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Ilva, partono gli annunci – Per la copertura del parco minerali lavori affidati ad azienda “amica”

TARANTO – L’Ilva Spa ha annunciato ieri  di aver assegnato l’incarico per la costruzione della copertura del  parco minerali situato all’interno dello stabilimento di Taranto: la  commessa è stata assegnata alla Cimolai S.p.A (ditta di Pordenone,  l’ennesima del Nord tanto per cambiare) tramite una procedura di gara  avviata dal commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi. Annuncio  che stride con quanto avvenne lo scorso 20 settembre, quando il sub  commissario Edo Ronchi, incontrando negli uffici della direzione Ilva  i componenti della commissione Ambiente del Comune di Taranto, annunciò  che il progetto era stato scelto e che si sarebbe trattato di “coperture  ad arco”.

Il progetto definitivo, secondo quanto reso noto dall’Ilva  Spa, sarà consegnato entro dicembre come previsto nella “Proposta  di Piano degli esperti nominati dal MATTM”. In pratica, così come  già avvenuto nei casi dell’AFO 2 e dell’Acciaieria 1, si procede spediti  ignorando sia quanto scritto nel piano dagli esperti (che prevedevano  lavori non ancora effettuati e da ultimarsi nel 2014 sui due impianti)  sia il fatto che quel piano, a fronte delle diverse osservazioni presentate  da istituzioni e associazioni, deve essere ancora approvato da apposito  decreto da parte del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando (che ieri  ha subito dichiarato come “l’avvio del percorso che porterà  alla copertura dei parchi minerali, una delle principali fonti di inquinamento  per l’aria di Taranto, conferma che il commissariamento dell’Ilva è  uno strumento efficace per risanare l’acciaieria e la città”). Sarà.

Ciò detto,  del progetto (scelto per Ronchi, da realizzare entro dicembre per Bondi)  ovviamente si sa poco o nulla. Date per assodate le dimensioni dell’area  interessata (700 metri di lunghezza e 260 metri di larghezza, per un’altezza  di circa 80 metri), nell’annuncio dell’Ilva di ieri non compare l’aggettivo  “totale” per quanto concerne l’eventuale copertura. Del resto, lo  stesso Ronchi lo scorso settembre parlò di coperture “ad arco”,  senza entrare nello specifico.

Di certo si sa che per la realizzazione  dell’opera “saranno  impiegate circa 33 mila tonnellate di acciaio, la maggior parte delle  quali sarà prodotta dalla stessa Ilva”: grazie  a ciò il costo totale dell’intervento non dovrebbe superare i 100 milioni  di euro. Cifra alquanto bassa rispetto alle previsioni avanzate da più  parti nei confronti di quello che tutti giudicano l’intervento più  importante e costoso di tutta l’AIA. Dunque, l’ordine di lavoro affidato  nel settembre del 2012 alla Paul Wurth con i relativi progetti già  terminati e sbandierati ai quattro venti dall’Ilva nella prima relazione  trimestrale sui lavori previsti dall’AIA dello scorso gennaio, esce  di scena. Così come è stato scartato anche il progetto presentato  dalla SEMAT, ditta di cui ci siamo già occupati in passato e “molto  conosciuta” all’interno del siderurgico. Stesso discorso per quello  avanzato dalla società Anmar.

Sempre secondo  la “Proposta di Piano degli esperti nominati dal MATTM”, i lavori  dureranno all’incirca 26 mesi ed avranno inizio una volta ricevute le  necessarie autorizzazioni amministrative che, nella Proposta di Piano,  si stimano avvenire in 60-90 giorni. E qui c’è l’altro grosso inghippo.  Perché queste previsioni sono state avanzate in base alla teoria sponsorizzata  dal sub commissario Ronchi, secondo cui questi interventi non dovranno  essere soggetti alla Valutazione d’Impatto Ambientale da parte del ministero  dell’Ambiente. Posizione che lo stesso ha già avanzato e sostenuto  durante le varie riunioni della Conferenza dei Servizi previste dal  SUAP (Sportello unico delle attività produttive) già chiamata ad esaminare  i progetti per la copertura dei tre parchi minerali piccoli e dell’area  di gestione dei rottami ferrosi (GRF). I parchi in questione sono quelli  omo-coke (miscela di minerali di ferro destinati alla sinterizzazione  e carbon coke) e agglomerato nord e sud (sinterizzato di minerali di  ferro per gli altiforni).

La superficie complessivamente coperta sarà  pari a 74.120 metri quadrati. I progetti per le coperture dei parchi  omo-coke e agglomerato nord e sud sono formate da strutture in legno  lamellare, con fondazioni in calcestruzzo armato, di forma e dimensioni  differenti in funzione delle macchine operatrici che lavorano all’interno  dei capannoni. Per il parco omo-coke sono previste strutture ad arco  mentre per i parchi dell’agglomerato si prevedono edifici tronco-piramidali  a pianta poligonale. Anche in questo caso si vuole bypassare la VIA,  perché secondo Bondi e Ronchi ciò comporterebbe un ulteriore allungo  dei tempi di esecuzione dei lavori: eventualità di per sé assolutamente  vera, ma nello stesso imprescindibile se si vuol mantenere un minimo  di serietà. Al Comune di Taranto spetterà rilasciare il nulla osta  edilizio per le varie opere.

A proposito di serietà: Cimolai è un gruppo considerato  tra i più avanzati nelle costruzioni metalliche, operante in Italia  e all’estero e specializzato nella costruzioni di edifici civili e industriali,  infrastrutture militari e infrastrutture per le industrie off-shore  e navali. Ma non si dice che è da sempre presente nel portafoglio clienti  dell’Ilva Spa. Lo scorso marzo, il presidente Luigi Cimolai, a fronte  delle difficoltà del siderurgico affermò: “Abbiamo avuto un po’ di problemi  con il blocco delle forniture, e ci siamo dovuti rivolgere ad altre  acciaierie”. Creato il danno, ecco il  modo per restituire il favore. Ammesso e non concesso che tutto questo  vedrà mai la luce.

 Gianmario  Leone (TarantoOggi, 15.11.2013)

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