Ipa a Taranto, solo per chiarezza scientifica
TARANTO – Torniamo nuovamente, ma brevemente, sulla polemica scoppiata nei giorni scorsi in merito ai valori degli IPA, i famosi idrocarburi policiclici aromatici, tra ARPA Puglia e un’associazione ambientalista cittadina. Lo facciamo perché costretti, ancora una volta, da alcuni eventi alquanto antipatici che ci vedono direttamente coinvolti. Visto che ogni qual volta ci permettiamo di esprimere il nostro pensiero, peraltro da sempre ampiamente documentato, veniamo puntualmente e volutamente fraintesi da chi si diverte ad estrapolare dai nostri articoli poche frasi per dimostrare l’imponderabile: ovvero che questo giornale abbia improvvisamente deciso di contrastare l’azione di alcune associazioni cittadine per favorire ed appoggiare la diffusione di un ipotetico complotto scientifico atto a disegnare la realtà per quella che non è. Sarà.
E visto e considerato che negli ultimi giorni il problema sono le tesi scientificamente sbagliate di ARPA Puglia e TarantoOggi, proviamo a far parlare qualcun altro. Il 24 marzo 2011, sulle colonne del “Corriere del Giorno” fu pubblicato un articolo a firma della giornalista Alessandra Congedo (ripubblicato il giorno dopo sul sito inchiostroverde.it che la collega dirige) dal seguente titolo: “L’acchiappa idrocarburi portatile boccia la zona Ilva e via Dante”. Due giorni prima infatti, era il 22 marzo, ci fu la consegna da parte Rotary Club di Taranto all’’associazione ambientalista cittadina, dell’Ecochem PAS2000, strumento in grado di rilevare la presenza degli idrocarburi policiclici aromatici nell’aria. Presenti all’evento, il presidente del Rotary Club Luigi Romandini, la dottoressa Anna Maria Moschetti, referente regionale dell’Associazione Culturale Pediatri e il dott. Gianluigi De Gennaro, ricercatore di chimica dell’ambiente presso l’Università di Bari.
Proprio con quest’ultimo, da anni studioso della situazione ambientale tarantina, la collega affrontò il tema dei pro e dei contro del nuovo analizzatore. De Gennaio ne sottolineò prima i pregi principali: “l’alta risoluzione temporale (fornisce dati ogni 10 secondi), la facilità d’uso e la possibilità di quantificare gli IPA contenuti nelle masse d’aria provenienti dall’area industriale”. Poi i limiti: “c’è minore accuratezza rispetto alle strumentazioni convenzionali usate dall’ARPA”. De Gennaro, come viene riportato nell’articolo in questione, fu chiaro: “Se l’apparecchio rileva un aumento degli IPA, non è comunque in grado di dirci il livello di benzo(a)pirene”. Quel giorno furono presentati anche i livelli più alti di IPA registrati con il nuovo macchinario che riportiamo integralmente: “Nel parcheggio Ilva, a 200 metri dal camino E-312 (291 ng/m3) e in via Dante, nei pressi dell’istituto Righi (194 ng/m3) in momenti di traffico intenso. Alto anche il dato di via Lisippo (136 ng/m3), nel quartiere Tamburi. La media di Taranto è di 46 ng/m3. A Martina Franca il dato più alto è di soli 16 ng/m3, in piazza Roma, e la media è 7 ng/m3”. Non ricordiamo che all’epoca a fronte di questi dati fu gridato allo scandalo.
Ora. Su queste colonne non è mai stato scritto che c’è un livello di IPA accettabile per i cittadini di Taranto. Né che gli IPA non siano pericolosi: tutt’altro. Abbiamo infatti ricordato ancora una volta come gli IPA (ne esistono più di 100) siano stati classificati dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come “possibili cancerogeni per l’uomo”, e come il benzo(a)pirene sia stato recentemente (2008) inserito nella categoria 1 come “cancerogeno per l’uomo” ed assunto al ruolo di “marker” (marcatore) degli IPA.
Abbiamo invece sottolineato, come dichiarato anche dal direttore generale di ARPA Puglia, che il valore totale degli IPA è puramente descrittivo (tra l’altro il valore assoluto di IPA non è normato, a differenza invece del benzo(a)pirene il cui valore obiettivo è di 1 ng/m3 calcolato come media su un anno civile, limite purtroppo superato nel 2008, 2009, 2010 e 2011 nel rione Tamburi): ciò che scientificamente interessa infatti, è andare a individuare la percentuale di benzo(a)pirene presente nell’aria e quindi in quel valore totale registrato anche dal macchinario, e soprattutto se esso sia ed in quale misura conseguenza della produzione dell’Ilva, come peraltro fu ampiamente dimostrato dalla stessa ARPA attraverso la Relazione Preliminare del 4 giugno del 2010.
E’ infatti proprio per corroborare questa tesi, che non ci pare essere né una critica né un attacco a chicchessia, che abbiamo riportato l’esempio dei dati registrati da ARPA Puglia nel periodo che va dal 23/02/09 al 05/03/09, nel rione Tamburi e con vento calmo: 689,16 ng/m3 di IPA totali, nei quali vi era 1,76 ng/m3 di presenza di benzo(a)pirene. Un dato altissimo, che l’ente regionale per la protezione ambientale è in grado di misurare grazie alla tecnologia fornita dal campionatore Wind-Select (MonitoringSystems Gmbh, Austria), dotato di sensore di direzione del vento e di tre cartucce con settori direzionali programmabili, rilevando al contempo le frazioni di particolato atmosferico con diametro < 2,5 mm (PM2.5) e < 10 mm (PM10); le cartucce sono composte da 3 filtri piani per materiale particellare e per campionare su diversi supporti le varie frazioni di particolato suddividendo l’aria campionata in sottovento, sopravento e calma di vento.
Questo strumento è infatti in grado di registrare microinquinanti inorganici e gli IPA anche nella loro fase gassosa, riuscendo a catturare così molecole ultra leggere. Cosa che l’Ecochem PAS2000 non può fare. Pur essendo infatti uno strumento importante tanto da essere utilizzato da tutte le agenzie ambientali italiane, registra dei dati totali che da soli non potrebbero essere utili ai fini scientifici. Tra l’altro, anche il dott. Federico Valerio, chimico ambientale esperto di rilevanza nazionale e già direttore del dipartimento di chimica ambientale dell’Istituto Tumori di Genova, poco più di un mese fa si espresse sullo strumento in questione, chiedendo se “le concentrazioni sono IPA totali o Benzopirene equivalenti?” e sottolineando che “sarebbe importante avere questa informazione per confrontare queste misure con gli obbiettivi di qualità dell’aria e le misure ufficiali. Inoltre occorre chiarire quali IPA si misurano con la strumentazione: quelli in fase vapore e/o quelli assorbiti al particellato?”.
Tutto qui. Eppure, ci accusano di parlare di cose di cui non conosciamo. Di attaccare e dileggiare senza un motivo reale il lavoro di alcune associazioni. Ogni pensiero che non si allinea a quanto dichiarato da taluni esponenti, si trasforma immediatamente in un attacco, in un’offesa. Addirittura alcuni, pochi a dire la verità, pur di dimostrare fedeltà ed amicizia a quelli di cui sopra, ci accusano di essere dei venduti. Sarà. Eppure da anni, cioè dalla nascita di questo giornale (2004), scriviamo che l’unica soluzione per tutelare la salute dei cittadini sia quella di eliminare tutte le fonti inquinanti presenti sul territorio, a cominciare dall’Ilva (a differenza di chi a questa conclusione è giunto da poco, dopo aver inseguito per anni la chimera dell’eco-compatibilità e dell’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili prima (BAT) e in assoluto dopo, BREF). Abbiamo sempre ribadito, e continueremo a farlo, che solo con dati scientifici certi la battaglia per tutelare l’ambiente e la salute dei tarantini potrà giungere, presto o tardi, alla vittoria finale. Ma probabilmente non abbiamo il dono della chiarezza. A differenza di altri che combattendo una giusta battaglia, credono di avere sempre e comunque ragione. Magari un giorno riusciremo ad arrivare ad un chiarimento senza più fraintendimenti di sorta. Ma forse queste colonne non sono il luogo più adatto. Ad maiora.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 8.1.2013)