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Ilva, Roma chiama Londra

TARANTO – E’ stata aggiornata a oggi, presso la Westminster Magistrates Courtes di Londra, l’udienza sulla richiesta di estradizione da parte della magistratura italiana nei confronti di Fabio Riva, vice presidente della Riva FIRE, indagato nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva di Taranto e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, contenente le accuse di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive, avvelenamento da diossina di sostanze alimentari, omissione di cautele in materia di sicurezza sul lavoro e corruzione (per le cui imputazioni ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari lo scorso ottobre). Fabio Riva è in libertà vigilata in quel di Londra dal gennaio 2013: esattamente un anno. Fabio Riva ieri era presente all’udienza, che potrebbe concludersi già domani e non venerdì, come previsto in un primo momento.

Per la decisione della Corte londinese bisognerà poi attendere alcuni giorni. L’udienza di ieri fu decisa lo scorso 17 giugno, dopo ben quattro rinvii. E’ difficile al momento ipotizzare quale sarà la decisione della corte inglese. Certo è che nel futuro processo, Fabio Riva potrebbe recitare un ruolo importante, visto gli incarichi ricoperti in passato. E’ infatti colui il quale conosce molto bene tutti i segreti finanziari della holding di famiglia, la Riva FIRE Spa, della quale é vicepresidente oltre che consigliere, società che ha per anni detenuto il 100% dell’Ilva Spa (oggi, dopo una serie di operazioni finanziarie partite nel luglio 2012 la percentuale è scesa al 36%), seppur grazie alla partecipazioni delle holding lussemburghesi. Lo scorso 13 dicembre infatti, Fabio Riva si dimise dalla presidenza della Stahlbeteiligungen, storica cassaforte lussemburghese di famiglia e dalla Siderlux, holding costituita a fine novembre a cui faceva capo il 25% di Ilva Spa.

In sua sostituzione, il Cda della holding nominò tal Mauro Pozzi, domiciliato in Spagna a Siviglia. L’incarico come presidente delle due holding a Fabio Riva, fu rinnovato nel giugno dello scorso anno e sarebbe decaduto soltanto nel 2018. In tutti questi mesi non abbiamo avuto il piacere di ascoltare una sola parola da parte dei vari ministri, delle istituzioni locali, dei sindacati, di Confindustria ed altri, sul comportamento del vicepresidente del gruppo Riva FIRE. Probabilmente lo ritengono legittimo. Pazienza. Intanto, mentre a Londra si gioca la partita sul destino del rampollo della famiglia Riva, a Roma, in una Camera dei Deputati puntualmente deserta (tranne nei banchi occupati dai parlamentari del Movimento 5 Stelle), è iniziata la discussione generale sul decreto legge 136 che riguarda le emergenze ambientali dell’Ilva e della Terra dei Fuochi in Campania.

Il voto finale dell’assemblea dovrebbe arrivare nel giro di un paio di giorni, quindi il provvedimento passerà al Senato. Lunedì pomeriggio il decreto ha ricevuto il via libera della commissione Ambiente della Camera che ha approvato una serie di emendamenti modificativi del testo uscito dal Consiglio dei Ministri lo scorso 3 dicembre. Probabilmente quest’oggi saranno votati tutti gli emendamenti. Una discussione durata diverse ore, per certi versi davvero allucinogena.

Ancora una volta, l’impressione che coloro che siedono in quei banchi, poco o niente conoscono delle realtà di cui discutono e sulle quali legiferano. Soprattutto impressiona il fatto che chiunque parli sembra rappresentare partiti nati l’altro ieri, dunque ignari e incolpevoli rispetto a quanto accaduto negli ultimi decenni. Tante, troppe, le notizie distorte, sbagliate, spezzettate, demagogiche o palesemente false. Difficilmente però, gli emendamenti più importanti saranno cambiati. Ma la Storia ha già deciso quale sarà il futuro dell’Ilva. A prescindere da loro. Per fortuna.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 15.01.2014)

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