Riceviamo e pubblichiamo.
Per tali limitazioni, il piano annunciato, quello che si vorrebbe far nascere da uno studio di fattibilità del recupero di impianti esistenti o localizzati in aree già edificate, non sarà affatto di caratura nazionale e non sarà mai attrattivo, né competitivo, perché comporterà un inutile esborso di denaro nel difficile tentativo di ristrutturare opere datate, fatiscenti e sgraziate che andrebbero soltanto demolite per cedere il posto al decoro urbano di un quartiere già fortemente mortificato, per essere poi ricostruite in aree più ampie ed adatte, rispettose dei criteri moderni e funzionali come quelli in adozione presso tante altre città italiane, i cui complessi urbani cominciano ad essere concepiti nel pieno rispetto della natura, della polifunzionalità e del bello, condizioni necessarie per rendere Taranto competitiva al pari di altre città che, all’interno di un sistema-mercato sempre più articolato e competitivo, di certo non sono rimaste a guardare.
E’ noto a tutti che le opere di solo cemento armato non siano soltanto sgradevoli, ma anche innaturali e aberranti poiché privano tutti gli sportivi del diritto essenziale di respirare ossigeno a pieni polmoni nel verde. Ma, pur vivendo nella terra dei paradossi, non si può che esprimere sconcerto e profonda amarezza per l’annunciata ristrutturazione che, nell’attuale spazio, vedrà ancora una volta solo cemento. E dunque noi tarantini dovremmo, forse, rassegnarci e farcene una ragione? Qualcuno disse: “Ama, ama follemente, ama più che puoi, e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.” Perché amarla non è peccato! Noi la amiamo e non ci rassegniamo.
Ed è proprio quell’amore, confortato e supportato dalla conoscenza, che ci fa muovere alla ricerca di una Taranto differente, non chiusa e soffocata dalle alte mura degli stadi costruiti in mezzo alle abitazioni (per non parlare di altre mura), ma impreziosita dai parchi, dai laghi, dalle fontane, dagli spazi sociali, secondo una visione d’insieme orientata al bello e all’armonia perseguendo, senza indugi, il concetto della compensazione urbanistica. Tutto ciò è “Taranto, la Città Spartana”, un progetto globale da realizzare, secondo le priorità e le relative disponibilità finanziarie, nel breve, nel medio e nel lungo periodo; una vera e propria visione di insieme per la riqualificazione integrale della città, dal brand urbano al marketing territoriale, dalle infrastrutture alle attrattive, dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico alle attività produttive mediante una sana e democratica concertazione tra tutte le forze sociali già largamente coinvolte e rese partecipi.
Ovviamente nel progetto è contemplata la realizzazione di un Campus per lo Sport concepito nel mezzo di una maestosa foresta urbana, lontano dai complessi residenziali e accanto ad un anello di circonvallazione che non esiste ancora e che, si spera, un giorno possa collegare i parcheggi di scambio di due delle tre porte di accesso a Taranto, vale a dire quella di Punta Penna e quella di Viale Ionio. Esigenza da noi espressa ripetutamente per un motivo semplicissimo e comprensibile a tutti: perché solo in periferia, e a distanza dalle abitazioni, è possibile favorire la mobilità di decine di migliaia di persone impegnate in grandi eventi senza intasare la città, paralizzare il traffico, creare inquinamento veicolare e sonoro e sviluppare la polifunzionalità della quale, strutture moderne come queste, necessitano per garantirsi continuità e sostenibilità economica nel tempo anche mediante un rinnovamento dell’offerta attrattiva rispetto allo start up iniziale. Ecco, in sintesi, cosa significa assecondare un criterio urbanistico valido non solo per gli stadi di calcio, ma anche per gli ospedali, le stazioni ferroviarie, i teatri, gli auditori e, in generale, per tutte le grandi opere pubbliche ed infrastrutturali necessarie a promuovere e a sostenere il turismo di qualità e, più di ogni altra cosa, la vendita di prodotti, beni e servizi locali secondo un piano di marketing territoriale organico e di ampio respiro.
Sulla scia del pensiero di Goethe, secondo il quale “chi sbaglia la prima asola, non si corregge abbottonandosi”, ancora una volta, chiediamo al Comune di Taranto di fermarsi e di consultare le parti sociali prima di aprire i cantieri, altrimenti si incorrerà nello stesso spiacevole cortocircuito sociale avvenuto pochi giorni fa con i virtuosi ragazzi delle Officine Tarantine, anch’essi desiderosi di una città democratica diversa ed a misura di cittadino. Invitiamo tutte le parti sociali sane ed operose di Taranto ad esprimersi su questi punti, perché il modo di progettare e concepire le azioni e le opere pubbliche nel chiuso degli uffici deve avere termine una volta per tutte.
Aut (Artisti Uniti per Taranto)
Questa truffa sta dilagando in tutta Italia, e questa volta la storia si ripete nel…
Risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica non è mai stato così semplice: bastano solo sei mosse…
Ansia e stress sono nemici prediletti del corpo; ne soffriamo tutti in maniera differente, ma…
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…