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Porto di Taranto, vicina la VIA per i dragaggi

TARANTO – La notizia è di quelle importanti. In attesa, ovviamente, di leggere attentamente tutti i documenti una volta che saranno depositati. Attraverso una nota ufficiale diramata ieri, l’Autorità Portuale di Taranto ha infatti annunciato che la scorsa settimana sono stati emessi i pareri della Regione Puglia e dei ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente preliminari “alla conclusione della procedura di Valutazione di impatto ambientale relativa all’intervento di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti in area Molo Polisettoriale e connessa cassa di colmata finalizzata all’ampliamento del quinto sporgente”. Adesso, si attende soltanto il decreto del ministero dell’Ambiente che concluderà definitivamente l’iter approvativo dell’intervento di dragaggio e che renderà possibile avviare le procedure di appalto per l’esecuzione dell’opera. Costo dell’intervento previsto dall’accordo del 2012, 83 milioni di euro così ripartiti: 7,6 milioni arriveranno dal ministero dell’Ambiente, 17,1 milioni dalla Regione Puglia attraverso la delibera C.I.P.E. n.87, 40,1 milioni dall’Autorità Portuale (Fondi Propri + PON Reti e Mobilità 2007/2013) e 18 milioni (Fondi Propri rif. nota 9559 del 7.10.2013). Al termine dei lavori, i fondali avranno una profondità di 16,50 metri per un tratto di 1,2 chilometri di banchina che consentirà l’attracco delle portacontainer da 14mila TEU.

Un anno di attesa

C’è dunque voluto quasi un anno intero per completare l’iter della VIA per i dragaggi. Il 18 gennaio scorso infatti, fu presentata al ministero dell’Ambiente l’istanza per l’avvio della procedura per gli “interventi per il dragaggio di sedimenti in area molo Polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto della Cassa di Colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente del porto di Taranto”. Pochi giorni dopo, il 31 gennaio, fu approvato (ai sensi dell’art. 5bis della Legge 84/94 e s.m.i.) il progetto di “dragaggio relativo all’ampliamento del IV sporgente e sua darsena ad Ovest e connessa vasca di contenimento dei fanghi di dragaggio”. Conseguenza del fatto che il 24 gennaio, la società concessionaria Taranto Logistica SpA, per il tramite del Contraente Generale ACI Scpa, procedette alla consegna dei lavori di costruzione della “Vasca di colmata” presso l’ex yard Belleli, destinata ad accogliere i materiali del dragaggio. Lo scorso agosto invece, l’Autorità portuale ottenne dalla direzione generale del ministero delle Infrastrutture e Trasporti il decreto di approvazione del progetto definitivo: atto che poi fu trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Ma appena lo scorso novembre, ARPA Puglia e Regione chiesero un ulteriore documento per i dragaggi, propedeutico all’avvio dei lavori: uno studio correntometrico, finalizzato alla definizione delle caratteristiche idrodinamiche del sito e che consente, attraverso l’implementazione di un modello di dispersione, di individuare l’areale di distribuzione e d’impatto nel caso si verifichi un fenomeno di diffusione accidentale di sostanze inquinanti e contribuire alla definizione della vulnerabilità del sito, da un punto di vista idrodinamico. Esso rappresenta uno strumento necessario anche alla definizione di un corretto disegno di campionamento delle matrici ambientali. A fronte delle notizie di ieri, lo studio avrà dato quindi risultati positivi.

Il soggetto attuatore dell’intervento sarà la Sogesid SpA, come indicato nell’accordo del 20 giugno scorso a Roma. Gli interventi del progetto di dragaggio della Darsena Polisettoriale, avranno anche e soprattutto valenza di bonifica ambientale mediante la rimozione dei sedimenti contaminati al di sopra dei limiti di intervento (presenti fino ad una quota media di 15,50m); mentre la realizzazione del primo stralcio di cassa di colmata funzionale all’ampliamento del V sporgente, avrà invece finalità di recupero/riutilizzo dei sedimenti marini dragati e finalità portuali di incremento aree a terra da dedicare ai container.

In particolare, dal punto di vista ambientale, si è deciso di trattare in modo diverso i sedimenti non contaminati e quelli non caratterizzati, da quelli contaminati e, all’interno di questi ultimi, di trattare con maggiore cautela quelli pericolosi. Nell’ambito della caratterizzazione dei sedimenti, sono state riscontrate infatti due aree con presenza di sedimento pericoloso, da rimuovere preventivamente prima dell’avvio di qualsiasi altra attività lavorativa, mediante l’utilizzo di macchine e procedure che minimizzano il rischio di dispersione nell’ambiente di tali sedimenti.

I volumi dei sedimenti pericolosi sono pari a 1.987 metri cubi nella darsena del polisettoriale, alla progressiva 1.000 metri dalla radice, e pari a 7.390 metri cubi a circa 330 metri dalla costa ed in asse con il marginamento della cassa di colmata. I lavori però, saranno tutt’altro che semplici e brevi. Già nella richiesta inviata al ministero lo scorso 18 gennaio infatti, si sosteneva come dei 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti da dragare, parte sono “contaminati” (circa 420.000 mc). L’intera area portuale infatti, rientra nel SIN (sito di interesse nazionale) di Taranto e Statte. Non è un caso se a seguito di ciò, il 5 novembre 2009 fu sottoscritto un protocollo di intesa tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Autorità Portuale di Taranto e Sogesid S.p.A., che evidenziava la necessità di attivare sul SIN di Taranto interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica della falda.

In particolare furono individuate come prioritarie le seguenti urgenti attività: la messa in sicurezza e bonifica della falda acquifera nonché dei suoli demaniali, il dragaggio ai fini della bonifica, l’infrastrutturazione portuale. La Sogesid presentò i progetti preliminari per le attività di dragaggio e per la realizzazione della cassa di colmata il 20 dicembre del 2010: progetti che furono approvati dalla Conferenza dei Servizi decisoria del 20 febbraio 2011. Il progetto approvato dal ministero dell’Ambiente è lo stesso di allora. I progetti preliminari del dragaggio e della cassa di colmata furono presentati contemporaneamente: e proprio nella CdS del febbraio 2011, ISPRA formulò 9 osservazioni al progetto, di cui quelle più significative riguardavano proprio la minimizzazione della risospensione dei sedimenti e la perdita del materiale dragato, e la verifica dei valori di fondo a valle delle attività di dragaggio, tanto nell’area della darsena che lungo gli argini esterni della cassa di colmata.

Pillole di storia

La contaminazione dei sedimenti è avvenuta quasi interamente a causa della presenza degli scarichi industriali di Ilva ed Eni, che uno studio congiunto di CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e ICRAM (l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Taranto) del 2008 dal titolo “Inquinanti prioritari nel Mar Piccolo e nel golfo di Taranto: analisi di rischio” (pubblicato su queste colonne nel settembre 2011, come al solito ignorato da tutti all’epoca perché eravamo ancora immersi negli “anni belli” in cui tutti erano dalla parte della grande industria) inquadrò come fonte primaria dell’inquinamento dei fondali del porto di Taranto.

Nello studio si affermava come la portata oraria dei due scarichi Ilva fosse di 3.480.000 metri cubi al giorno (1450.000 ogni ora), mentre quella dell’Eni di 240.000 metri cubi al giorno (10.000 ogni ora). Partendo da questi dati, fu calcolato che nel Porto di Taranto in totale vengono mediamente scaricati ogni ora 13,2 kg di idrocarburi alifatici, di cui il 7% proveniente dallo scarico Eni ed il 93% dagli scarichi Ilva. Per quanto riguarda gli IPA, invece, è stato calcolato che i reflui Ilva scaricano 3,46 kg/ ora di IPA, per un totale di 83 kg al giorno che fanno 30.309 kg all’anno. Oggi, dopo anni, si procederà al dragaggio dei fondali inquinati da Ilva ed Eni utilizzando soldi pubblici, quindi dei cittadini. Del resto, già nel progetto preliminare della Sogesid del 2010 sulla vasca di colmata, si leggeva testualmente: “il marginamento lato terra, per poter confinare la cassa di colmata, prosegue lungo il lato lungo del V° sporgente per circa 1000 metri e si chiude sulla testata del medesimo sporgente per ulteriori 250 metri. La lunghezza totale del marginamento lato terra è pari a circa 1500 metri, contro i complessivi 3000 metri circa di quello a mare. Trincea drenate a tergo del marginamento lato terra (ILVA) che avrà lo scopo di intercettare la falda proveniente dell’area laminati ILVA per un fronte di circa 250 metri, in analogia con quanto previsto nel progetto esecutivo della bonifica e messa in sicurezza della falda dell’area ex Yard Belleli”.

Aggiudicati lavori per riqualificazione banchina

Ma oltre allo sblocco dei lavori di dragaggio, l’Autorità Portuale ha annunciato passi in avanti anche per quanto riguarda i lavori di riqualificazione della banchina, sulla quale dal 2001 opera la Taranto Container Terminal, la società che si occupa del traffico container e che fa capo ad Hutchinson, Evegreen e Gls. L’Autorità Portuale infatti, ha aggiudicato in via definitiva – dopo quella provvisoria del 20 novembre scorso – la gara dell’appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’ammodernamento della banchina di ormeggio al molo polisettoriale (primi 1200 metri). Un intervento fondamentale, in quanto preliminare al dragaggio. I lavori, per 46,834 milioni di euro su un importo a base d’asta di 61,758 milioni, sono stati assegnati al consorzio fra le imprese Cantieri Costruzioni Cemento, Salvatore Matarrese e Icotekne. In merito all’intervento di riqualificazione della banchina e dei piazzali in radice del molo polisettoriale, l’Authority ha ricevuto l’autorizzazione paesaggistica dal Comune di Taranto, atto che ha concluso l’iter di approvazione del progetto definitivo. Dunque, nei primi mesi del 2014 sarà avviata la procedura di appalto per l’esecuzione dell’opera.

Intesa Autorità-TCT sul data termine dei lavori

E secondo quanto reso noto dall’Autorità Portuale, pare che sia stata raggiunta un’intesa con la Taranto Container Terminal sul termine del 31 dicembre 2015, data entro la quale dovrà essere ripristinata la piena operatività di 1200 metri di banchina a fondali -16.50. In pratica, d’accordo con tutti gli enti istituzionali coinvolti nell’accordo del giugno 2012, si è deciso di non sottoscrivere un addendum all’accordo medesimo, poiché a fronte delle ultime novità i contenuti dello stesso restano validi e confermati in toto. Le parti si sono comunque impegnate ad un continuo e costante monitoraggio per verificare l’attuazione del cronoprogramma e dello stato di avanzamento dei lavori mediante frequenti incontri da tenere presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Pare che l’intesa raggiunta abbia scongiurato, almeno per il momento, l rischio che TCT vada via dal porto di Taranto.

Infine, l’Autorità Portuale ha reso noto che lo scorso 18 dicembre ha provveduto all’aggiudicazione provvisoria dell’appalto per la progettazione esecutiva e la realizzazione degli interventi di manutenzione straordinaria dell’edificio da destinare a uffici per la Sanità marittima al molo polisettoriale. Tale opera – rileva l’Authority – consentirà allo porto di candidarsi quale scalo PED (Punto di entrata designato riconosciuto dalla Comunità Europea) per le merci di origine di origine vegetale, o comunque non di origine animale, in arrivo presso i punti di confine del territorio italiano, dove operano gli Uffici di sanità marittima (USMAF), strutture periferiche del ministero della Salute. “Tale opera – si legge in una nota – risulta di particolare importanza per la realizzazione di un progetto denominato “Fresh Port” che l’Autorità portuale sta portando avanti, unitamente ad operatori pugliesi nel settore e con una società di livello internazionale che opera nel settore della commercializzazione di prodotti agroalimentari”. La passione è lunga. La speranza è che almeno per una volta le cose vengano fatte a dovere. Per non trovarci a convivere con l’ennesimo rimpianto ed un’altra occasione sprecata per dare un futuro diverso e concreto a questo territorio. “La brevità della vita ci vieta di concepire speranze a lungo termine” (Quinto Orazio Flacco, Venosa 8 dicembre 65 a.C. – Roma 27 novembre 8 a.C.).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 24.12.2013)

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