E’ apparsa il 7 febbraio 2014 sul sito dell’Arpa Puglia la “Relazione sui livelli di IPA nella città di Taranto” . Relazione che viene contestata dall’associazione ambientalista Peacelink e dal suo presidente Alessandro Marescotti. Riportiamo di seguito la nota stampa.
La nuova relazione Arpa del 7 febbraio 2014 è di 4 pagine e si può trovare qui
http://www.arpa.puglia.it/web/
Tale relazione è stata inviata da Arpa al Comune di Taranto in risposta ad un quesito sui livelli di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).
La risposta dell’Arpa è in evidente connessione con le note e preoccupanti rilevazioni di IPA effettuate da PeaceLink mediante l’analizzatore Ecochem PAS 2000, identico a quello utilizzato da ARPA.
La relazione di PeaceLink (di 7 pagine) si può scaricare da qui
http://www.peacelink.it/
La relazione ARPA del 7 febbraio 2014 termina con 4 conclusioni, l’ultima delle quali è: “Appaiono prive di fondamento le affermazioni dell’associazione Peacelink”.
In buona sostanza è stata scritta da Arpa una relazione per dichiarare “prive di fondamento” le “affermazioni” di PeaceLink, senza pero’ entrare nel merito dei dati della relazione di PeaceLink che era molto documentata e che non contiene “affermazioni” ma misurazioni e comparazioni fra misurazioni. Da quella relazione emergeva la persistenza di una elevata concentrazione di Ipa.
Arpa purtroppo non entra nel dettaglio dei nostri dati (e ci dispiace) ma, pur di smentirci, scrive una relazione a nostro avviso poco credibile e che, per fedelta’ alla verita’, contestiamo.
E spieghiamo il perche’ fornendo questi elementi al giudizio di tutti.
1) Arpa dichiara che “nella stazione di monitoraggio Machiavelli dal 2009 ad oggi è stato registrato un costante decremento delle concentrazioni di Idrocarburi Policiclici Aromatici” riportando una serie storica che calcola le seguenti medie annuali di IPA totali in via Machiavelli:
2009: nessuna media
2010: 17 ng/m3
2011: 18 ng/m3
2012: 20 ng/m3
2013: 7 ng/m3
Come si puo’ notare gli IPA nella centralina del quartiere Tamburi di via Machiavelli risulterebbero in aumento dal 2010 a 2012 (mentre dovevano calare sulla base dei tanti decantati miglioramenti dal 2011 in poi) per poi avere un impressionante crollo nel 2013 (7 ng/m3). Quest’ultimo dato stride pero’ con i dati ben più alti della centralina di via Orsini (sempre nel quartiere Tamburi) che nel 2013 ha oscillato fra i 31 ng/m3 (agosto) e i 44 ng/m3 (dicembre).
2) Come e’ possibile che nel quartiere Tamburi una centralina (quella di via Orsini, la più vicina all’ILVA) misuri concentrazioni di Ipa che sono mediamente del 500% più alti rispetto all’altra che e’ più distante dall’ILVA?
Ci riferiamo alle misurazioni degli IPA totali misurati in continuo da Arpa con lo strumento ECOCHEM PAS 2000.
3) Secondo Arpa “le concentrazioni di IPA totali registrate a Machiavelli sono costantemente inferiori a quelle di Via Orsini, anche in ragione delle maggiori emissioni da traffico che interessano quest’ultimo sito”.
4) Va sottolineato che la centralina di Via Orsini e’ stata installata in base alle prescrizioni dell’AIA Ilva al fine di avere i dati di inquinamento in un punto più vicino allo Stabilimento.
5) Scrivere, come fa Arpa, che il problema del 500% in più sia dovuto alle emissioni da traffico e’ poco credibile, alla luce del fatto che il traffico inciderebbe per gli IPA per meno dell’1%. Questo fu scritto da Arpa nel 2010, nella famosa relazione Arpa del 4 giugno 2010, scatenando le reazioni che tutti abbiamo potuto leggere nelle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura.
Come mai invece oggi abbiamo questa marcia indietro e addebitare al traffico l’enorme scarto fra la centralina più vicina all’Ilva e quella più lontana?
6) Se Arpa ritiene che la centralina di via Orsini possa subire gli effetti confondenti del traffico, come mai l’Arpa stessa ha scelto di piazzare in quel punto una centralina che, sulla base di una precisa prescrizione dell’AIA, aveva lo scopo di verificare le ricadute delle emissioni Ilva sul quartiere Tamburi?
Ci duole sollevare tali domande in merito ad una relazione Arpa che, nata per confutare PeaceLink, provoca invece dubbi e incredulita’ sulle argomentazioni utilizzate da Arpa per spiegare i suoi stessi dati.
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