Pur spiegando che il dato nudo e crudo, in gergo medico definito “grezzo” è poco indicativo sulla realtà sanitaria di Taranto, la ASL concede i dati riferiti al distretto 3 ed al distretto 4, inerenti i rioni Tamburi, Città Vecchia, Paolo VI e parte del Borgo (ovvero i quartieri più limitrofi all’area industriale) il primo e del resto degli altri quartieri il secondo. Secondo retroscena: venerdì si presentano alla ASL i giornalisti delle “Iene”, famosa trasmissione Mediaset, per un’intervista ai dirigenti dell’azienda sanitaria locale, in merito alla situazione sanitaria della città. E la prima domanda, caso alquanto curioso, è proprio sul numero degli esenti del ticket “048”. Alle “Iene” viene fornita la stessa spiegazione sulla poca attendibilità scientifica del dato: nel corso dell’intervista, gli inviati scoprono anche che a Taranto un registro tumori esiste eccome.
“Evidentemente”, erano stati mal informati da chi li ha inviati alla ASL proprio per “indagare” sulla questione. In attesa di conoscere la versione ufficiale della ASL, ad esporsi sulla vicenda è stato il direttore generale di ARPA Puglia, Giorgio Assennato. Il quale ha dichiarato che “i dati sui tumori forniti da ‘Peacelink’ possono costituire una fonte informativa valida ad integrare altre analisi ma non costituiscono certo un’analisi epidemiologica”. “Questo dato – commenta Assennato – avrebbe valore se fosse stato presentato con una relazione, con un’analisi approfondita, e invece è una semplice comunicazione. Poi, a che anno si riferisce? Non lo sappiamo. Inoltre, il dato avrebbe senso se avesse evidenziato il valore storico in raffronto con quello attuale dei quartieri più vicini all’Ilva, nonché comparato questo stesso valore col resto della città di Taranto e col resto della Puglia. Invece questo lavoro non è stato fatto. Non abbiamo alcuna contezza del trend temporale in aumento o del trend spaziale in eccesso sul resto della Puglia”. Assennato così conclude: “Peacelink svolge bene la sua funzione di comunicazione, ma la comunicazione non può essere a livello di agit-prop. Su una materia così delicata occorrono analisi serie e rigorose”.
Ancora una volta, dunque, questo giornale è costretto a recitare la parte del “bastian contrario”. La notizia, che abbiamo pubblicato sull’edizione di ieri per dovere di cronaca, ci ha contrariati per una serie di motivi. Prima di tutto, appunto, perché si tratta di un dato letteralmente “sparato” ai quattro venti, senza il supporto di alcun studio scientifico o relazione epidemiologica. Inoltre, chi ha curato la vicenda, dovrebbe ben sapere che nell’elenco degli esenti del ticket “048” rientrano anche quei pazienti a cui è stata diagnosticata un’ipotesi di presenza di carcinoma oltre che coloro i quali hanno vinto, per loro fortuna ed almeno per il momento, la battaglia con il “brutto male”. Tra l’altro, non viene specificata nemmeno l’età degli oltre 8mila “malati” in questione. Né quando hanno contratto la malattia, né di che patologia si tratti. In più, fattore non trascurabile, viene del tutto ignorato il lungo e duro lavoro che pochissimi addetti dell’ASL hanno svolto in religioso silenzio e con tutta la loro professionalità, nella redazione del registro tumori di Taranto, valido per gli anni 2006-07-08. Per non parlare del fatto che una notizia “sparata” in questa maniera, è un clamoroso autogol per gli ambientalisti ed un insperato regalo per l’Ilva e le grandi industrie presenti sul territorio.
Dato per assodato il numero degli esenti, dov’è dimostrato che tutti loro, o parte di essi hanno contratto il “male” per colpa delle emissioni inquinanti provenienti dall’area industriale? Del resto, non è un caso se l’azione della magistratura tarantina è stata possibile soltanto grazie alla relazione dei periti epidemiologi il cui risultato ha poi configurato il nesso di causalità ed il reato penale per cui è stato possibile intervenire. E poi ancora: perché trattare in questa maniera dati che parlano del vissuto e della sofferenza delle persone? Chi ha dato il permesso a Peacelink di diffondere qui dati? Infine, restiamo basiti dalla superficialità con cui la stampa nazionale e locale tratta notizie delicatissime, senza prima aver fatto dovuto verifiche. Si cerca a tutti i costi lo scoop, la notizia bomba, senza alcun rispetto per Taranto. In città, da tempo, c’è un brutto clima. C’è un’aria da “periodo del terrore” ed un giustizialismo portato all’esasperazione: si vuole a tutti costi accendere il fuoco, ma poi si nasconde sapientemente la mano. Contenti voi.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 03.09.2013)
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