Ma per tutta risposta, l’azienda comunicò alle RSU l’impossibilità di rispettare quanto previsto dall’Accordo di Programma, in merito alla totale garanzia occupazionale del sito produttivo di Genova. Immediato scatto l’allarme tra i lavoratori pronti a scendere di nuovo in strada. Poi, venerdì scorso, si è svolto un incontro in Prefettura, con il Prefetto che ha convocato per martedì 4 febbraio il Collegio di Vigilanza Ilva, al quale parteciperà anche il Commissario Straordinario Enrico Bondi, per la verifica dello stato di attuazione dell’accordo di Programma e lo stato del sito produttivo di Genova prima che la situazione occupazionale precipiti nuovamente.
Probabilmente quel giorno, a seconda di ciò che dirà Bondi, capiremo qualcosa in più anche sul futuro prossimo del siderurgico tarantino. Proprio la scorsa settimana infatti, Ilva e sindacati hanno iniziato a ricalcolare il numero dei potenziali lavoratori in esubero in fabbrica, procedendo reparto per reparto. Venerdì scorso, dopo la radiografia delle officine centrali, il conto è arrivato a 1679. Comprende l’acciaieria, con 795, l’area ghisa, con 400, e le officine dove sono 484. Oggi invece, sarà effettuata la ricognizione sull’area laminazione, domani su Energia e staff e poi saranno tirate le somme. Giovedì 30 infatti è in programma l’incontro tra i dirigenti dell’azienda e i rappresentanti delle segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb per trovare un accordo sui dati definitivi.
Ricordiamo che a metà marzo scadrà la prima intesa, siglata a Roma l’anno scorso, sui contratti di solidarietà applicati nello stabilimento tarantino per evitare la cassa integrazione straordinaria che fu annunciata e poi ritirata dall’azienda per 6.500 lavoratori. Gli addetti coinvolti in quell’accordo furono formalmente 3749, ma in realtà a finire in solidarietà furono molti di meno. Quest’anno bisognerà vedere cosa accadrà: ma le premesse non sono delle migliori.
Dodici mesi fa furono scelti i contratti di solidarietà con il taglio medio del salario del 20% con una riduzione media dell’orario di lavoro prossima al 35%. Ma dal 1 gennaio di quest’anno, le buste paga degli operai in contratto di solidarietà sono purtroppo diventare più leggere: la Legge di Stabilità approvata dal governo ha infatti stabilito che l’integrazione salariale da parte dello Stato venisse ridotta dal 20% al 10%. Ai lavoratori in Cds è sempre stata riconosciuta una retribuzione pari al 60% dello stipendio. Grazie all’integrazione statale, fino al 2013 pari al 20%, si riusciva a salvare di fatto l’80% dello stipendio; ora, per effetto del provvedimento governativo, si raggiungerà il 70%. Una decurtazione importante che nel tempo inciderà non poco sulla vita degli operai e delle loro famiglie.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 27.01.2014)
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