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Ilva, esuberi a quota 3.227

TARANTO – Si sono incontrati nuovamente ieri, come previsto, i rappresentanti dei sindacati metalmeccanici, le RSU e i dirigenti Ilva, per discutere dell’imminente scadenza dei contratti di solidarietà. Ieri, è iniziata la conta nell’area a freddo, dove il numero dei contratti in scadenza, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe raggiungere e superare le 2.000 unità. Entrando più nel dettaglio e lasciando perdere per un attimo i tanti sussurri di queste ultime ore, ci atteniamo ai numeri discussi ieri. Per quanto riguarda l’area “Laminazione a caldo” sono previsti 680 esuberi così suddivisi: 222 nel settore treno nastri 1/2, 70 Finiture Nastri, 311 Treno Lamiere e 77 in Qualità Laminazione. Per quanto riguarda invece l’area “Laminazione a Freddo”, gli esuberi totali ammontano a 428 unità (28 impiegati, 17 equiparati, 321 operai, 16 addetti alle pulizie, 4 TES). Per l’area Tubifici, gli esuberi sono 476: in tutto, dunque, 1.548 esuberi. I numeri in questione, secondo quanto ribadito nell’incontro di ieri, sono da intendersi come massimi, ovvero da tenere presente come il peggiore degli scenari possibili di fermata.

Cifre che vanno ad aggiungersi a quelle della scorsa settimana, quando Ilva e sindacati hanno iniziato a ricalcolare il numero dei potenziali lavoratori in esubero, procedendo reparto per reparto. Venerdì scorso, dopo la radiografia delle officine centrali, il conto è arrivato a 1679. Comprende l’acciaieria, con 795 esuberi, l’area ghisa con 400, e le officine dove sono 484. Attualmente dunque, siamo a quota 3.227 esuberi. Soglia che supera i 2.400 esuberi annunciati dal commissario Bondi lo scorso 27 dicembre durante l’audizione in commissione Ambiente alla Camera. E’ bene ribadire che quando si parla di esuberi, non stiamo parlando di licenziamenti, ma di lavoratori che accederanno ai contratti di solidarietà. Come ricordato ieri, questi ultimi prevedono il taglio medio del salario del 20% con una riduzione media dell’orario di lavoro prossima al 35%. Ma dal 1 gennaio le buste paga degli operai in Cds sono diventare più leggere: la Legge di Stabilità approvata dal governo ha infatti stabilito che l’integrazione salariale da parte dello Stato venga ridotta dal 20% al 10%. Ai lavoratori in Cds è sempre stata riconosciuta una retribuzione pari al 60% dello stipendio. Grazie all’integrazione statale, fino al 2013 pari al 20%, si riusciva a salvare di fatto l’80% dello stipendio; ora, per effetto del provvedimento governativo, si raggiungerà il 70%.

Intanto, in attesa di giovedì, quando è in programma l’incontro tra i dirigenti e i rappresentanti delle segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb per trovare un accordo sui dati definitivi, sono sorte le prime divergenze tra i sindacati metalmeccanici: la Fiom ha dichiarato che prima di firmare i nuovi contratti di solidarietà vorrà discutere il piano industriale. Mentre Fim e Uilm non si sono ancora pronunciate su come affrontare gli esuberi stimati dall’azienda. Non c’è niente da fare: se non si dividono, non sono contenti. Tanto, almeno loro, non andranno mai in contratto di solidarietà. Quella la impongono, da sempre, soltanto agli operai.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 28.01.2014)

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