Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa dei Verdi che segnalano una situazione di pericolo per l’ambiente e per la salute dei cittadini di Manduria (Taranto).
Nell’immediata periferia a nord della città , in zona agricola, a poche centinaia di metri da una contrada densamente abitata e a breve distanza l’una dall’altra sussistono due discariche ed una stazione di compostaggio da R.S.U. e da sfalci provenienti da colture agricole. Delle discariche, l’una , denominata “Li Cicci” dal nome della contrada in cui è ubicata, è in disuso da alcuni anni, avendo terminato il suo ciclo di utilizzo. Essa rappresenta una fonte accertata di inquinamento delle matrici ambientali a causa delle diffuse perdite di percolato, tanto da essere inserita tra i siti inquinati della Regione Puglia, destinataria di un cospicuo finanziamento finalizzato alla sua bonifica.
La somma è da tempo nella disponibilità del Comune di Manduria, senza che si sia ancora dato inizio ai lavori. La seconda discarica, denominata “La Chianca”, di proprietà del Comune di Manduria, ma gestita dalla società Manduriambiente, accoglie l’R.S.U. dei 17 Comuni dell’ATO 3. Essa, nata nel 2001 come piattaforma di separazione dell’R.S.U. per la creazione di C.D.R., non ha mai funzionato come tale, ma grazie a successive autorizzazioni in deroga da parte del Commissario di governo( il Presidente della Regione Puglia), funge tuttora da discarica di rifiuto indifferenziato non biostabilizzato, stoccato in ecoballe. A causa del mancato avvio di una seria raccolta differenziata, il gestore ha denunciato all’ATO la prematura saturazione della porzione di impianto adibita a discarica e già in questi giorni vi si sta conferendo in regime di proroga.
Il gestore ha altresì presentato un progetto di adeguamento dell’impianto al Piano Regionale dei Rifiuti, nel quale prevede, tra l’altro, la sopraelevazione della discarica onde consentirne il funzionamento sino al 2020, pretendendo per altro, in caso di rigetto dell’istanza, il risarcimento del danno per la precoce obsolescenza dell’impianto. Il progetto in questione ha comunque superato con successo la procedura di VIA ed è in attesa di ricevere l’AIA. La concessione dell’autorizzazione a sopraelevare nella situazione sopra descritta ci sembra opporsi ad ogni elementare principio di precauzione, in assenza di un’indagine seria ed approfondita sullo stato dei suoli e delle falde acquifere, nonché dei canali di diffusione di eventuali elementi inquinanti e delle loro destinazioni finali, non considerando esaustive le risultanze del S.I.A. fornito dal proponente. Alcune circostanze concomitanti contribuiscono a rafforzare in noi, tanto da indurci a presentare un esposto alla procura, questo convincimento.
– Alcuni anni fa nelle adiacenze del sito di cui trattasi furono rinvenuti fusti contenenti prodotti radioattivi (tali fusti affidati ad una società denominata CEMERAD, non si sa attualmente se siano stati o meno correttamente smaltiti). Da allora periodicamente, anche a mezzo stampa, pervengono segnalazioni, purtroppo anonime, di carichi non meglio identificati interrati nottetempo nelle cave dismesse esistenti in zona.
Tali segnalazioni sembrerebbero oggi confermate dalle dichiarazioni del pentito Schiavone, che hanno destato allarme in tutta la Puglia. Desta sospetto anche l’attività dell’elicottero dell’azienda “Helica” che in questi giorni sta scandagliando il territorio di Manduria, con apposita attrezzatura, nella ricerca di eventuali emissioni radioattive di metalli e gas.
– Da tempo si diffondono su tutto l’abitato cittadino esalazioni odorifere nauseanti , in coincidenza con lo spirare dei venti da nord, che provocano malessere diffuso e veri e propri malori. L’esito delle rilevazioni effettuate dall’ARPA che le attribuiscono al cattivo funzionamento del depuratore comunale non convince nessuno in città, poiché il suddetto depuratore è situato a sud-est rispetto ad essa. Inoltre non risulta che l’ARPA abbia compiuto rilevamenti in prossimità della discarica dismessa.Tutto ciò premesso, noi Verdi chiediamo:- all’ ISPRA, in particolare in riferimento alla discarica “Li Cicci”, e “La Chianca”, chiediamo che codesto Istituto avvii una analisi di rischio sanitario-ambientale (caratterizzazione attraverso sondaggi e analisi chimiche del suolo, nell’aria e nelle falde acquifere), con l’applicazione ai sito dei criteri metodologici previsti per le discariche.
– a tutte le istituzioni che si attivino affinché aprano canali che coinvolgano tutti gli enti preposti per effettuare analisi e indagini.
– a tutti i cittadini ed esponenti politici che hanno notizie vere e reali su presunti sversamenti che escano allo scoperto parlino e fornendo precise indicazioni alle autorità giudiziarie
– ai cittadini, movimenti e associazioni una forte mobilitazione, assicurando loro il nostro appoggio.
Noi saremo al loro fianco così come abbiamo sempre fatto (dall’ospedale al depuratore consortile fino all’Ilva di Taranto).
Gregorio Mariggiò – presidente dei Verdi per la provincia di Taranto
Michele Matino – presidente dell’associazione dei Verdi di Manduria