Come si ricorderà, l’attività è stata interrotta, nonostante le tante richieste di intervento da parte degli autisti e dei familiari dei pazienti, per la mancanza di copertura finanziaria in quanto sono già stati spesi i 650 mila euro che erano stati messi a budget. Tesi confermata ieri dall’ASL attraverso una nota ufficiale, nella quale si legge che “alla data del 31 gennaio 2014, risulta essere stata completamente utilizzata la somma di euro 650mila euro”.
L’azienda sanitaria locale ricorda che la Legge Regionale del 28 dicembre 2012, per far fronte al finanziamento di prosecuzione del progetto ARES, di servizio di trasporto oncologico nella Provincia di Taranto, “ha istituito nel bilancio regionale autonomo per l’esercizio finanziario 2013 il capitolo denominato “Livelli essenziali aggiuntivi regionali”, con una dotazione finanziaria di 650 mila euro, in termini di competenza e cassa”. In sede di Task Force regionale, precisa ancora l’azienda, il 20 giugno 2013 “si è provveduto a siglare un accordo con il quale l’Asl assumeva l’impegno di avviare le procedure di selezione e di assunzione del personale tecnico e ausiliario socio sanitario, ponendo attenzione ai profili professionali ed alle competenze maturate evidenziando, comunque, che tale attività non è contemplata nei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria)”.
Terminate le procedure necessarie il progetto è stato riattivato da novembre 2013 con le medesime caratteristiche. Poi tre giorni dopo, lo scorso 23 giugno, attraverso una nota ufficiale, l’assessore alle Politiche della salute della Regione Puglia, Elena Gentile, annuciò che “i pazienti oncologici della provincia di Taranto potranno usufruire gratuitamente del trasporto da casa ai presidi ospedalieri e viceversa fino alla fine dell’anno in corso”. Ma “allo stato – conclude l’Asl – è sopraggiunta la revisione della spesa pubblica (spending review) con la quale ogni istituzione pubblica, amministrazione, deve rigorosamente confrontarsi e avviare ogni processo diretto”. Peccato che nessuno si è preoccupato di trovare le risorse finanziarie necessarie per prorogare un servizio di grande rilevanza come appunto è il trasporto di questi pazienti, finalizzato proprio per alleviare il disagio fisico legato agli effetti collaterali delle terapie oncologiche e venire incontro alle famiglie che spesso non hanno i mezzi o la possibilità per assistere come vorrebbero i propri familiari.
Incredibile a dirsi infatti, il sevizio in questione non rientra nei livelli essenziali di assistenza (Lea) e per questo non è finanziabile dal servizio sanitario nazionale. Sino ad oggi è stato infatti garantito grazie ad un progetto della Regione Puglia che prevedeva una durata di tre anni (terminati il 31 gennaio) rinnovabile di anno in anno, previa copertura finanziaria. Il bello è che i Lea sono costituiti dall’insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza.
Sul sito del ministero della Salute, si legge che “fino a quando i Lea rimarranno alla base del nostro sistema sanitario, nessuno potrà essere escluso dalle cure perché troppo anziano o bisognoso di prestazioni troppo costose, perché dedito a comportamenti nocivi alla salute, troppo povero o, paradossalmente, troppo ricco: un reddito elevato può, al limite, giustificare la corresponsione di un ticket, ma non l’esclusione dal diritto all’assistenza”. Evidentemente però, per qualche scienziato al ministero, i pazienti oncologici italiani non rientrano in nessuna di queste categorie.
Oltre all’art. 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”), è la legge di istituzione del Ssn del 1978 a introdurre per la prima volta il concetto di “livelli di prestazioni sanitarie che devono essere garantiti a tutti i cittadini”, concetto ribadito e rafforzato nelle successive riforme. I Lea sono stati definiti a livello nazionale con il Decreto del 29 novembre 2001, entrato in vigore nel 2002. La riforma del titolo V della Costituzione ha poi previsto per le Regioni la possibilità di utilizzare risorse proprie per garantire servizi e prestazioni aggiuntive (ma mai inferiori) a quelle incluse nei Lea. Questo comporta che i Lea possano essere diversi da Regione a regione (fermo restando che quelli definiti a livello nazionale vengono garantiti in tutto il territorio italiano).
In questi giorni si svolgerà un incontro convocato dal Prefetto di Taranto che ha chiesto un vertice con l’azienda sanitaria locale, i sindacati (che sinora tanto, troppo hanno taciuto su questa vertenza al pari dei tanti politici locali abituati a protestare soltanto quando il danno è oramai irreparabile) e l’assessorato regionale alla Salute. Intanto, i molti che ogni giorno s’indignano sul web per l’inquinamento ambientale prodotto dalla grande industria le cui relative emissioni producono effetti devastanti per la salute dei cittadini, “stranamente” si tengono ben lontani da queste battaglie di giustizia sociale. Soltanto ricostruendo un vero welfare potremo sperare di costruire una società giusta. Ma da questo orecchio in molti in questa città continuano a non sentirci.
G. Leone (TarantoOggi, 04.02.2014)
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