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Mar Piccolo, tra presente e futuro – Ieri l’incontro promosso dall’associazione “Le Sciaje”

TARANTO – Salvare il mar Piccolo è come  salvare l’anima di un’intera città. Recuperare la sua vocazione storica – pesca, mitilicoltura – significa ritrovare il senso più profondo del suo essere al mondo. Ne è ben consapevole l’associazione culturale “Le Sciaje” che ieri pomeriggio, in una sala della Torre dell’Orologio gremita, tra reperti di Pinna nobilis e bisso, ha offerto oltre due ore di confronto sul presente e sul futuro di quel prezioso specchio di mare, off limits per la mitilicoltura dal luglio 2011, quando un’ordinanza della Asl sancì la compromissione delle acque del primo seno a causa di rilevanti valori di pcb e diossine. Al divieto di vendita e prelievo delle cozze è seguito, com’è noto, l’esilio in mar Grande, dove il nuovo inizio risulta ancora troppo precario. Temi cari ad Angelo Cannata ed Giulio Farella, organizzatori dell’evento in Città Vecchia.

Delle prospettive del primo seno di mar Piccolo si è parlato con Alessandra Congedo, direttore responsabile del nostro sito. Al centro del dibattito la scelta su quale tipo di bonifica attuare: dragaggio, capping oppure processi naturali, affidati all’utilizzo di micro-organismi? Oppure integrare i vari sistemi?  Il tema è assai delicato. In base alla soluzione scelta dalla Cabina di Regia per le bonifiche si capirà se c’è ancora un futuro per le cozze nel primo seno o se prevarranno gli appetiti di chi vuole cambiare la destinazione d’uso di quel bene di inestimabile valore. Ma la premessa a qualsiasi tipo di discorso è sempre la stessa: bloccare tutte le fonti inquinanti ancora attive. E non sono poche, né marginali. Basti pensare all’apporto di contaminanti proveniente dalla falda acquifera sottostante l’Ilva e  l’Arsenale Malitare, altro grosso (ma spesso ignorato) responsabile dell’inquinamento da pcb.

Con Fabio Millarte, responsabile locale del Wwf, si è parlato di un altro tesoro del territorio ionico: l’Oasi “La Vela”, che anno dopo anno è riuscito a catalizzare l’interesse di un sempre crescente numero di visitatori. Nel 2013 si è toccata quota 5.000 E spesso i più affascinati dalle sue bellezze naturali e dalla rarità faunistiche presenti nel parco sono gli stranieri. Millarte ha annunciato che prossimamente, in Città Vecchia, verrà aperto uno sportello del Wwf orientato proprio ad ampliare il raggio di utenza a livello internazionale. Le risorse a disposizione sono esigue. Non è dato sapere, ad esempio, che fine abbia fatto il contributo annuale di 50.000 euro che doveva essere elargito dalla Regione tramite il Comune in favore dell’Oasi.  Le istituzioni sono spesso latitanti e distratte. Ma si guarda comunque avanti. L’ultimo progetto presentato per un bando regionale – Facciamo Eco –  prevede percorsi (anche in barca a vela) che partono dalla masseria Fornaro, passando dal Galeso, per raggiungere il Convento dei Battendieri e altri punti di sicuro interesse culturale e paesaggistico.

E per salvare l’anima e il decoro di questa città si può fare anche altro. Appassionarsi, ad esempio, al progetto Plasticaqquà, illustrato ieri da Giuseppe Internò ed Emilio Cattolico. Una nuova esperienza di cittadinanza attiva, “un progetto umano”, come lo hanno definito gli stessi promotori, che nasce da una consapevolezza ben precisa: non basta puntare l’indice contro “gli altri” se, nel nostro piccolo, non abbiamo cura dell’ambiente che ci circonda. “Lanciare una bottiglia di plastica o di vetro nel mare, come se niente fosse – ha sottolineato Internò – non ci autorizza poi ad accarnirci contro i grandi inquinatori che ben conosciamo”. Plasticaqquà mira a recuperare i rifiuti abbandonati in vari punti della città. Si è cominciato domenica scorsa, in viale Virgilio, nei pressi di Lido Taranto, dove si sono radunati 25 volontari e si bisserà domani, 5 gennaio, a partire dalle ore 10, nelle vicinanze del Nautilus. Info: https://www.facebook.com/events/189968847861280/. L’auspicio è che già da domani si possa contare su molte più braccia armate di tanta buona volontà. Per passare dalle parole ai fatti, dalla teoria alla pratica. L’unico modo per favorire la svolta di questa città.

 

 

 

 

 

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