La letteratura non è immune dall’emergenza ecologica: il pericolo crescente cui il pianeta è esposto ha spinto negli ultimi decenni anche la critica letteraria a percorrere nuove strade, riportando in primo piano la relazione tra uomo e natura. E’ forse per questo che l'”ecocriticism”, corrente interpretativa nata negli Stati Uniti all’inizio degli anni Novanta, si sta diffondendo nel resto del mondo. Al fenomeno è dedicato ora un saggio edito da Donzelli, “Ecocritica” a cura di Caterina Salabè, che raccoglie gli scritti dei principali studiosi del tema a livello mondiale, come Lawrence Buell, Scott Slovic, Robert Pogue Harrison e Amitav Ghosh, e rappresenta uno strumento unico per introdurre i lettori italiani in un territorio di riflessione capace di porsi al crocevia di tanti settori. Lavorando al confine tra ecologia e critica letteraria, l’ecocritica rappresenta infatti l’applicazione del paradigma scientifico dell’ecosistema all’immaginazione letteraria e agli studi a essa correlati. Al centro è la nozione sistemica di luogo (o di ambiente) materiale, gia’ fulcro del pensiero ecologico, che indirizza la ricerca critico-letteraria verso un ripensamento dell’umanesimo tradizionale in una nuova chiave, capace di tener conto dell’interdipendenza tra la vita umana e la totalità dell’universo vivente (Adnkrnos).