Ilva, collaborazione tra Taranto e Piombino – Le perplessità dei sindacati
TARANTO – Durante la sua recente visita in Ilva, il ministro Zanonato ha parlato di una momentanea collaborazione fra il siderurgico di Taranto e la Lucchini di Piombino. In pratica, l’unico altoforno di Piombino potrebbe restare in funzione probabilmente sino a fine anno per sopperire alla mancata attività dell’altoforno 2 che l’Ilva ha fermato nelle scorse settimane per l’adeguamento all’Aia. L’altoforno 2 e’ un impianto di 2 milioni di tonnellate annue di ghisa la cui ripartenza è programmata per il prossimo mese di gennaio. Questo vuoto produttivo, quindi, potrebbe essere colmato dalla continuità di Piombino.
Al momento, l’ipotesi viene valutata con prudenza dai sindacati metalmeccanici nazionali, delusi dal mancato incontro con il ministro “soprattutto – osservano – dopo un anno durissimo”. Da parte sua, Zanonato ha promesso di tornare a Taranto insieme al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, per incontrare sindacati e città. I sindacati fanno notare che per il polo toscano (a ciclo integrale come Taranto) esistono tre scenari: vendita a pezzi, riconversione e una forma di integrazione con l’Ilva.
La riconversione presupporrebbe l’abbandono dell’altoforno tradizionale e l’utilizzo del forno elettrico e della tecnologia Corex che si basa sull’impiego di carbone fossile al posto del coke e del minerale di ferro fornito dalle miniere. I vantaggi non sarebbero soltanto ambientali, ma anche sui costi che si ridurrebbero di circa il 20 per cento. Un impianto che fa uso della tecnologia Corex e’ quello del sito di Shangai Baosteel realizzato dalla Siemens. E la Siemens, si ipotizza in ambienti sindacali, potrebbe stare dietro al discorso di Piombino che per approdare a questa tecnologia avrebbe bisogno di un investitore e risorse consistenti.
Ipotizzabile anche la strada dell’integrazione con l’Ilva di Taranto. Che sarebbe prospettata da una possibile cordata italiana per Piombino che vedrebbe coinvolto il gruppo Feralpi. Le organizzazioni sindacali vogliono sapere, però, come funzionerebbe quest’integrazione e con quali ricadute pratiche e funzionali, poiché un’ipotesi di riassetto non ci sarebbe ancora. L’avrebbe fatta, ma a grandi linee, solo Arvedi – osservano i sindacati nazionali – uno degli imprenditori interessati a quanto sta accadendo in questi mesi nella siderurgia italiana.
A quanto pare, Arvedi starebbe pensando ad una rete fra Cremona, dov’è il suo quartier generale, Trieste-Servola, Piombino e Taranto. Se andasse in porto questa ipotesi – sostengono i sindacati – Taranto sarebbe costretta ad una cura dimagrante e passerebbe dagli attuali 11.500 addetti a circa 6-7 mila. Preferirebbero quindi l’ipotesi di Piombino indirizzata verso la riconversione. Cosa che Zanonato non ha escluso. Il ministro, infatti, ha ricordato che Piombino è stata dichiarata dal governo “area di crisi complessa”.