Ilva, Peacelink: “A Taranto valori di Ipa inaccettabili”
TARANTO – In città i valori di Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) sono ”inaccettabili” e rappresentano un ”pericolo per la popolazione”. Lo ha dichiarato il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti illustrando in un incontro con i giornalisti, insieme ad Antonia Battaglia e Fulvia Gravame, i risultati delle emissioni di Ipa registrate con l’analizzatore ‘Ecochem PAS 2000 CE’ (simile a quello in dotazione ad Arpa e Ilva) che il Rotary Club ha affidato all’associazione ambientalista. Le concentrazioni medie rilevate da PeaceLink nella zona di via Dante (zona Bestat), che concentra molte scuole (dalle elementari alle superiori) hanno fornito ”risultati significativi. La zona monitorata dista circa 5 chilometri dall’Ilva e a quella distanza le concentrazioni medie di Ipa sono risultate: 17,7 nanogrammi/m3 a novembre 2013 e 22 ng/m3 a dicembre”. La media e’ di 19,8 ng/m3, mentre i valori accettabili si attestano sui 6 ng/m3 ed eccellenti sui 2 ng/m3. Ma Peacelink evidenzia anche i dati, considerati allarmanti, diffusi dall’Arpa, secondo i quali nel rione Tamburi a novembre si e’ registrata una concentrazione di Ipa di 34,5 ng/m3 e a dicembre di 43,9 ng/m3 per una media che supera del doppio quella riscontrata nel 2009/2010, ovvero di 19,2 ng/m3. ”Sulla base dei dati di questa relazione – ha affermato Marescotti – e’ possibile smentire chi definisce ‘salubre’ l’aria di Taranto. Intendiamo in particolare sottoporre a critica le dichiarazioni del subcommissario Ilva Edo Ronchi, il quale sostiene che vi sarebbero stati miglioramenti dell’aria di Taranto, tali da rimuovere quel ‘pericolo in base al quale la magistratura tarantina aveva disposto il sequestro senza facolta’ d’uso degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva. I dati che abbiamo rilevato – ha proseguito il presidente di Peacelink – non possono che destare preoccupazione in quanto confermano la persistenza di una importante fonte emissiva e l’esposizione di migliaia di persone (in particolare i bambini) all’inalazione di sostanze potenzialmente cancerogene in quantita’ tali da essere paragonabili, in alcune circostanze, al fumo passivo”.(ANSA)