“Il dato politico rimane ed è lampante – continua Nicastro – la decretazione d’urgenza che, negli ultimi anni, è stato lo strumento principe per dirimere le questioni che riguardano l’acciaieria di Taranto non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo e, spesso, ha creato un percorso schizofrenico quanto alle soluzioni individuate. Non posso fare a meno di ribadire il concetto delle cangianti priorità individuate dai vari decreti che, di volta in volta, venivano sconfessate e annullate dal decreto immediatamente successivo a distanza di pochi mesi. Per la Puglia, per Taranto questo non solo rischia di non essere sufficiente ma rischia anche di vanificare quanto si tenta di fare. Sul 136 – prosegue Nicastro – sono stato chiaro: non possiamo essere d’accordo con una norma che dilata i tempi di una Autorizzazione Ambientale già per larga parte disattesa. L’audizione di oggi è stata anche l’occasione di portare a conoscenza della Commissione della delibera di Giunta recentemente adottata in relazione al piano del Comitato di Esperti sul processo di ambientalizzazione del siderurgico: abbiamo avuto modo di rimarcare come questo piano, di fatto, in relazione alle emissioni in atmosfera, costituisca una modifica dell’Aia per la quale, a nostro giudizio, non esistono motivazioni sufficienti”.
Conclude l’assessore regionale all’Ambiente: “Abbiamo infine evidenziato come permangano problematiche legate all’emungimento da pozzi autorizzati, all’interno dello stabilimento, in un’area sulla quale il Piano di Tutela delle Acque (PTA) ha posto delle limitazioni al prelievo in quanto l’acquifero è vulnerabile da contaminazione salina ribadendo la necessita di una riduzione progressiva, nel tempo, dell’utilizzo di quelle acque attraverso la riduzione/risparmio dei consumi generali, il riciclo e il riutilizzo delle acque depurate e trattate, il riuso delle acque meteoriche, attraverso le migliori tecnologie disponibili. Per non parlare poi degli scarichi idrici sui quali è necessario effettuare i campionamenti per l’individuazione di contameninanti a monte dei canali di scarico che sono per buona parte a cielo aperto e pertanto suscettibili di raccogliere le acque meteoriche dell’ambiente circostante ed il particolato presente nell’aria con un effetto di diluizione”.
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