“A causa dei cambiamenti climatici, i ghiacci artici si stanno sciogliendo rapidamente ma piuttosto che agire responsabilmente, le compagnie petrolifere sono pronte a rischiare nuove catastrofi, pur di accedere alle risorse artiche. La colpa degli attivisti è aver deciso di dire no a coloro che minacciano questo fragile ecosistema, per il bene del pianeta e di tutti noi” afferma Cristiana De Lia, responsabile campagna mare di Greenpeace Italia.
L’accusa di “pirateria” rivolta ai 28 attivisti di Greenpeace e ai due giornalisti freelance, ritenuta ingiustificata da diversi esperti di diritto internazionale, potrebbe costare loro 15 anni di prigione. Dal 24 settembre gli attivisti sono trattenuti in strutture di detenzione preventiva intorno alla città di Murmansk. Greenpeace chiede al governo italiano di sostenere l’azione del governo olandese presso il Tribunale Internazionale previsto dalla Convenzione ONU sul diritto del mare. Per chiedere la liberazione dei 30 detenuti in Russia si stanno mobilitando Premi Nobel, Ong come Amnesty International e Human Rights Watch e artisti.
Nota stampa
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