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Economie sostenibili per vincere attraverso il turismo

TARANTO – Da ormai più di mezzo secolo l’economia italiana ha puntato molto sulla produzione di tutti quei prodotti industriali che hanno permesso un progresso economico nazionale e contribuito alla crescita e allo sviluppo lavorativo del paese. Tutto questo miracolo economico è in parte stato concepito in quel di Taranto, grazie alla produzione costante dell’acciaio con l’Italsider ed ora Ilva Spa e anche grazie alla raffinazione del petrolio dell’ industria petrolchimica Eni. In questa parte di territorio del profondo sud, l’industrializzazione ha concepito l’illusione di un miracolo economico e lavorativo, che ha prodotto benefici per pochissimi anni, distribuendo lavoro e reddito ai cittadini e alla provincia di Taranto, ma al contempo ha invece prodotto enormi guadagni con la vendita e l’utilizzazione dell’acciaio per l’intero Paese, portando alla ribalta l’economia nazionale.

Questa illusione negli anni è stata sempre più sotto gli occhi di tutti. Ci si è resi conto della distruzione che è stata perpetrata al territorio e alla popolazione residente nel territorio ionico. Una distruzione che ha portato via molte di quelle tradizioni tutte rigorosamente d’origine locale, come la pesca, l’allevamento dei mitili, l’allevamento di bestiame in provincia, la presenza di frantoi e cantine. Tutto o quasi contaminato. Questo è quello che emerge dalle indagini che sono state svolte in questi anni, ma queste indagini non dicono quello che per noi giovani è stata la batosta più brutale: hanno sottratto a quest’ultima generazione la possibilità di sognare. Ci hanno tolto il sogno di vivere in una città diversa, sotterrando quella possibilità di sviluppo alternativo che di sicuro avrebbe riscattato una città che della monocultura industriale ne ha fatto un’arma in mano a chi ci ha sfruttati per tutti questi anni.

Non voglio piangermi addosso, ma voglio dire che bisogna continuare a sognare e a ragionare bene sul futuro sviluppo del territorio. Parliamoci chiaro la grande industria ha i giorni contati, non lo dico io, lo dicono studiosi e tecnici economici a livello europeo, i quali hanno illustrato che nel prossimo futuro la produzione dell’ acciaio sarà effettuata in altre parti del mondo e non più in Europa, cioè converrà comprare l’acciaio da fuori piuttosto che produrlo a ciclo integrale come è avvenuto fino ad oggi. Questo lo dice anche uno che l’Ilva la conosce bene, come Sergio Noce ex responsabile degli affari generali negli anni 70, il quale afferma che oramai non conviene più investire nemmeno 1 centesimo nella produzione a ciclo integrale dell’acciaio. Questo, oltre che “anti-economico”, è distruttivo per la popolazione a ridosso della fabbrica, la quale non può sopportarne il peso a livello di salute. Le due cose non saranno mai compatibili. Se lo dice lui che la fabbrica la conosce bene c’è da fidarsi.

I fatti sono questi, assolutamente veritieri e provati. Quindi è ora di cambiare pagina e progettare un’idea di sviluppo economico alternativo, come è stato fatto a Bilbao in Spagna o a Pittsburgh negli Stati Uniti, entrambe città ex industrializzate ed inquinate come Taranto. Esse hanno dato nuova linfa all’economia del territorio, basandosi su una evoluzione economica ispirata alla cultura e al turismo, ridando una nuova immagine ad una realtà territoriale in precedenza deturpata e ingrigita dai fumi delle fabbriche. Prendiamo il caso Pittsburgh come modello di sviluppo economico sostenibile, una città che attraverso la  riconversione industriale è riuscita intorno alla fine degli anni 80 a diventare una meta importante per la cultura ed il turismo, nonostante la forte crisi che la chiusura delle industrie inquinanti provocò, ma proprio partendo da questa crisi, i cittadini risposero con un’evoluzione che ha ridisegnato il volto del territorio decisamente in meglio.

Ciò che stupisce maggiormente è la clamorosa diversificazione delle alternative sostenibili che Pittsburgh ora ospita: fondazioni mediche specializzate nella ricerca (finanziata) di alto profil0. Pittsburgh è il primo centro medico al mondo per lo studio delle malattie del cuore, robotica, servizi finanziari, turismo, “industria delle conoscenza”. E’ il motivo per cui Pittsburgh, almeno fino al 2011, è riuscita a rispondere alla crisi economia mondiale dal 2008 meglio di altre aree degli Stati Uniti; ed è anche il motivo per cui alcuni studiosi di settore enfatizzano con grande orgoglio le possibilità lavorative e le paghe medie di settore abbastanza alte.

In questo modo capiamo che di attività alternative alla grande industria ce ne sono e se ne possono avere anche di alto profilo se solo riuscissimo ad avere consapevolezza riguardo al futuro economico di Taranto. Partendo proprio dalla definizione di Cesare ” il dado è tratto” per capire che non c’è più futuro per l’Ilva di Taranto e capiamo anche che gli strumenti vincenti per risollevare questo territorio sono indiscutibilmente una buona base di cultura, intesa come istruzione e maturazione del livello culturale del cittadino medio, uno sviluppo sostenibile del territorio, inteso come un riappropiarsi di tutti quegli spazi rimasti abbandonati o che versano in una situazione di degrado e inquinamento. Il tutto attraverso una rigorosa ed esemplare bonifica del territorio; costringendo l’ utilizzazione di quella forza lavoro che la grande industria abbandonerà tra qualche anno.

Ma l’attività alternativa di cui dobbiamo parlare maggiormente e quello che sarà la punta di diamante della realtà locale tarantina è, senza ombra di dubbio, il turismo. Abbiamo tanto da riqualificare e da mostrare, partendo solo dalla potenzialità dei beni archeologici. Taranto sarebbe sicuramente una meta ambita da tutti i turisti del mondo appassionati di Grecia antica e Magna Grecia. La città è piena di reperti e strutture. Gli ultimi studi sui flussi turistici hanno presentato un quadro davvero rassicurante: sono circa 1 miliardo le persone che si spostano nel mondo per motivi turistici, e tra qualche anno con l’arrivo dei turisti cinesi delle classe più abbienti, questo numero sarà in continua crescita.

Toccherà a noi cittadini e chi ha il dovere di risarcire questo territorio saper giocare bene la partita del post-Ilva, elaborando mezzi e strumenti che possano essere di valevole aiuto allo sviluppo di un territorio intelligente attraverso la produzione di nuovi beni e servizi improntati sul turismo sostenibile e sulla crescita culturale della città di Taranto. E’ di fondamentale importanza che in questa nuova fase di “vita economica cittadina” si dia ampio spazio a nuove e radicali idee, partorite da quelle realtà virtuose che in questi anni hanno combattuto e studiato per rendere l’ambiente e il territorio più pulito possibile, soddisfacendo il bisogno sempre crescente di rinnovamento e inclusione sociale della popolazione. Tutto questo elaborato ha una premessa estremamente importante, ovvero, la base economica, che dovrà essere per forza di causa il risarcimento (miliardario) che lo Stato prima e i Riva poi dovranno versare a questa terra martoriata e sfruttata per tutti questi anni.

Alessandro Occhinegro

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