Di qui, il via agli scioperi, alle assemblee ed alle proteste dei lavoratori. Che difficilmente potranno esultare per quanto “concordato” ieri a Roma tra le parti (per il Comune era presente Gionatan Scasciamacchia assessore del Comune di Taranto con deleghe allo Sport, Politiche giovanili, Associazionismo, Politiche del lavoro, Emergenza abitativa, Edilizia Residenziale Pubblica). Perché se da un lato la Vestas si è detta disposta a revocare la procedura di mobilità annunciata per i 124 lavoratori del sito Nacelles, dall’altro ha imposto la chiusura dello stesso. I rappresentanti dell’azienda danese hanno infatti messo sul tavolo la seguente proposta: un investimento di 9,5 milioni di euro, ma sullo stabilimento Vestas Blades (dove si realizzano le pale eoliche) per realizzare in loco anche la produzione delle pale eoliche della turbina “V112” attualmente prodotta in Spagna.
Dunque, il cuore della produzione della Vestas a Taranto, il sito Nacelles dove sino allo scorso 30 settembre si realizzavano le turbine “V90”, chiuderà definitivamente i battenti il prossimo 31 dicembre. Il che significa che la proposta principale avanzata già tempo addietro da parte del ministero dello Sviluppo economico, dei sindacati metalmeccanici, della Regione e del Comune, ovvero investire sul sito Nacelles per produrre qui le turbine eoliche “V112”, le più richiesta dal mercato a differenza della “V90” prodotta a Taranto (dove è anche presente il centro di sorveglianza che opera 24 ore su 24 e sette giorni su sette, incaricato di monitorare più di mille turbine presenti in vari parchi eolici situati in Nord Africa, Albania, Egitto, Libia e Giordania) è stata sonoramente bocciata. Non solo. Perché la bozza di accordo redatto ieri a Roma, prevede anche altro.
In primis, l’attivazione della procedura di cassa integrazione guadagni per 12 mesi prorogabili per altri 12 per cessazione di attività in sostituzione della procedura di mobilità; dei 124 lavoratori del sito Nacelles, 38 saranno assunti sin da subito nei siti Vestas Blades (dove attualmente sono impiegati 3 dirigenti, 59 impiegati e 188 operai) e Vestas Italia (che si occupa della commercializzazione, della manutenzione e dell’assistenza dei sistemi eolici, sito a San Giorgio e dotato di 56 unità, tra dirigenti, quadri, impiegati e operai); per altre 34 unità invece, ci sarà la possibilità di essere ricollocati volontariamente in altre sedi in Europa; altre 50 unità saranno invece formate con corsi di riqualificazione co-finanziati dalla Regione Puglia, ed in un secondo momento potrebbero essere integrate nello stabilimento Vestas Blades; infine, per tutti coloro i quali non accetteranno quanto previsto dall’accordo, ci sarà la possibilità dell’esodo volontario mediante incentivo.
Eppure, le istituzioni ieri hanno parlato di soddisfazione per l’accordo raggiunto con l’azienda danese. “Non possiamo che ritenerci soddisfatti – ha commentato l’assessore regionale al Lavoro Leo Caroli – innanzitutto se si pensa a come questa vertenza era cominciata e al rischio della assenza di qualsiasi apertura. L’ulteriore investimento su un prodotto tecnologico che si colloca nella fascia più alta del mercato deve essere letto come sicura testimonianza dell’interesse di Vestas a restare nella nostra Regione. Siamo tuttavia solo all’inizio di un percorso, che non potrà considerarsi concluso se non alla ricollocazione di tutti i 120 dipendenti”. Dello stesso tenore le dichiarazioni del Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, che ha dichiarato come “l’accordo odierno segna una svolta. La società si è impegnata ad un investimento che sviluppa una produzione di alta tecnologia nel comparto delle pale eoliche, rafforzando la competitività internazionale di Vestas Blades. Si aprono quindi prospettive di lungo periodo per l’insediamento di Taranto”. Sarà. Ora si attende che l’azienda presenti unitamente al piano formativo, il piano strategico che consenta a tutte le parti di valutare le prospettive dell’investimento cui ieri la stessa formalmente si è obbligata a realizzare. Staremo a vedere.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 12.11.2013)
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