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Elezioni Rsu all’Ilva, altra commedia – Il 10 dicembre tutto può saltare

Soltanto all’Ilva di Taranto, unico teatro della commedia italiana aperto h 24, può accadere che si vada a votare per il rinnovo delle rappresentanze sindacali con un ricorso pendente in atto, che rischia di annullare il tutto tra dieci giorni. Non solo. Perché soltanto all’Ilva di Taranto può accadere che si vada a votare per il rinnovo delle RSU, quando il futuro di quella fabbrica è tutt’altro che roseo. Oltre che certo. E soltanto qui può accadere che dopo anni e anni di totale connivenza con la proprietà (leggi famiglia Riva), oggi i sindacati metalmeccanici se le suonino di santa ragione in una gara in cui da un lato si tenta di mostrarsi migliore degli altri, dall’altro si recita il ruolo di chi è “da sempre” dalla parte degli operai, del lavoro, della salute, dell’ambiente.

Robe da pazzi. Anche perché, tra le tante altre cose, gli uomini al comando sono sempre gli stessi. Come nella politica, certo. Ma i sindacati, che per “lavoro”, oltre che per storia e tradizione, avrebbero dovuto sempre e soltanto difendere il lavoratore prima ancora che il loro ruolo di potere, certe “lezioni di moralità” potrebbero almeno risparmiarcele. Forse i sindacati confederali e metalmeccanici di questa città (compresa Confindustria che da un po’ di tempo a questa parte recita il ruolo del gatto e la volpe a cui può credere solo chi crede agli asini che volano) dimenticano che sino al 25 luglio 2012 hanno sbandierato e difeso per anni ai quattro venti, il famoso miliardo che il gruppo Riva avrebbe investito sugli impianti dell’Ilva dal 1995 al 2011, per “ambientalizzare” il siderurgico.

Forse hanno dimenticato che a partire dal 2004 hanno firmato “atti d’intesa” che contenevano gli stessi interventi presenti oggi nell’AIA e nel Piano di lavoro redatto dagli esperti del ministero dell’Ambiente, atti di cui si sono ben guardati però dal seguirne l’attuazione. Forse hanno dimenticato di essersi alleati ad Ilva e Confindustria (tranne la Uil in questo singolo caso) nel ricorso al TAR di Lecce per impedire ai cittadini di Taranto, e quindi anche agli operai, di votare al referendum consultivo ed esprimere il loro libero pensiero sul futuro del siderurgico. Forse hanno dimenticato tutte queste cose. E tanto altro ancora.

Ciò detto, andando ai risultati dei seggi dopo la tre giorni di votazioni che ha visto grande affluenza tra gli operai, la Uilm Uil si è confermata la prima organizzazione sindacale dell’Ilva di Taranto, avendo ottenuto 2006 voti tra gli operai. Seconda, a sorpresa ma non troppa, l’USB con 1615 voti tra gli operai. Terza la Fim Cisl con 1603 e quarta la Fiom Cgil con 1170 (la sigla sindacale che ha sicuramente subito la maggiore perdita di voti). Nella precedente RSU, infatti, la Uilm arrivò prima, la Fiom seconda e la Fim terza, mentre l’Usb non c’era essendosi costituita come sindacato nell’Ilva solo un anno fa. Per quanto riguarda gli impiegati, la Uilm Uil ha ottenuto poco più di 600 voti (lo spoglio di quest’ultimi al momento di andare in stampa si era concluso mai dati erano ancora ufficiosi e confusionari così come quelli per gli operai), 600 la Fim Cisl, 222 per l’USB e la Fiom Cgil.

Per “festeggiare” la vittoria, questa mattina la Uilm Uil terrà una conferenza stampa. Grande soddisfazione nelle fila dell’USB, che in una nota afferma come il voto evidenzi “che i lavoratori Ilva abbiano espresso un voto bifronte: da una parte il voto per la conservazione verso alcuni sindacati che in questi anni sono stati asserviti a Riva come la Fim e la Uilm, e dall’altra con una forte affermazione dell’Usb, l’unico sindacato sceso in campo per rompere con il consolidato sistema di corruzione creato dall’Ilva”. Esulta anche la Fim Cisl che sottolinea come  rispetto all’ultima tornata elettorale, “siamo l’unica organizzazione sindacale in crescita”. Infine la Fiom, che a poche ore dalla chiusura ha nuovamente denunciato “i vizi insanabili della procedura elettorale”, rilevando “che il risultato elettorale sarà pesantemente influenzato da tali illegittimità”. L’udienza di merito sul ricorso si terrà il 10 dicembre, dopo che giovedì il giudice Antonio Pensato ha respinto il ricorso Fiom che chiedeva la sospensione delle elezioni. Ciò detto, qualcuno li avvisi: stanno parlando del nulla. L’Ilva tra qualche anno non esisterà più. E a quel punto cosa s’inventeranno? Chissà. Chi vivrà, vedrà. Buon weekend.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 30.11.2013)

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