Porto di Taranto, tra una VIA e uno stop – Dragaggi: ok a metà febbraio?
TARANTO – Si è svolta mercoledì l’ennesima riunione presso il Dipartimento per lo Sviluppo delle Economie Territoriali (DISET) della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul porto di Taranto. Un incontro importante visto che si è trattato della prima riunione del tavolo tecnico di coordinamento istituito su richiesta del Ministro per la Coesione Territoriale, relativo alla realizzazione delle opere previste dall’accordo per il Porto di Taranto sottoscritto nel 2012. Alla riunione hanno partecipato il Capo del Dipartimento per lo Sviluppo delle Economie Territoriali ing. Aldo Mancurti ed il suo staff, il presidente dell’Autorità Portuale di Taranto e Commissario Straordinario Sergio Prete, i rappresentanti del ministero dell’Ambiente, della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, della Regione Puglia, del Comune di Taranto, di Trenitalia, RFI (società controllata da controllata dalla FS S.p.A.), TCT Spa, lo studio SJS e Sogesid SpA.
Durante l’incontro sono state discusse alcune criticità con particolare riferimento ai dragaggi, al Piano Regolatore Portuale ed ai raccordi ferroviari. Per quanto riguarda il progetto di dragaggio e connessa realizzazione della cassa di colmata, i rappresentanti del ministero dell’Ambiente hanno assunto l’impegno di far pervenire entro la metà di febbraio il decreto di VIA ed il decreto ex articolo 5 bis della legge n. 84 del 1994, con i quali si concluderà la procedura di approvazione del progetto definitivo. Soltanto a seguito di tale approvazione l’Autorità Portuale potrà procedere alla validazione del progetto ed alla successiva indizione della gara d’appalto per la realizzazione delle opere (che si attende da oltre un decennio). Tutto ciò al fine di rispettare il termine del 31 dicembre 2015 per l’ultimazione degli interventi necessari a rendere operativi i primi 1200 m di banchina con fondale a -16,50 metri. In ogni caso le parti starebbero valutando la possibilità di adottare anche soluzioni alternative che consentano una riduzione dei tempi per ottenere l’operatività della banchina nei termini indicati.
A proposito della vasca di colmata, è bene ricordare che durante la Cabina di Regia del 9 gennaio scorso, fu ufficializzato un nuovo reperimento dei fondi necessari per le attività relative al porto: la Regione confermò di aver individuato 15 milioni di euro di risorse che unite ai 20 milioni su cui il ministero per lo Sviluppo Economico si è impegnato per i lavori della realizzazione cassa di colmata, permetteranno di passare “alla fase pratica”. Durante quella riunione la Sogesid si impegnò alla firma del contratto per l’affidamento dei lavori entro il prossimo 30 gennaio, per avviare poi gli stessi entro il 30 giugno prossimo. Sperando che almeno in questo caso i tempi vengano rispettati.
Per quanto attiene il Piano Regolatore Portuale invece, è stato chiesto al Comune di Taranto di accelerare l’iter procedimentale per consentire alla Regione Puglia di approvarlo in via definitiva nel più breve termine possibile (ricordiamo che soltanto una volta approvato il Piano Regolatore Portuale potrà partire ufficialmente il progetto Tempa Rossa dell’Eni). Il medesimo invito a procedere con celerità é stato rivolto anche a Rfi, che si è impegnata a rivedere i tempi del cronoprogramma e a bandire la gara non appena riceverà l’esito positivo della notifica alla Comunità Europea del finanziamento del progetto.
Ma durante la riunione romana di mercoledì, è venuta a galla ufficialmente una notizia tutt’altro che positiva: l’impugnazione dinanzi al Tar di Lecce della aggiudicazione dei lavori relativi all’adeguamento e consolidamento della banchina del Molo Polisettoriale. Il ricorso è stato presentato dalla seconda impresa in graduatoria. Come si ricorderà infatti, lo scorso 19 novembre l’Autorità portuale di Taranto aggiudicò i lavori appaltandoli ad un consorzio costituito da tre imprese: la C.C.C. Cantieri Costruzione Cemento spa (di Musile di Piave, in provincia di Venezia), la Salvatore Matarrese Spa di Bari ed Icotekne Spa di Napoli.
L’associazione temporanea di imprese su un lavoro a base d’asta di 61,758 milioni di euro, offrì 46.834.839 milioni di euro. Non si trattò di un’offerta con ribasso ma, secondo quanto dichiarò l’Authority, “dell’offerta economicamente più vantaggiosa”. La commissione tecnica insediata dall’Autorità portuale aprì le buste con le offerte delle 11 imprese candidatesi ad eseguire l’intervento, non registrò offerte “anomale” e per questo si potette procedere con l’assegnazione provvisoria: l’apertura del cantiere era prevista per l’1 febbraio. Con le ditte aggiudicatarie dell’appalto che avrebbero avuto a loro disposizione 45 giorni di tempo per presentare il progetto esecutivo. Nelle settimane precedenti, la stessa commissione vagliò tutte le migliori tecniche proposte dalle imprese relativamente al progetto e al recepimento delle prescrizioni del Consiglio superiore dei Lavori pubblici.
Ora, però, il nuovo stop complica nuovamente le cose. Il problema è che i lavori di ammodernamento non possono essere disgiunti dalle opere di movimentazione dei sedimenti marini in area SIN (Sito di Interesse Nazionale). Dunque si rischia il paradosso di ottenere l’ok ai dragaggi senza però poter partire con i lavori sulla banchina. Ma a Taranto può succedere di tutto.
G. Leone (TarantoOggi, 24.01.2014)