Dottor Ungaro, durante il suo intervento ha parlato dei campionamenti effettuati nei pressi dei citri, la famose sorgenti di acqua dolce che caratterizzano il mar Piccolo. Ci spiega come avete operato?
R. Abbiamo impostato un piano di campionamento che si basa sulle informazioni circa eventuali criticità a terra che potrebbero riverberarsi sul mar Piccolo. Finora, la nostra azione è stata quella di campionare con metodologie abbastanza innovative le acque in prossimità dei citri e in altri punti del primo seno, più vicini alla costa, che potrebbero essere influenzati da apporti sia di acqua di origine terrigena, sia di acque di dilavamento e di falda. Sono state utilizzate ventisei stazioni di campionamento. Le analisi riguardano pcb e metalli pesanti, mercurio compreso.
R. Gli esiti saranno inclusi nel modello concettuale che dovremmo redarre entro la fine di marzo. Queste informazioni ci serviranno a capire quali, tra le criticità ipotizzate, siano effettivamente reali. Una volta individuate quelle reali risaliremo verso terra per appurare la fonte.
Ma diverse fonti sono già state accertate. In una relazione del Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia, redatta nel 2011, erano indicate aree dell’Arsenale Militare, una discarica localizzata presso la San Marco Metalmeccanica, usata dal siderurgico per buttarci dentro di tutto e di più. Possibile che siano necessarie ulteriori ricerche?
R. Al momento non sappiamo se le fonti inquinanti sono circostanziate a terra oppure no. Il sistema delle falde (superficiali, profonde) è piuttosto complesso. Va studiato bene. Partendo dal risultato ottenuto a valle – mar Piccolo – potremo risalire alle fonti seguendo il percorso degli inquinanti. Teniamo presente che la contaminazione può essere dovuta sia ad apporti di natura terrigena sia da apporti di natura secondaria, legata alla risospensione dei sedimenti.
Finora sono stati ipotizzati diversi interventi di bonifica (dal dragaggio al capping). Verso quale vi state orientando?
R. L’inquadramento ambientale che stiamo producendo servirà a formulare un modello concettuale che alimenterà un’analisi di rischio. In seguito, potremo proporre misure di intervento risolutive. La tempistica non dipende solo da noi perché ci sono anche altri partner. Noi, comunque, abbiamo una scadenza certa che è la fine di marzo.
Al termine di questo percorso avremo finalmente delle certezze?
R. Sì, per quanto riguarda il mar Piccolo. Considerati i tempi stretti, non potevamo andare oltre. Forniremo un’immagine della situazione. Ciò servirà a cercare le fonti a terra e a fermarle. Inoltre, diremo cosa potranno comportare attività di bonifica, risanamento e messa in sicurezza.
Ed è proprio di certezze e punti fermi da cui ripartire che questo territorio ha maggiormente bisogno. InchiostroVerde continuerà a seguire questa vicenda da vicino, nel solco di un percorso avviato da tempo, che ci vede in prima fila nella difesa del mar Piccolo e della sua vocazione storica e naturale: la mitilicoltura, che nel primo seno è off limits dal luglio del 2011. Un patrimonio di inestimabile valore messo a dura prova da grandi inquinatori: dall’Ilva alla Marina Militare. Ovvio che nessuno sforzo sarebbe realmente risolutivo senza la chiusura di tutte le fonti di contaminazione ancora attive. Infine, un dettaglio tecnico: per il campionamento del primo seno di mar Piccolo, Arpa Puglia si è avvalsa della preziosa collaborazione del Magistrato alle Acque di Venezia (MAV), istituto periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti operante nella laguna veneta, che ha messo a disposizione i tre campionatori ad alto volume utilizzati per l’analisi dei microinquinanti organici (pcb, diossine, ipa).
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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