Emergenza cozze, Nardoni boccia la proposta del sindaco Stefàno

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TARANTO – Un’altra lettera sostanzialmente inutile. Solo tre giorni fa, il sindaco Ezio Stefàno aveva scritto al presidente della Regione Nichi Vendola per chiedere un provvedimento straordinario in grado di ridurre da sei a quattro i mesi necessari per la classificazione delle acque di mar Grande per la mitilicoltura. Si tratta, com’è noto, di un passaggio fondamentale per consentire la vendita del prodotto. Allevatori come Luciano Carriero, presidente della cooperativa “Cielo azzurro”, si trovano nell’impossibilità di vendere cozze già pronte per il mercato solo perché la classificazione delle acque è partita troppo tardi. Aspettare altri due mesi (quelli occorrenti per completare l’iter) avrebbe una sola conseguenza:  condannare anche l’annata 2013, dopo le due precedenti.

L’escamotage suggerito dal sindaco Stefàno – ridurre i tempi per la classificazione –  sembra destinato ad arenarsi.  Questa la risposta della Regione, con una nota dell’assessore  alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni: “La questione della classificazione delle acque non può essere liquidata come un semplice problema burocratico”.  Continua Nardoni: “E’ noto a tutti che la Regione Puglia, in questo caso particolare, è tenuta a seguire e ad osservare le normative nazionali che, a loro volta, rispecchiano le direttive comunitarie. In caso di inosservanza – dice Nardoni -, la Regione Puglia potrebbe incorrere negli ammonimenti della Ue e in gravi sanzioni pecuniarie che finirebbero per rendere meno agevole il delicato percorso per alleviare la crisi dei mitilicoltori”.

Per la Regione Puglia, “vi è poi una questione di carattere igienico-sanitario che pure va tenuta in considerazione. Che cosa succederebbe nel caso vi fosse una patologia imputabile al consumo dei mitili? Naturalmente, nel rispetto delle normative vigenti e in un clima di serena e proficua collaborazione istituzionale, non lascero’ nulla di intentato, e il mio impegno sara’ massimo pur in questo periodo feriale – conclude l’assessore Nardoni -, per tentare di accorciare i tempi “tecnici” e consentire la tempestiva commercializzazione del prodotto dei mitilicoltori”.

E così, a oltre due anni dall’esplosione dell’emergenza pcb e diossine nel primo seno di mar Piccolo, che ha costretto i mitilicoltori ad un disperato esilio nel mar Grande, continuiamo ad assistere impotenti ad un continuo rimpallo di responsabilità tra istituzioni che, ad ogni livello, si sono rese protagoniste di lentezze burocratiche e interventi improvvisati. Il tutto alle spalle di una categoria,  spinta ormai sull’orlo del baratro, a cui vengono negati sia il presente che il futuro.

Alessandra Congedo

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