Quando l’Ilva e la “Terra dei fuochi” si incontrano
Riceviamo e pubblichiamo:
TARANTO – Giunge come l’ennesimo grido di aiuto, quel grido disperato che spesso non riesce a superare le altissime mura del siderurgico più grande d’Europa. Là, dove la vita di giovani uomini può essere segnata per sempre. Un giorno di lavoro uguale a tutti gli altri non sempre può finire come tutti gli altri. Diventa il primo di una lunga serie sempre se sei fortunato, in cui ti chiedi chissà cosa sarebbe successo se avessi fatto così, se non fossi andato a lavoro, se non avesse piovuto e se… Eventi questi che pesano sulle teste di tutti gli operai che ogni giorno passano attraverso quei cancelli, gli sguardi bassi, i visi spenti e poche parole. Ma c’è chi non si rassegna e continua ogni giorno a chiedere di essere trattato come un essere umano e non una macchina da produzione. La protesta si sposta dalla sicurezza sul lavoro a quella nella mensa. Lì dove hanno cominciato a osservare le etichette e scoprire che alcune confezioni giungono da un’altra terra martoriata: la “Terra dei fuochi”. Scelgono di non andare a mensa e di avvisare i propri colleghi, vorrebbero saperne di più e fra di loro si fa spazio la paura del fatto che respirare fumi e veleni fa di loro le persone giuste per consumare cibo proveniente da zone inquinante perché tanto loro ci sono abituati. Magari paure infondate, ma il timore che la loro dignità e la loro salute vengano calpestate un’altra volta si diffonde a macchia d’olio e lascia sconcertati anche noi che non lavoriamo lì.
Come Verdi Taranto esprimiamo la nostra solidarietà all’operaio ferito e ai lavoratori dell’Ilva e delle ditte dell’indotto e chiediamo alle autorità di garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro specie di quelli nei quali accadono più di frequente incidenti.
Verdi Taranto