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Inchiesta Ilva: Vendola e Stefàno in prima fila per essere ascoltati

TARANTO – Arriveranno in questi giorni alla Procura di Taranto le richieste con cui gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul disastro ambientale dell’Ilva chiederanno di essere ascoltati dai pm per fornire così la loro versione dei fatti in merito ai reati loro contestati. Dopo l’avvenuta notifica del 30 ottobre dei 53 avvisi di conclusione delle indagini (50 a persone fisiche e 3 a persone giuridiche, ovvero alle società Riva FIRE, Riva Forni Elettrici e Ilva Spa), sono infatti iniziati i 20 giorni previsti dalla legge affinché i singoli indagati possano chiedere di essere ascoltati dall’autorità giudiziaria oppure consegnare a quest’ultima memorie difensive. Una volta giunte le richieste di “ascolto”, saranno gli stessi pm a calendarizzare gli interrogatori. Esaurita questa fase a valle della notifica degli avvisi, se ne aprirà una seconda nella quale la Procura tirerà le sue conclusioni e formulerà al giudice delle udienze preliminari (GUP) le richieste di rinvio a giudizio e/o di proscioglimento.

Tra gli indagati i componenti di spicco della famiglia Riva, Emilio e i figli Nicola e Fabio, l’ex presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori dello stabilimento Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, l’ex assessore regionale al Lavoro e oggi deputato di Sel, Nicola Fratoianni, il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva: questi i nomi più “prestigiosi” dei 53 indagati.

Diversi i capi di imputazione. Ai Riva, così come a Capogrosso, è contestata l’associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti contro la pubblica incolumità. A Buffo, fra l’altro, è contestata anche l’omissione di norme di sicurezza alla base di due incidenti mortali sul lavoro avvenuti in Ilva il 30 ottobre (quando morì l’operaio del MOF Claudio Marsella) e il 28 novembre 2012 (quando a perdere la vita fu il gruista Francesco Zaccaria). All’ex presidente della Provincia Giaani Florido è contestata la concussione per la vicenda delle discariche del siderurgico, mentre al governatore Vendola la concussione aggravata in concorso. In sostanza, secondo i pm, quest’ultimo sarebbe intervenuto pesantemente sull’ARPA Puglia affinché “ammorbidisse” le relazioni sull’inquinamento dell’Ilva. Di favoreggiamento verso Vendola è invece accusato Fratoianni (ex assessore regionale ed ora senatore SEL), mentre il sindaco di Taranto risponde di omissione. Secondo i pm, si è infatti limitato a denunciare alla Procura la grave situazione ambientale della città conseguente l’inquinamento dell’Ilva, senza però adottare quelle misure in suo potere adottare in quanto sindaco e quindi primo tutore della salute dei cittadini.

Sia Vendola sia Stefàno hanno chiesto di essere ascoltati dalla Procura. Vendola nei giorni scorsi si è difeso dichiarando che la sua giunta il fatto avrebbe impresso una sterzata sulla vicenda Ilva, potenziando ruolo e strumenti dell’ARPA Puglia (anche se sono soltanto due i tecnici adibiti al controllo delle emissioni degli oltre 1000 camini industriali presenti in Puglia, di cui 200 soltanto nell’Ilva) e varando due leggi: sulla riduzione delle emissioni di diossina (il cui campionamento in continuo h24 per il camino E312 non è mai partito) e sulla valutazione del danno sanitario (depotenziata dal decreto Balduzzi-Clini dello scorso aprile, a cui la Regione ha deciso di ricorrere soltanto la scorsa settimana). Il sindaco di Taranto, invece, si è difeso ricordando di aver emesso anche un’ordinanza contro le emissioni del siderurgico che poi il Tar di Lecce ha bocciato su richiesta dell’azienda (in realtà la bocciatura del provvedimento avvenne in quanto Stefàno “prescrisse” all’azienda provvedimenti già presenti nell’AIA e comunque di natura tecnica, quindi di competenza della comissione IPPC, e non contingibili ed urgenti come invece avrebbe dovuto e potuto in quanto primo cittadino).

Hanno invece annunciato la costituzione di parte civile Legambiente e la Uil Puglia (molto più sensata invece, quella del WWF) . Il che ci lascia alquanto perplessi visto che la prima, pur essendo un’associazione ambientalista, si è sempre schierata a favore dell’AIA all’Ilva e dell’eco-compatibilità del siderurgico con la città di Taranto; la seconda invece, avrebbe fatto meglio a tacere del tutto, visto che all’interno dell’azienda è rappresentata dalla Uilm Puglia (che detiene il maggior numeto delle tessere sindacali tra gli operai), per mesi schieratasi contro i provvedimenti della magistratura, e a strenua difesa dell’esistenza dell’Ilva: ma si sa, la coerenza non è di casa da queste parti. Il processo sarà celebrato in Corte d’Assise presumibilmente tra fine primavera e inizio estate 2014. L’autorità giudiziaria si è già posta il problema di reperire una sede idonea per questo processo visto anche il numero di testi presenti (quasi certamente infatti si svolgerà in quel di Paolo VI).

G. Leone (TarantoOggi, 04.11.2013)

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