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Vestas, futuro ambiguo

TARANTO – Si è svolto nella giornata di mercoledì, presso gli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali a Roma, un incontro tra la Vestas Nacelles Italia S.r.l. rappresentata dall’amministratore delegato Francesco Velluto, assistito da Confindustria Taranto e i sindacati metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e le RSU, per aggiornare l’accordo raggiunto tra le parti lo scorso 11 novembre, dove la Vestas confermò la chiusura del sito Nacelles dove sino al mese di settembre i 127 lavoratori ivi impiegati hanno prodotto i motori delle turbine V 90. Poi, per sole esigenze di mercato e quindi finanziarie, il colosso danese decise a fine settembre di optare per la chiusura definitiva del cuore produttivo della Vestas a Taranto (le turbine V90 non sono più richieste dal mercato). Il colosso danese, continuerà a produrre le nuove turbine V112 a Leòn in Spagna, dove produce ad un costo del lavoro e produttivo più vantaggioso. Non c’è altra motivazione alla decisione della Vestas, azienda giunta a Taranto negli anni ‘90 grazie agli incentivi della legge 181 del 1989 sulla reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica e sempre con i bilanci in attivo.

Nel verbale sottoscritto mercoledì, sono elencate le prossime tappe della vertenza. Entro il prossimo mese di gennaio, la Vestas Italia Sri formulerà una proposta occupazionale a tempo indeterminato a 8 lavoratori sospesi da Vestas Nacelles Italia Srl, dalla quale sino ad ora è stato assunto un solo lavoratore. Entro febbraio invece, la Vestas Blades Italia Sri formulerà una proposta occupazionale a tempo indeterminato per 30 lavoratori sospesi dallo stabilimento Nacelles. Nel sito Blades, dove si producono le pale eoliche, per l’accordo dell’11 novembre confluiranno la maggior parte dei lavoratori del sito Nacelles, a fronte di un investimento promesso dalla Vestas Italia di 10 milioni di euro. Il problema è che il verbale sottoscritto mercoledì, non offre chissà quali garanzie per il futuro della Vestas a Taranto. Motivo per cui sin dal primo momento ritenemmo quell’accordo tutt’altro che positivo, a fronte dell’entusiasmo dei sindacati e delle istituzioni per l’intesa raggiunta.

Nel verbale sottoscritto a Roma infatti, si legge che nel corso dell’intervento della cassa integrazione straordinaria (che durerà per i prossimi 24 mesi) ed a valle del percorso formativo in corso di attuazione con la Regione Puglia, gli sviluppi di mercato attesi per effetto dell’investimento di circa 10 milioni di euro nel sito produttivo di Taranto della Vestas Blades, “ove il dato previsionale sarà stato confermato dalle richieste di acquisto, potranno consentire fino a 60 ulteriori proposte occupazionali in favore di lavoratori del bacino Vestas Nacelles”. Ma non è dato sapere cosa accadrà a quei 60 lavoratori, qualora il mercato dovesse rispondere in maniera negativa. Non solo. Perché l’accordo di novembre, prevedeva anche la ricollocazione di 30 lavoratori nei vari siti europei della Vestas (costringendo di fatto questi lavoratori a separarsi dalla loro terra d’origine oltre che dalle loro famiglie, o costringendo quest’ultima ad un’emigrazione forzata). Nel verbale di due giorni fa, si legge invece che “Vestas Wind Systems A/S, in ragione delle esigenze tecnico produttive e previa verifica delle competenze dei candidati, verificherà la ricollocabìlità dei lavoratori sospesi presso propri insediamenti produttivi siti in Inghilterra, Spagna, Danimarca e Germania, ove ha a tal fine censito n. 30 potenziali posizioni lavorative”. Dunque, il tutto è ancora una volta subordinato alle esigenze del mercato oltre che alle specifiche competenze dei futuri candidati. Dunque, sul futuro di ben 90 lavoratori su 127 della Vestas Nacelles, pende un’incertezza totale.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.12.2013)

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