Ps: Su una cosa il ministro Orlando ha ragione: l’ok all’utilizzo delle due discariche in località Mater Gratiae, come riportammo su queste colonne, è arrivato dall’Assemblea del Senato il 29 ottobre, quando ha approvato in via definitiva il ddl n. 1015-B di conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle Pubbliche amministrazioni. Testo nel quale, come risaputo, rientravano alcune norme sull’Ilva Spa e la Riva Acciaio. Il tutto è contenuto nell’art. 1. Ma Orlando omette di dire che nell’art. 12 della legge, è rientrato quanto approvato con l’emendamento proposto dalla Commissione, il 12.4, che sulla questione Mater Gratiae “esclude la consultazione dell’ARPA della Puglia”. Evidentemente non è piaciuto ciò che accadde lo scorso 30 agosto, quando il personale della Direzione Scientifica e del DAP di Taranto dell’ARPA Puglia effettuò un sopralluogo in loco per la verifica dello stato dei luoghi. Per quanto concerneva lo stato della discarica, i funzionari tecnici dell’ente regionale presero visione del fatto che “i lavori di costruzione sono in avanzato stato di realizzazione e sono attualmente fermi”. Secondo quanto dichiarato da Ilva, i lavori sono stati interrotti a fine 2012 “dopo la posa in opera dello strato di argilla nel primo modulo”. La prima parte della relazione riguardava la struttura della discarica, che veniva descritta come “suddivisa in tre moduli”.
In considerazione dello stato di avanzamento dei lavori e delle conseguenti opere realizzate, i tecnici dell’ARPA sottolinearono che “emergono alcune differenze rispetto a quanto descritto negli elaborati grafici e progettuali presentati dall’azienda ed approvati con determina dirigenziale n.160/2010 di compatibilità VIA”. Le divergenze riguardavano tre aspetti: il contesto morfologico circostante la discarica; la modalità di coltivazione; la costituzione pacchetto di impermeabilizzazione del fondo e delle pareti. Con l’esclusione dell’ARPA Puglia, l’unico interlocutore sarà l’ISPRA. Tutto ciò detto, le domande che poniamo ancora una volta sono le stesse di sempre da anni: cosa è stato sversato per anni in quella discarica? E soprattutto: assodato l’inquinamento di falda superficiale e profonda già nel 2010, qual è lo stato attuale della stessa? Inoltre, è bene ricordare che l’utilizzo da parte di Ilva delle due discariche non potrà avvenire sino a quando l’AIA non sarà integrata con le prescrizioni inerenti la gestione dei rifiuti.
Infine, sottolineiamo che il ministro Orlando si contraddice quando sostiene che questa iniziativa non preveda un vantaggio economico per l’Ilva Spa: se smaltire all’esterno i rifiuti avrebbe comportato un’ingentissima spesa (all’incirca è stato calcolato un risparmio di 300 milioni di euro), come si fa a sostenere il contrario? Discorso diverso è promettere che quei soldi saranno investiti per realizzare i lavori previsti dal Piano di lavoro dei tre esperti (teoria ribadita martedì dai senatori Salvatore Tomaselli e Massimo Caleo, rispettivamente capigruppo del Pd nelle commissioni Industria e Ambiente) che attende di essere approvato con apposito decreto proprio dal ministro Orlando. A tal proposito è in fase di completamento l’iter di risposta alle osservazioni presentate al piano nei giorni scorsi, prima che il testo possa arrivare al ministero per ricevere la scontata e definitiva approvazione. Dopo di che, sarà il turno del famoso piano industriale redatto dal commissario Enrico Bondi: e con queste due operazioni, la vicenda sarà definitivamente chiusa.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 21.11.2013)
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