FederPetroli Italia “piange”: “Ricerca idrocarburi in stallo” – Zanonato firma decreto su aree marine
Da una parte c’è chi si batte come può per difendere il proprio mare e le proprie terre dai continui tentativi di “aggressione” da parte delle multinazionali del petrolio, dall’altra c’è chi si lamenta perché la ricerca di idrocarburi, in Italia, starebbe vivendo una fase di stallo. Oggi abbiamo ricevuto una nota stampa di FederPetroli Italia, che interviene sulla recente polemica inerente la disponibilità di idrocarburi nel sottosuolo della Basilicata. Dice Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli: “E’ da anni che continuiamo a lottare per far capire alle regioni e a parte della popolazione che nella nostra amata terra c’è un grande potenziale energetico con piena sostenibilità ambientale, ancora da sfruttare. E’ inutile continuare a lottare e polemizzare sulla Basilicata, sappiamo che ancora oggi la Regione rappresenta un grande giacimento di risorse energetiche ed ancora un numero considerevole di Progetti di Esplorazione Idrocarburi fanno fatica a decollare”.
Si legge, ancora, nella nota stampa: “E’ necessario prendere in considerazione in Italia gli investimenti stranieri che rischiano di essere vanificati, come l’importante Progetto “Ombrina Mare” a largo delle coste abruzzesi, concessioni onshore ed offshore in Puglia, i progetti in Sardegna per non parlare di altre regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche e Sicilia, mentre la Grecia, Montenegro, paradisi ambientali come le Seychelles e l’Islanda pubblicano gare aperte a tutte le aziende petrolifere per nuove esplorazioni. Si pensa sempre – continua Marsiglia – che trivellare ed esplorare nuovi giacimenti petroliferi sia un attentato, questo è solo il frutto di una ignoranza in materia, dove non si dà possibilità di spiegazione. Il danno che stiamo subendo è impressionante, abbiamo le aziende che hanno paura di montare un impianto di perforazione, per poi stare mesi fermi, per non parlare di tutta la parte della operatività di un cantiere a terra o messa in mare di una piattaforma, ed i Progetti restano su carta con milioni spesi e buttati al vento”.
Per Marseglia “nessun paese al Mondo pensa di rinunciare a scoprire e produrre le proprie risorse di idrocarburi, questo sta avvenendo solo in Italia, con il pretesto dell’ambiente, pur sapendo che questo settore e di gran lunga il più affidabile in termini di sicurezza, capacità tecnologica nonché attenzione all’ambiente. Alla riapertura dei lavori parlamentari chiederemo alla Commissione Ambiente del Senato di essere ascoltati sul proseguimento dell’Affare Assegnato n.52 (Ricerca ed Estrazione Idrocarburi in mare) e forse riusciremo a dare una più completa e chiara spiegazione del patrimonio energetico, industriale ed occupazionale che in Italia stiamo perdendo”.
A noi piace replicare con il messaggio esposto sulla spiaggia di Marina di Lizzano (Taranto), il 25 agosto scorso, quando è stata organizzata una catena umana contro le trivellazioni nel mar Jonio: “Giù le mani dal nostro mare!”. Proprio oggi, il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ha comunciato di aver firmato il decreto di riordino delle zone marine aperte alla ricerca e coltivazione di idrocarburi, in coerenza con le norme di legge approvate dal Parlamento nell’ultimo anno e con la direzione indicata dalla Strategia Energetica Nazionale.
“Il decreto – dice Zanonato – determina un quasi dimezzamento delle aree complessivamente aperte alle attività offshore, che passano da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesi confinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza italiani ed europei. In particolare, il decreto determina la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro le 12 miglia da tutte le coste e le aree protette, con la contestuale residua apertura di un’area marina nel mare delle Baleari, contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi. Con questo provvedimento – dichiara il ministro – sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e minor sensibilità ambientale”. Conclude Zanonato: “Il decreto prevede l’impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie di avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale”.