Petrolchimico Brindisi, Bonelli: “Discutibile sentenza su bonifiche”
“Dal Tar di Lecce un’altra sentenza discutibile, in questo caso sul petrolchimico di Brindisi, dopo le sentenze degli anni scorsi su Taranto dove i ricorsi dell’Ilva Spa furono per la maggior parte tutti accolti”. Lo afferma Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi e consigliere comunale di Taranto. “Sui veleni del petrolchimico di Brindisi che da trent’anni sono interrati nella discarica di Micorosa – continua Bonelli – il Tar di Lecce giovedì scorso ha annullato un’ordinanza della Provincia di Brindisi che imponeva ad Edison e a due societa’ controllate da Eni come Versalis spa e Syndial spa di effettuare le bonifiche dei 44 ettari contaminati. Quell’ordinanza era la conseguenza della caratterizzazione effettuata sui terreni che avevano provato la presenza di 1,5 milioni di mc di cloruro di vinile, arsenico,cadmio con valori che superano di 4 milioni i limiti di legge”.
Bonelli ricorda che “il Tar di Lecce negli anni scorsi era stato al centro di una serie di polemiche per aver accolto una serie di ricorsi dell’Ilva: dal referendum chiesto dai cittadini per decidere sulla chiusura dello stabilimento a una serie di ricorsi di natura sanitaria, ad un’ordinanza del comune che aveva ordinato la fermata degli impianti per effettuare una serie di lavori per ridurre inquinamento e impatto ambientale. Il Tar aveva sospeso il provvedimento sostenendo che non esisteva un’emergenza sanitaria tale da giustificare l’esercizio del potere di ordinanza attribuito al sindaco. Qualche mese dopo sarebbe arrivata la decisione del gip, Patrizia Todisco, di sequestrare l’impianto proprio per l’emergenza sanitaria”.
Sul presidente del Tar di Lecce furono sollevate polemiche perché cognato di un avvocato dell’Ilva SpA. Conclude Bonelli: “Con questa sentenza le bonifiche al petrolchimico rischiano di essere pagate solo dallo Stato che ha stanziato 50 milioni di euro, ma chi ha inquinato dopo aver fatto profitti non pagherà. Penso che il Csm debba fare chiarezza sull’operato del Tar di Lecce e della ragione per cui in quel tribunale le ragioni dell’ambiente perdono”.