TARANTO – Riprende domani in aula alla Camera la discussione sul decreto legge 136 che riguarda due grandi emergenze ambientali: l’Ilva di Taranto e la Terra dei Fuochi. Il riavvio della discussione in aula, dopo il sì pronunciato nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente di Montecitorio, prelude al rush finale e al voto da parte dell’assemblea. Quindi il provvedimento passerà al Senato per la definitiva conversione in legge che deve avvenire entro metà febbraio poichè il decreto e’ stato approvato il 3 dicembre e pubblicato il 10 dicembre sulla “Gazzetta Ufficiale”.
Il lavoro in commissione Ambiente alla Camera e, successivamente, in aula (relatore del decreto è il deputato Pd Alessandro Bratti) ha in parte modificato il testo del Governo. In particolare, è stata rafforzata la parte che attiene i controlli medico-sanitari sulla popolazione esposta alle fonti inquinanti. Sono stati previsti 50 milioni complessivi, nel periodo 2014-2015, per i comuni di Taranto e Statte e per quelli campani compresi nell’area della Terra dei Fuochi, per l’effettuazione di una serie di screening sulle condizioni di salute della popolazione. Questi saranno coordinati dall’Istituto superiore di sanità e dovranno riguardare anche l’aspetto della prevenzione e non solo l’andamento delle patologie correlate all’inquinamento. E’ stato stabilito inoltre che saranno a carico dell’Ilva anche i costi per tutte le verifiche e le analisi da effettuare all’interno dello stabilimento siderurgico, analisi che oggi, in parte, erano a carico dell’Agenzia regionale pugliese per la protezione ambientale.
Il decreto legge, nella sua riformulazione, affronta anche l’aspetto dell’aumento di capitale dell’Ilva quale passaggio essenziale per impegnare la proprietà, i Riva, al risanamento della fabbrica. E’ previsto che il commissario Enrico Bondi abbia il potere di aumentare il capitale sociale dell’Ilva chiedendo alla proprietà di partecipare. In caso di rifiuto da parte di quest’ultima, il commissario potrebbe limitare i diritti di opzione e di prelazione, ricorrere a investitori terzi per l’aumento del capitale sociale ma anche chiedere all’autorità giudiziaria lo svincolo delle somme sequestrate alla proprietà anche per reati diversi da quelli ambientali. Soldi, questi,da destinare alla bonifica dello stabilimento di Taranto. (Agi)
Confindustria Taranto sostiene il decreto legge sull’Ilva (il 136 del 3 dicembre scorso) che domani torna in aula alla Camera in vista dell’approvazione finale. “Il nostro punto di vista rispetto ai contenuti, agli obiettivi ed alle considerevoli novità contenute nel testo è di piena convinzione – afferma in una nota Confindustria Taranto – confortata dalla mole di misure che attengono sia gli aspetti di carattere scientifico (studi epidemiologici e screening sanitari), fortemente orientati alla salvaguardia ed alla tutela dell’ambiente e della salute, sia gli aspetti meramente finanziari riguardanti in primis il risanamento ambientale e l’attuazione dell’Aia”.
Per Confindustria Taranto, “non occorre entrare nel merito delle singole misure del decreto per capire di fronte a quale svolta epocale si troverebbero la città di Taranto e il territorio jonico nella sua interezza nel momento in cui il provvedimento dovesse ottenere, come auspichiamo, il via libera”. “Siamo di fronte ad un vero punto di svolta che non a caso – rileva ancora l’organizzazione imprenditoriale – vede impegnati attorno alla questione Ilva, in cui si incrociano implicazioni di varia natura (sociali, economiche, sanitarie, ambientali) dicasteri diversi e attenzioni molteplici e diversificate – conclude la nota – un interesse di notevoli proporzioni che, allontanando definitivamente tentazioni, purtroppo ricorrenti, di tipo disfattista e ostruzionista, dovrà meritare da parte nostra, compiuta una doverosa verifica rispetto ai contenuti, un’ampia condivisione ed un unanime consenso, che ci auguriamo possa giungere da tutti gli attori decisionali del territorio”. (Agi)
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