Ilva, riunione decisiva – Oggi a Roma si redige testo nuovo decreto

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Edo-RonchiOkTARANTO – Si ritroveranno questa mattina a Roma i commissari Ilva Enrico Bondi ed Edo Ronchi, per tenere l’ennesima riunione con dirigenti e tecnici della presidenza del Consiglio e dei ministeri Ambiente e Sviluppo economico, in cui si svolgerà un esame generale dei testi redatti a partire da giovedì scorso – giorno nel quale c’è stato il primo confronto – a sabato sul nuovo decreto legge per l’Ilva. Se le parti troveranno l’accordo sulla bozza, il testo potrebbe andare al vaglio del Consiglio del Ministri già domani. Come ha confermato lo stesso Ronchi intervenendo ieri alla trasmissione radiofonica “La versione di Oscar” su Radio 24: “Molto probabilmente ci sarà una proposta per il Consiglio dei ministri di martedì”.

Come riportato nei giorni scorsi, questo nuovo decreto ha diversi obiettivi. Il primo è quello di sospendere le sanzioni previste dalla legge 231/2012 votata dal governo Monti nel dicembre dello scorso anno (riprese dalle legge 89 del 4 agosto sul commissariamento), a fronte dell’appurata non applicazione delle prescrizioni presenti nel riesame dell’AIA concesso all’Ilva dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini  nell’ottobre 2012. Questo perché le violazioni riguardano il periodo pre-commissariamento (e quindi ancora di epoca “Riviana”) dove non si è fatto praticamente nulla; tra l’altro la maggior parte delle prescrizioni “violate” sono quelle sulle quali l’azienda ha chiesto ed ottenuto da mesi da parte della commissione IPPC una proroga sui tempi finali di realizzazione delle opere previste (cosa che il ministero dell’Ambiente peraltro sa perfettamente visto che la commissione IPPC lavora per l’ente ministeriale in questione), definendole “modifiche non sostanziali”.

Inoltre si sostiene, non a torto, che se il compito affidato al comitato dei tre esperti ha previsto per legge la rimodulazione della tempistica nell’attuazione delle prescrizioni AIA, vuol dire che quest’ultime risultano ancora oggi per forza di cose non attuate: dunque che senso hanno le diffide dei tecnici ISPRA e le eventuali sanzioni che ministero dell’Ambiente e Prefetto di Taranto invieranno alla proprietà dell’Ilva (che possono arrivare sino ad un massimo del 10% del fatturato aziendale e questo, ovviamente, avrebbe oggi effetti economici molto pesanti sulle casse aziendali dichiarate “vuote”)? Tra l’altro, il piano dei tre esperti presentato lo scorso 10 ottobre attende ancora di essere approvato con apposito decreto dal ministro dell’Ambiente. Ecco perché nel testo si troverà il modo per “congelare” questi ultimi 150 giorni: una specie di condono.

La soluzione a cui si sta lavorando, come già riportato, prevede che le inadempienze sin qui evidenziate dai tecnici ISPRA ricadano sulla gestione della famiglia Riva (che ha gestito ufficialmente l’azienda sino al 3 giugno scorso mentre dal 4 è partito il commissariamento) invece di ricadere sul “governo” dei due commissari. Nel decreto infatti, dovrebbe essere chiarito il periodo di “transizione” che regola il passaggio dell’applicazione dell’AIA tra le due leggi, la 231 del 2012 e la 89 del 2013. Il testo definirà in modo più chiaro il periodo di passaggio tra l’AIA precedente (quella di Clini), attualmente ancora in vigore, e il nuovo Piano. In sostanza quindi, si arriverà ad ottenere una sospensione delle sanzioni. Sul fronte sanzioni, dovrebbero rientrare nel raggio d’azione del decreto, anche quelle prefettizie. Facendole ricadere anch’esse sul periodo Riva.

A fronte di ciò, è dunque scontato che il nuovo decreto proporrà un ulteriore slittamento per la fine dei lavori previsti dall’AIA: Bondi e Ronchi parlano di almeno 8 mesi di ritardo da recuperare. Nulla di più facile dunque che si slitti a fine 2016. Ma per recuperare il tempo perduto, serve anche dell’altro: come la “facilitazione” nell’ottenere l’ok da parte del Comune di Taranto alle concessioni edilizie per la realizzazione di diversi lavori, come ad esempio la copertura dei parchi primari e secondari. Progetti che secondo Ronchi non necessitano di alcuna VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale), ma soltanto per una questione di “tempo”. Se così sarà, il Comune di Taranto sarà costretto per legge a concedere i permessi edilizi all’Ilva “sulla fiducia”. Il ricatto sul tavolo è che senza questa operazione, i tempi si allungherebbero di molto, sforando di fatto il termine ultimo per l’applicazione dell’AIA, sino a metterne addirittura in dubbio la sua stessa applicazione, come lasciato intendere in questi giorni dallo stesso Ronchi.

Poi, la questione dei soldi. Bondi e Ronchi chiedono che le somme sin qui sequestrate dalla magistratura tarantina alla famiglia Riva (degli 8 miliardi per sequestro per equivalente ne sono stati raccolti quasi 2), vengano sbloccati e concessi loro per finanziare le opere di risanamento. Pare infatti che Bondi non abbia ancora chiuso tutti gli accordi previsti con le banche: vuoi per l’apertura della procedura d’infrazione Ue, vuoi per alcuni sequestri che hanno riguardato le controllate dell’Ilva Spa, che come abbiamo riportato più volte Bondi ha messo sul piatto della trattativa con le banche come contropartita. Peccato che nelle casse delle società Riva FIRE e Riva Forni Elettrici la Guardia di Finanza trovò poco più di 250mila euro: il resto infatti, riguarda beni immobili. E sui quei soldi, il gip Todisco ha già detto un primo no a Bondi dopo un’istanza di dissequestro. Infine, pare che nel decreto troveranno posto la gestione dei rifiuti e delle acque, non disciplinate nell’AIA del 2012 rilasciata dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Tanto per non lasciare nulla d’intentato.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 25.11.2013)

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