Ilva, cosa succede nell’Acciaieria 1? – Secondo incidente in pochi giorni
TARANTO – Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto (ovviamente è una battuta), l’Ilva continua placidamente la sua marcia produttiva come se niente fosse. E lo fa in uno status di limbo, visto che per l’applicazione delle prescrizioni previste dall’AIA si attende che il ministro dell’Ambiente approvi con decreto le proposte contenute nel piano del comitato dei tre esperti, che ha rimodulato la tempistica prevista dal riesame al testo concesso dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini lo scorso 26 ottobre (nei mesi successivi la commissione IPPC aveva acconsentito alla proroga dell’attuazione di diverse prescrizioni richiesta dall’Ilva).
Ed in questo stato di limbo può accadere che non tutto vada sempre per il meglio. Nella mattinata di ieri infatti, 15 operai sono stati portati in infermeria dopo aver avvertito sintomi da intossicazione per aver inalato fumi che si sono sprigionati dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1. A rendere noto l’accaduto, il sindacato di base USB. Che denunciato il “grave atteggiamento di alcuni responsabili di reparto che hanno chiesto ai lavoratori di continuare a lavorare nonostante l’accaduto e senza aver effettuato le opportune verifiche”.
Gli operai sono stati trasportati nell’infermeria dello stabilimento, ma per fortuna non hanno riportato danni gravi o permanenti: almeno per il momento. L’Usb ha richiesto l’intervento urgente degli ispettori dello SPESAL e della ASL di Taranto al fine di accertare le reali cause dell’incidente ed eventuali responsabilità. Ma il caso dei 15 operai rimasti intossicati stamani nel reparto Colata continua 1 dell’Acciaieria 1, è il secondo che accade in pochi giorni nello stesso reparto. La sera del 19 ottobre scorso infatti – anche in quel caso a denunciare l’accaduto fu l’Usb – altri sei dipendenti del siderurgico mentre erano al lavoro nell’area in questione, avvertirono improvvisamente grosse difficoltà di respirazione in seguito all’inalazione di monossido di carbonio “sprigionate nel capannone senza che nessun tipo di allarme abbia avvertito le maestranze”. Gli operai, soccorsi nella infermeria, non riportarono gravi conseguenze.
Sia l’Usb a seguito di questi ultimi due episodi, che diversi altri operai, da tempo sostengono come “l’Acciaieria e le Colate continue 1 e 5 necessitano di grandi e immediati interventi, partendo dalla salvaguardia della salute e sicurezza di chi ci lavora, che allo stato delle cose non viene garantita”. A tal proposito, vogliamo ricordare che il 17 luglio l’azienda annunciò la fermata dell’acciaieria 1, poi avvenuta il 5 agosto e durata per tutto il mese. Così come avvenuto per AFO 2, le motivazioni addotte dall’azienda furono la crisi di mercato con mancanza di ordini e “l’anticipazione” dei lavori di risanamento previsti dall’AIA. Che per il reparto, alla prescrizione n. 70, prevede di ridurre per l’intera area le emissioni diffuse e convogliate di polveri, attraverso “l’adozione di metodi di aspirazione desolforazione ghisa in siviera (BAT 78) dalle Acciaierie ACC1 e ACC2 per aumentare l’efficienza di captazione del sistema di aspirazione e convogliamento che asserve le postazioni di trattamento della ghisa in siviera”.
Il 27 aprile, l’Ilva comunicava l’ordinazione di alcuni sistemi, ma soltanto per l’acciaieria 2. Ma la prescrizione andava attuata entro ottobre 2012. E, stando al piano proposto dal comitato dei tre esperti, non è stata ancora attuata. Se è vero, come è vero, che nel piano per la prescrizione n. 70 al punto A vi è scritto che “in ACC/1 devono essere effettuati gli interventi di chiusura e di potenziamento dell’impianto di aspirazione: l’ultimazione degli interventi deve avvenire entro il 30.06.2014”. Dunque, così come avvenuto esattamente per AFO 2, l’Ilva ha fermato un impianto “fingendo” di effettuare i lavori previsti dall’AIA, per poi farlo ripartire in attesa di conoscere se e quanto effettuare quei lavori una volta approvato il piano dal ministero. E soprattutto in attesa di sapere se il commissario Bondi ha destinato ai suddetti interventi qualche briciola dell’1,8 miliardi di euro previsti per l’applicazione dell’intera AIA.
Non solo. Perché il secondo punto della prescrizione n. 70, prevede anche la “Captazione fumi dal tetto dell’acciaieria ACC/1 e realizzazione di un nuovo sistema di depolvera zio ne a tessuto ACC/1 (BAT 78): con tale intervento è previsto un miglioramento della captazione delle emissioni dalle varie fasi all’interno dell’acciaieria 1, con riduzione delle emissioni di polveri in atmosfera compresi gli eventi anomali di “slopping” e l’aumento della capacità di aspirazione totale dell’impianto con elevata prevalenza e con depolverazione a tessuto e convogliamento ad un nuovo camino E525b. Il completamento della fase di captazione fumi dal tetto è previsto per il 26 novembre 2013. La riduzione stimata di polveri è pari a 275,8 t/a (come somma di emissioni diffuse e convogliate). Si prescrive, altresì, all’azienda di implementare, nell’ambito del sistema di gestione ambientale, una specifica procedura operativa per l’analisi affidabilistica di tipo RAMS (reliability availability maintainability safety) idonea a definire i criteri e parametri operativi per la eliminazione del fenomeno del cosiddetto “slopping”. La suddetta procedura dovrà essere trasmessa all’Autorità competente entro 30 giorni dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA”. A tal proposito, ricordiamo che appena lo scorso 7 giugno ARPA Puglia diffuse una nota inerente l’ultimo fenomeno di “slopping” verificatosi lo scorso 27 maggio.
Proprio durante la tre giorni della seconda ispezione compiuta insieme ai tecnici dell’ISPRA (28-29-30 maggio), fu appurato che l’evento di “diffusione di emissioni anomale” si è verificato al convertitore n. 3 dell’acciaieria 2. Il bello è che l’Ilva ha dichiarato che l’acciaieria 2 è dotata di un sistema “intelligente” chiamato appunto RAMS, finalizzato alla prevenzione dei fenomeni di slopping. Che però, guarda caso, lo scorso 27 maggio risultava guasto. Inoltre, dalla documentazione fornita dalla stessa Ilva, si apprese che dal febbraio al dicembre 2012 si sono verificati ben 240 fenomeni di slopping nelle due acciaierie, che l’ARPA giudicò “eccessivo per un fenomeno che dovrebbe essere in via di eliminazione”. Inoltre, nella sua relazione ARPA scriveva: “Ilva non ha fornito alcune elemento sulla situazione precedente all’implementazione di tali sistemi di controllo, che consenta una verifica della loro efficienza”. E dall’ultima relazione dell’ISPRA, si apprendeva che in realtà il sistema RAMS non era stato completato del tutto: ecco perché si verificano ancora oggi i fenomeni di “slopping”.
Anche nel verbale inerente la terza ispezione presso il siderurgico (10 e 11 settembre), i tecnici ISPRA e ARPA hanno evidenziato la “mancata ultimazione dell’implementazione su tutti i convertitori dell’acciaieria 1 e 2 del nuovo sistema software tipo RAMS, contrariamente all’impegno assunto nella nota DIR 232 del 27/11/2012 ed a quanto richiesto dalla diffida del 14/06/2013 in attuazione della prescrizione 70 al secondo punto nella parte relativa alla eliminazione del fenomeno slopping tramite interventi di natura gestionale”. E cosa dice a tal proposito il piano degli esperti presentato lo scorso 10 ottobre? Quanto segue: “l’intervento è in corso di ultimazione e sono state completate la rete di captazione, la copertura del tetto, la copertura dei convertitori e l’implementazione, la cui efficacia è in corso di valutazione, di RAMS.
Sono in corso di esecuzione la costruzione e il montaggio del nuovo filtro a servizio dei convertitori ACC/1 (termine 30.11.2014); l’implementazione su tutti i convertitori del nuovo sistema ISDS all’esistente sistema dotato di RAMS(termine 15.11.2013). Si chiede di valutare, almeno in prospettiva, una modifica dei procedimenti gestionali con il trasferimento di alcune operazioni dal convertitore alla siviera(pre-scorifica) per la minimizzazione del fenomeno di slopping e delle sue conseguenze”. Se tutto va bene, dunque, e se i lavori verranno realmente realizzati, i problemi di captazione e il fenomeno di slopping in acciaieria 1 termineranno tra il prossimo mese e l’anno venturo.
Intanto ieri mattina alle 9 in punto, gli operai dell’Ilva di Taranto aderenti all’Usb hanno osservato un minuto di silenzio in memoria del collega Claudio Marsella, morto un anno fa nel reparto Movimento ferroviario dopo essere rimasto schiacciato da un vagone, e degli altri due lavoratori del siderurgico che hanno perso la vita in incidenti sul lavoro in appena quattro mesi, Francesco Zaccaria (28 novembre 2012), e Ciro Moccia (28 febbraio 2013). Ma di loro, tranne qualche collega e i loro familiari, non si ricorda più nessuno. Non fanno tendenza, né notizia. Non sono morti per una qualche malattia correlata all’inquinamento.
Non erano né politici, né magistrati. Non facevano parte della società così detta “impegnata e civile”. Non “servono” nemmeno come martiri. Sono morti bianche. Che dovrebbero indignare quanto se non di più rispetto alle altre. Non qui. Non a Taranto. Dove in tanti sono diventati forcaioli giacobini. Perché credono che il futuro si decida in un’aula di tribunale e non nelle strade di questa città dove c’è ancora qualcuno che crede che un altro futuro è possibile. Ed in un modo o nell’altro proverà a prenderselo. Con le buone o con le cattive. Buon weekend e buone “feste” (tra mostri, morti e santi, in questi giorni Taranto è la città adatta per tutto questo). Auguri.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 31.10.2013)