L’agroalimentare pugliese non si arrende – Boom delle esportazioni

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agricoltura_194-250-200-90-cBARI – Il settore agricolo e agroalimentare pugliese non si arrende alla crisi e registra una buona performance nel 2013, a dispetto del difficile quadro congiunturale nazionale e internazionale e dell’andamento negativo dei comparti dell’uva da tavola, da vino, dei fiori e del pesce. La PLV (Produzione Lorda Vendibile) di euro 3.060.580.525, in crescita di un timido 0,58%, dimostra la vivacità del settore agricolo pugliese, dove a fare la differenza in negativo sono stati principalmente i comparti dell’uva da tavola e da vino. Bene il comparto oleario, per cui a poco più di 1 anno dall’entrata in vigore della legge sull’etichettatura dell’origine e della ‘Legge Salva Olio’, risente dei benèfici effetti delle nuove norme.

La campagna olearia 2012 – 2013 ha registrato stabilmente un prezzo medio di euro 3,20/3,40 al chilo di olio, in altre parole 0,80 euro in più rispetto alle annate precedenti e ciò lo dobbiamo evidentemente alle novità in termini di metodologie e controlli introdotti dalla Legge ‘salva olio, che ha messo in discussione le regole di un mercato troppo spesso drogato e caratterizzato da truffe e contraffazioni. Da rimarcare il trend in crescita, sia in termini di produzione che di valore, del comparto ortofrutticolo”. Così il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, ha aperto la consueta conferenza stampa di fine anno per fare il punto sull’andamento del settore agricolo pugliese. “L’agroalimentare tiene, nonostante la crisi congiunturale, – ha continuato Cantele – come dimostrato dal valore delle esportazioni cresciute totalmente di un ulteriore 13,6 per cento. In particolare, spicca l’incremento di valore per il vino, del 10%, e la crescita del 19,5 per cento per i prodotti delle altre filiere agroalimentari”.

Indiscussi i primati produttivi dell’agricoltura pugliese rispetto ai quantitativi nazionali: uva da tavola 68%, pomodoro 35%, ciliegie 30%, mandorle 35%, olive 35%, grano duro 21%,  carciofo 31%  e uva da vino 14%. La famiglia pugliese (2/3 componenti) spende in media ogni mese 410 euro per i consumi alimentari. Il capitolo di spesa più consistente riguarda carne (94 euro), ortaggi e frutta (72 euro), pane e farinacei (63 euro), latte, formaggi e uova (60 euro), oli e grassi (13,5 euro).

“Le nostre battaglie tese a tutelare il patrimonio del ‘made in Italy’ agroalimentare e a bloccare lo scippo di identità e di valore che il nostro territorio quotidianamente subisce ad opera dei famigerati agropirati nazionali ed internazionali – commenta il Direttore di Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – trovano ragion d’essere nel valore delle principali filiere agroalimentari pugliesi, pari a  540.000.000 euro per la  pasta e i prodotti da forno, 560.000.000 euro per quella olearia e 660.000.000 euro per la filiera vinicola, cifre che vanno ad aggiungersi al valore dei prodotti primari. Il successo dell’agroalimentare non conosce arretramenti, come dimostra la crescita costante del PIL agricolo che con un ulteriore 1%, toccando l’8% del PIL regionale e il valore record dell’export, che potrebbe addirittura triplicare se non vi fossero gli ormai noti fenomeni di imitazione e pirateria commerciale”. Ottima performance delle imprese agricole che vendono direttamente al consumatore finale.

“Negli ultimi 5 anni – rivela il Direttore De Concilio – le imprese agricole che si dedicano alla vendita diretta al consumatore sono aumentate del 36%. A riprova del dato, sono assolutamente confortanti i risultati conseguiti dai 107 Mercati regionali di Campagna Amica che contano 4.200 giornate di apertura, 810 produttori coinvolti, 2.500.000 scontrini battuti, 15 milioni di euro di fatturato, 25mila giornate lavorative (tra lavoro autonomo e dipendente), 2.000 tonnellate di prodotto commercializzato e una ridistribuzione del valore all’interno della filiera che garantisce il 30% in più di remunerazione ai produttori e prezzi decisamente equi ai consumatori finali”.

Un’agricoltura sempre più specializzata che punta all’innovazione. Il 35 percento delle imprese agricole pugliesi è condotto da giovani. Le giornate di lavoro in cui sono impegnati lavoratori agricoli tra i 20 ed i 40 anni sono 4.907.478, quasi la metà rispetto al totale di 11-12 milioni di giornate lavorative annue complessive per il settore agricolo (pari al 15% del totale nazionale). Numeri ragguardevoli per un settore che fino a pochi anni fa ha vissuto un processo di invecchiamento che pareva inarrestabile. La Puglia è prima in Italia per la spesa di risorse comunitarie dedicate all’imprenditoria giovanile, con 2.049 domande approvate e quasi 62 milioni di euro di finanziamenti erogati, con la misura 112 del PSR 2007 – 2013.

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