“Ciò è dovuto – si legge a pagina 23 della relazione – prevalentemente ai tempi lunghi dell’iter autorizzativo. Si consideri, per fare solo un esempio, il caso degli interventi relativi ai parchi secondari, approvati dal consiglio di amministrazione di Ilva spa il 5 maggio 2013; l’ordine fu assegnato il 25 dello stesso mese e la richiesta di autorizzazione completa in ogni sua parte fu consegnata al Comune di Taranto il 17 luglio successivo; si è ancora in attesa delle autorizzazioni”. Il totale degli ordini per gli interventi prescritti dall’Aia, emessi al 26 novembre 2013, ammonta a circa 457 milioni, di cui 301 milioni all’1 giugno 2013.
“La gestione del gruppo Riva – è scritto – è stata negativamente influenzata da eventi straordinari esterni che ne hanno condizionato sia l’attività produttiva che quella commerciale, peraltro, in un contesto di congiuntura sfavorevole nel settore siderurgico internazionale”. E’ ovvio che nella relazione si faccia riferimento ai sequestri subiti, a cominciare da quello dei prodotti finiti (periodo 22 novembre 2012 – 14 maggio 2013), cui “sono conseguiti cali del fatturato e ritardi nelle consegne con evidenti riflessi sulla reputazione della società sui mercati”. La reputazione, per quanto ci riguarda, se l’era giocata già da un pezzo a causa di tutte le sue inadempienze, che hanno comportato danni ambientali e sanitari sul territorio ionico. Ma, andiamo avanti.
Nella relazione si fa riferimento anche al sequestro, disposto nel settembre 2013, dei cespiti delle controllate dirette e indirette di Ilva (che le forniscono beni e servizi), “il quale incide anche sulla capacità di autofinanziamento di Ilva in quanto non rende disponibili tali cespiti per eventuale costituzione di garanzie”. Poi, si accenna a problemi tecnici degli impianti, in particolare nello stabilimento tarantino, “in via di superamento, che hanno generato anch’essi significative perdite di fatturato e ritardi di consegna, oltre che incompletezza di gamma e reclami”. Nonostante “tali eventi abbiano fortemente inciso sulla marginalità del gruppo Ilva – si legge ancora – la politica graduale di destoccaggio dei prodotti finiti (infine dissequestrati) ha comunque consentito al gruppo di mantenere sostanzialmente inalterata la propria posizione finanziaria netta nel periodo di riferimento”.
Alessandra Congedo
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