Un’economia di pace, ecco cosa può salvarci
TARANTO – E’ utopistico pensare ad un’economia diversa da quella attuale? E’ necessario, secondo i relatori della conferenza “Una economia volta al bene comune come alternativa all’economia di mercato”. L’evento, primo appuntamento della 29° edizione degli “Incontri per la Pace”, è stato organizzato da Libera (coordinamento di associazioni contro le mafie) e Pax Christi e si è tenuto venerdì sera nell’istituto comprensivo “Leonida”. Sono intervenuti Giuseppe De Marzo, responsabile della campagna “Miseria Ladra” di Libera nazionale e Antonio De Lellis rappresentante nazionale di Pax Christi.
Diverse le sfaccettature descritte di un unico grande tema: la politica economica liberista che ha creato disuguaglianze sociali, povertà, distruzione ambientale e inquinamento. «L’economia – ha spiegato De Marzo – deve servire gli obiettivi di cui ha bisogno una comunità: lavoro, salute, istruzione, beni relazionali, servizi e qualità della vita. Per avere ciò è necessario che il sistema economico agisca su leve diverse da quelle attuali, visto che la politica finanziaria messa in campo dall’Italia e dall’Europa ha provocato un’ecatombe sociale, produttiva e occupazionale senza precedenti».
E’ fondamentale realizzare un’economia di pace in cui ci sia giustizia e sostenibilità, basata su un’etica che guarda al diritto della vita alla vita. Oggi, invece, tutto si basa sull’efficienza economica. «Un’economia della pace – ha continuato il rappresentante di Libera – deve immaginare di introdurre da subito un reddito di cittadinanza, deve rinegoziare il debito che abbiamo, deve ripubblicizzare i servizi basici, deve ricostituire il fondo sociale per la non autosufficienza per le persone diversamente abili, deve rendere sicuro il nostro territorio attraverso le infrastrutture e non deve investire 20 miliardi negli F35, i cacciabombardieri, né 16 miliardi in grandi opere come la Tav che hanno l’unico merito di devastare un territorio». Per costruire un’economia di pace è necessaria la partecipazione di tutti i cittadini, un costante confronto pubblico. «La pace non si delega – ha concluso De Marzo – si conquista e si difende sempre insieme». Di ciò è convinto anche Antonio De Lellis, termolese, che chiede giustizia per il suo territorio inquinato da anni di produzione chimica e non solo.
Il rappresentante nazionale di Pax Christi ha raccontato le vicende che hanno interessato il Molise e, in particolare la provincia di Termoli, facendo un confronto con la città dei due mari. De Lellis ha spiegato che anche nella sua terra l’Istituto superiore di Sanità ha certificato un incremento dei tumori rispetto alla media nazionale. «Tra la situazione di Taranto e Termoli c’è molta affinità – ha sottolineato – sebbene da voi il problema abbia occupato le prime pagine dei giornali mentre da noi no. Questa economia uccide il territorio, ciò è un dato comune, e non può fare profitti senza territorio. Se questo viene rispettato, grazie alle forze che lo difendono, questa economia trova degli argini. In caso contrario diventa predatoria nei confronti dell’ambiente naturale e sociale devastando tutto».
Si può intervenire costruendo sistemi produttivi alternativi. «Questi – ha continuato De Lellis – partono dalle economie di comunità. All’interno di gruppi che sperimentano la cooperazione può nascere una forma di collaborazione imprenditoriale». Sperimentare è utile quanto condividere, come avvenuto nell’esperienza molisana. «La contaminazione culturale delle esperienze che danno speranza – ha concluso – è necessaria. Fare solo analisi negative, anche se precise, senza offrire spiragli porge al pubblico argomenti deprimenti. In questo modo si spegne la voglia di riscatto che c’è. Bisogna realizzare comitati e fare esperienza associativa, dibattere dei problemi e, in una seconda fase, fare rete tra i gruppi costituiti».
Luca Caretta per InchiostroVerde