GENOVA – Una notizia da leggere con molta attenzione in un città come Taranto, che si appresta a vivere la stagione delle bonifiche con non poche incognite. Ventitré richieste di rinvio a giudizio sono state presentate dalla procura di Genova a conclusione dell’inchiesta su una presunta associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta nell’ambito delle bonifiche dell’area ex Ilva di Cornigliano (dove gli impianti inquinanti sono stati chiusi da tempo, a differenza di Taranto). Tra i destinatari delle richieste di giudizio ex politici, imprenditori, funzionari e società. L’inchiesta, coordinata dal pm Francesco Pinto, riguarda fatti relativi al 2006 e al 2007. La societa’ danneggiata dal presunto cartello d’imprese che si sarebbe spartito la ‘torta’ delle demolizioni e della bonifica delle aree lasciate libere dagli stabilimenti Ilva di Cornigliano e altre aree di conversione e’ la Sviluppo Genova, che era stata specificamente costituita all’epoca della seconda giunta del sindaco Giuseppe Pericu per occuparsi delle aree in via di deindustrializzazione dopo le dismissioni. Tra gli imprenditori nel mirino della procura anche l’ex leader delle demolizioni e bonifiche Gino Mamone, titolare della EcoGe, societa’ attualmente in liquidazione. Sotto la lente della procura non soltanto le aree delle acciaierie di Cornigliano, ma anche l’ex cartiera di Voltri, l'”Isolabuona” nel comune di Ronco Scrivia, l’allungamento di Lungomare Canepa. Numerose le imprese coinvolte. Ai componenti del cartello di imprese viene contestato di essersi accordati per presentare offerte alle gare d’appalto con ribassi concordati. Gli sconfitti sarebbero ‘rientrati’ attraverso i subappalti concessi dai vincitori, sempre in virtu’ dell’accordo preordinato. I ribassi concordati oscillavano tra il 25 ed il 32 per cento. Le indagini erano state effettuate dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. (AGI)