Il progetto definitivo, secondo quanto reso noto dall’Ilva Spa, sarà consegnato entro dicembre come previsto nella “Proposta di Piano degli esperti nominati dal MATTM”. In pratica, così come già avvenuto nei casi dell’AFO 2 e dell’Acciaieria 1, si procede spediti ignorando sia quanto scritto nel piano dagli esperti (che prevedevano lavori non ancora effettuati e da ultimarsi nel 2014 sui due impianti) sia il fatto che quel piano, a fronte delle diverse osservazioni presentate da istituzioni e associazioni, deve essere ancora approvato da apposito decreto da parte del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando (che ieri ha subito dichiarato come “l’avvio del percorso che porterà alla copertura dei parchi minerali, una delle principali fonti di inquinamento per l’aria di Taranto, conferma che il commissariamento dell’Ilva è uno strumento efficace per risanare l’acciaieria e la città”). Sarà.
Ciò detto, del progetto (scelto per Ronchi, da realizzare entro dicembre per Bondi) ovviamente si sa poco o nulla. Date per assodate le dimensioni dell’area interessata (700 metri di lunghezza e 260 metri di larghezza, per un’altezza di circa 80 metri), nell’annuncio dell’Ilva di ieri non compare l’aggettivo “totale” per quanto concerne l’eventuale copertura. Del resto, lo stesso Ronchi lo scorso settembre parlò di coperture “ad arco”, senza entrare nello specifico.
Di certo si sa che per la realizzazione dell’opera “saranno impiegate circa 33 mila tonnellate di acciaio, la maggior parte delle quali sarà prodotta dalla stessa Ilva”: grazie a ciò il costo totale dell’intervento non dovrebbe superare i 100 milioni di euro. Cifra alquanto bassa rispetto alle previsioni avanzate da più parti nei confronti di quello che tutti giudicano l’intervento più importante e costoso di tutta l’AIA. Dunque, l’ordine di lavoro affidato nel settembre del 2012 alla Paul Wurth con i relativi progetti già terminati e sbandierati ai quattro venti dall’Ilva nella prima relazione trimestrale sui lavori previsti dall’AIA dello scorso gennaio, esce di scena. Così come è stato scartato anche il progetto presentato dalla SEMAT, ditta di cui ci siamo già occupati in passato e “molto conosciuta” all’interno del siderurgico. Stesso discorso per quello avanzato dalla società Anmar.
Sempre secondo la “Proposta di Piano degli esperti nominati dal MATTM”, i lavori dureranno all’incirca 26 mesi ed avranno inizio una volta ricevute le necessarie autorizzazioni amministrative che, nella Proposta di Piano, si stimano avvenire in 60-90 giorni. E qui c’è l’altro grosso inghippo. Perché queste previsioni sono state avanzate in base alla teoria sponsorizzata dal sub commissario Ronchi, secondo cui questi interventi non dovranno essere soggetti alla Valutazione d’Impatto Ambientale da parte del ministero dell’Ambiente. Posizione che lo stesso ha già avanzato e sostenuto durante le varie riunioni della Conferenza dei Servizi previste dal SUAP (Sportello unico delle attività produttive) già chiamata ad esaminare i progetti per la copertura dei tre parchi minerali piccoli e dell’area di gestione dei rottami ferrosi (GRF). I parchi in questione sono quelli omo-coke (miscela di minerali di ferro destinati alla sinterizzazione e carbon coke) e agglomerato nord e sud (sinterizzato di minerali di ferro per gli altiforni).
La superficie complessivamente coperta sarà pari a 74.120 metri quadrati. I progetti per le coperture dei parchi omo-coke e agglomerato nord e sud sono formate da strutture in legno lamellare, con fondazioni in calcestruzzo armato, di forma e dimensioni differenti in funzione delle macchine operatrici che lavorano all’interno dei capannoni. Per il parco omo-coke sono previste strutture ad arco mentre per i parchi dell’agglomerato si prevedono edifici tronco-piramidali a pianta poligonale. Anche in questo caso si vuole bypassare la VIA, perché secondo Bondi e Ronchi ciò comporterebbe un ulteriore allungo dei tempi di esecuzione dei lavori: eventualità di per sé assolutamente vera, ma nello stesso imprescindibile se si vuol mantenere un minimo di serietà. Al Comune di Taranto spetterà rilasciare il nulla osta edilizio per le varie opere.
A proposito di serietà: Cimolai è un gruppo considerato tra i più avanzati nelle costruzioni metalliche, operante in Italia e all’estero e specializzato nella costruzioni di edifici civili e industriali, infrastrutture militari e infrastrutture per le industrie off-shore e navali. Ma non si dice che è da sempre presente nel portafoglio clienti dell’Ilva Spa. Lo scorso marzo, il presidente Luigi Cimolai, a fronte delle difficoltà del siderurgico affermò: “Abbiamo avuto un po’ di problemi con il blocco delle forniture, e ci siamo dovuti rivolgere ad altre acciaierie”. Creato il danno, ecco il modo per restituire il favore. Ammesso e non concesso che tutto questo vedrà mai la luce.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 15.11.2013)
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