Il margine operativo lordo è risultato pari a 169,7 milioni, in rialzo del 22,9% e al di sopra del target previsto dal gruppo. L’indebitamento finanziario è calato a 324,9 milioni a fine anno (370 milioni a fine settembre) e anche in questo caso il risultato è migliore rispetto all’obiettivo prefissato. I ricavi ammontano a 988,6 milioni (+1,3% rispetto ai 976,2 alla fine del 2012). I dati definitivi dell’esercizio saranno approvati dal consiglio di amministrazione il prossimo 7 marzo.
“Nonostante il moderato aumento del fatturato, la redditività è migliorata significativamente – ha commentato il presidente della società in una nota -. Cementir Holding ha chiuso il 2013 con una crescita del margine operativo lordo superiore all’obiettivo che ci eravamo posti a inizio anno malgrado la forte flessione delle valute turca ed egiziana”. I vertici si sono detti entusiasti per la riduzione dell’indebitamento finanziario. “Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati raggiunti”, ha aggiunto Caltagirone.
“Anche l’indebitamento finanziario netto è sceso al di sotto dei 350 milioni previsti grazie alla positiva performance operativa e alla gestione del capitale circolante”. Il gruppo non ha dunque risentito in maniera troppo negativa della pesante crisi del mercato italiano, né dell’impatto negativo del cambio con le valute di Turchia e Egitto. Anzi, i risultati positivi confermano il buon andamento delle attività nei Paesi Scandinavi ed Estremo Oriente, zone su cui il gruppo ha puntato da tempo. Secondo il piano industriale 2014-2016 approvato lo scorso 17 dicembre, i ricavi previsti saranno di 1,15 miliardi, con un incremento del 5% l’anno, e un margine operativo lordo di 240 milioni. Nel triennio il gruppo prevede anche di ridurre l’indebitamento netto, scendendo dai 100 ai 70-75 milioni l’anno. In seguito alla comunicazione dei risultati finanziari di mercoledì, il titolo Cementir è scattato in borsa chiudendo la seduta a +1,89% con un prezzo di 4,518.
E’ bene ricordare però, che il piano industriale approvato a dicembre, prevede anche e soprattutto la chiusura dell’area a caldo dei siti di Arquata e Taranto. E i risultati ottenuti nel 2013 dal gruppo, sono una mazzata tremenda per chi spera ancora che Caltagirone jr riveda le sue scelte. Il quale da tempo ha dichiarato apertamente di puntare sull’estero, relegando la presenza in Italia ad un ruolo del tutto marginale.
Al momento, resta confermata infatti la cessazione per il sito di Taranto della produzione di cemento a partire dalla fine di dicembre, con la conseguente trasformazione in centro di macinazione. Ridimensionamento che comporterà una riduzione notevole di fabbisogno di personale: dalle attuali 98 unità si passerà alle future 42 con una riduzione della forza lavoro di ben 56 dipendenti. Ed è terminata, almeno per il momento, la mobilitazione degli addetti alle pulizie: che sono rientrati a lavoro dopo giorni di protesta. Ed insieme ai colleghi operai attendono di conoscere il loro destino. Che Caltagirone ha già deciso da quasi un anno.
G. Leone (TarantoOggi, 07.02.2014)
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