine al Ministero dell’Ambiente.
A Taranto, invece, si è preferito far finta di niente. Se non fosse per il ricorso del comitato cittadino “Taranto Futura” e per qualche scarno e breve comunicato di qualche associazione, il silenzio è stato totale. Specie da quella parte di società civile che fa delle battaglie ambientaliste, a giusta ragione, la sua ragione di vita. Eppure il tempo, ancora una volta, era tutto dalla nostra parte. Basti pensare che tra i pareri delle commissioni VIA e VAS del ministero dell’Ambiente, che davano il loro ok definitivo al progetto definito “di pubblica utilità”, emessi il 24 luglio 2012 e l’autorizzazione unica a costruire rilasciata dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture il 27 giugno 2013, passò quasi un anno.
Per non parlare del fatto che soltanto la scorsa settimana è terminato l’intero iter autorizzativo con tanto di pubblicazione sul sito del ministero dei Trasporti. Il parco eolico “near shore” poteva essere la battaglia sulla quale unirsi. Ma ancora una volta si è preferito restare ognuno sulla propria mattonella, per inseguire la propria battaglia personale. Mentre altrove si uniscono e fanno i fatti, noi restiamo ancora al palo continuando a fare chiacchiere da bar, o da social network. Chapeau.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 19.02.2014)
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