Puntale era arrivata la precisazione di due aziende: l’Hi Tech International che produce in esclusiva il dispositivo brevettato “Fog cannon” e la società Ecology, che commercializza il prodotto. Entrambe avevano specificato di ”non aver mai fornito all’Ilva” tali dispositivi e che erano del tutto estranee all’incidente” segnalato a Taranto. Dichiarazioni che hanno indotto sia InchiostroVerde che il TarantoOggi ad approfondire la vicenda. In base alle informazioni in nostro possesso, infatti, l’Ilva avrebbe rifiutato a fine 2011 la proposta di vendita dei “Fog Cannon” originali presentata dalla Ecology ritenendola troppo costosa.
C’è forse da stupirsi? Da sempre il primo obiettivo dell’azienda è stato quello di puntare sul risparmio. Come si spiegherebbe, altrimenti, il fatto che per il “famoso” barrieramento, a ridosso del quartiere Tamburi, sia stata utilizzata una rete che sembra più adatta all’uso agricolo che a trattenere le pericolose polveri inquinanti? In seguito, per i Fog Cannon (o presunti tali), l’Ilva si è rivolta alla Semat, azienda di proprietà del gruppo Trombini. da sempre tenuta in grande considerazione dalla famiglia Riva.
L’interrogativo da noi posto è sempre stato chiaro: quanto sono affidabili queste apparecchiature? Perché producono un rumore così forte, da creare disagio alla popolazione dei Tamburi? Sulla vicenda, è intervenuto anche il Movimento Cinque Stelle, che con i suoi parlamentari ha chiesto al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando di spiegare “se queste apparecchiature sono a norma di legge e funzionanti in maniera ottimale”.
Ciò che disorienta di più, in questa fase, è la mancanza di certezze sui controlli delle prescrizioni inserite nell’Autorizzazione Integrata Ambientale e sulle relative responsabilità. Lo stabilimento ionico appare agli occhi dei cittadini come una gigantesca terra di nessuno. A fine giugno, un quotidiano locale aveva riportato un’intervista all’assessore comunale all’Ambiente. Vincenzo Baio, dalla quale emergeva l’intenzione di Arpa Puglia di avviare un monitoraggio della rumorosità nel rione Tamburi. Un’iniziativa che sembrava di imminente attuazione. Eppure, così non è stato. A distanza di due mesi da quelle affermazioni, InchiostroVerde ha pensato di rivolgersi direttamente all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, per avere ragguagli.
Nella nota ricevuta questa mattina, sottoscritta dal dottor Vitantonio Martucci, direttore del Servizio Territoriale Dap Taranto, si spiega che l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’Ilva, a regime, prevede l’installazione di dieci “Fog Cannon”. Spiega Martucci: “Attualmente, per quanto ci consta, sono attivi cinque di questi impianti, di cui tre sono posizionati nella direzione del quartiere Tamburi”. Una cosa molto importante viene detta successivamente: “Ad oggi non sono stati eseguiti controlli sull’inquinamento acustico. Arpa Puglia ha previsto un piano di monitoraggio presso alcuni recettori del quartiere Tamburi nella prima metà del mese di settembre 2013”.
Insomma, non ci resta che attendere l’avvio e gli esiti di questo monitoraggio. Noi ci impegneremo a seguire i retroscena anche di questa emblematica vicenda, in cui appare evidente come la presunta soluzione di un problema possa creare più danni che giovamento. E questo, quando si parla di Ilva, non rappresenta certo una novità.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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