Ilva, l’arcivescovo Santoro: “Perverso contrapporre salute e lavoro”

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santoroTARANTO – “La contrapposizione fra salute e lavoro e’ frutto di una dinamica perversa, figlia di coloro che non hanno pensato al futuro di Taranto, ma hanno seguito la strada del profitto immediato”. E’ quanto scrive l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, nel messaggio per la Giornata della salvaguardia del Creato che ricorre domani e che e’ indetta dalla Conferenza episcopale italiana.  Santoro si occupa in particolare della questione ambientale e dell’Ilva di Taranto. Dice che “un anno fa il volto di Taranto era duramente provato” ma che è “sbagliato credere che l’enormità del problema Ilva potesse risolversi con le sole forze locali: troppo grande l’Ilva per Taranto, perche’ il Paese non se ne occupi in maniera pronta ed efficace. Purtroppo abbiamo assistito allo smarrimento delle classi dirigenti, nazionale e locale, la cui conseguenza e’ stata una discutibile gestione dell’emergenza e sembra utopico concepire una nuova politica industriale”.

La speranza rischia di perdersi lasciando il campo alla rassegnazione. L’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, “fotografa” in questo modo la situazione della città  sul problema dell’ambiente e dell’Ilva. “Ad oggi – spiega – la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e i decreti non sono serviti a migliorare la situazione ambientale. Lo testimoniano i ritardi nell’applicazione delle prescrizioni ed i fatti di questi ultimi tempi, che, ormai, riguardano anche altre realta’ industriali. Ancora una volta – prosegue Santoro – sembriamo essere atterriti da un fatalismo inesorabile e tutto tarantino. Avvertiamo il peso di una crisi ambientale che va ad aggiungersi a quella economico-sociale di carattere globale. In una situazione cosi’ complessa la tentazione di lasciarsi cadere le braccia e’ molto forte”.

“Anche se fiaccati dagli scarsi risultati occorre ridare fiato alla speranza. Cominciamo a disinquinare i pozzi del dibattito pubblico, che adesso sembrano più secchi che inquinati – continua l’arcivescovo di Taranto – salute e lavoro sono due aspetti diversi ma complementari della vita di ciascuno di noi. La situazione difficile che viviamo può essere una grande opportunità  di ripresa in una articolazione armonica della salute e del lavoro e della difesa dell’ambiente senza eliminare la produzione, come già accade in vari altri luoghi di politiche industriali avanzate. La direzione della Chiesa di Taranto rimane quella della Dottrina sociale, dove si riconosce la positività del mercato e dell’impresa ma indica, nello stesso tempo, la necessità che questi siano orientati verso il bene comune”.

Secondo l’arcivescovo di Taranto, “il nocciolo della questione è continuare a bandire la logica delle contrapposizioni perché, come ricordato dalla recente enciclica Lumen Fidei al n.55, l’unita’ e’ superiore al conflitto”. Inoltre l’arcivescovo Santoro dice che Taranto ha bisogno di “giustizia”, “avvertita da ciascuna delle parti in campo. L’esigenza della giustizia e’ sentita inoltre – afferma l’arcivescovo di Taranto – da chi ritiene che le scelte di politica industriale non debbano passare sulla testa della gente, da chi ricorda che il lavoro e’ un diritto sancito dalla Costituzione e che i lavoratori non debbano pagare le conseguenze di scelte compiute mettendo al primo posto il profitto rispetto al bene comune”. Ma, sostiene l’arcivescovo di Taranto, anche “l’intera citta’ chiede giustizia alla classe dirigente locale affinché presenti ai responsabili nazionali della cosa pubblica il conto della gratitudine dovuta ai cittadini di Taranto per gli enormi sacrifici con cui hanno sostenuto l’economia italiana con il proprio lavoro, la propria salute e quella dei propri figli”. Infine, conclude con un “invito ad un controllo rigoroso sull’applicazione delle prescrizioni della nuova Aia non procrastinando ulteriormente gli interventi di ammodernamento degli impianti, la copertura dei parchi minerali e la bonifica dei terreni circostanti”.

Fonte: Agi

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