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Ilva, lettera di Marescotti ai senatori: “State prolungando l’agonia”

TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta indirizzata da Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, ai senatori della Commissione Industria

“Gentili Senatori, vi ricorderete quando a Taranto, durante l’audizione in Prefettura, abbiamo consegnato al Presidente della vostra Commissione un sacchetto di polveri contaminate dell’Ilva. Nell’audizione non c’è stato purtroppo il tempo per affrontare gli aspetti economici della crisi del comparto siderurgico e dell’Ilva stessa. Per supplire a questa carenza vi inviamo un’analisi economica del comparto siderurgico (vedere il Dossier riportato di seguito) utilizzando fonti specializzate. Saremmo interessati a ricevere una vostro commento anche perché è importante chiarire che – dalle informazioni di settore che potrete consultare in questo Dossier – l’Ilva è in uno stato di crisi economica strutturale ormai irreversibile. A nostro parere il decreto 61, che siete chiamati a convertire in legge, non ha lo scopo di “salvare l’Ilva” ma di salvare le banche che hanno crediti verso l’Ilva (vedere il Dossier).

Il presidente della vostra Commissione Massimo Mucchetti ha dichiarato:

“Il futuro di Taranto oggi marcia di pari passo con il futuro dell’Ilva. C’è l’impegno del governo. Dobbiamo avere fiducia che quanto non è stato fatto fin’ora verrà fatto nei prossimi tre anni”.

Ma l’economia non si cambia con le dichiarazioni di fiducia. L’economia lascia ben poco spazio ad un ottimismo di facciata. Oggi nel mondo dagli impianti siderurgici si possono ottenere 1,8 miliardi di tonnellate di acciaio, mentre se ne consumano solo 1,5 miliardi. Questo dato emerge dall’analisi del Wall Street Journal che evidenzia 300 milioni di tonnellate annue di eccesso di capacità produttiva, all’interno delle quali sono conteggiati gli attuali 9 milioni annui dell’Ilva.  L’eccesso di capacità produttiva è enorme e continua ad aumentare, a fronte di un mercato che non è in grado di assorbire l’offerta siderurgica globale.

Lester Brown, che guida il World-Watch Institute, valuta in 64 anni la disponibilità delle riserve di ferro. Continuare a proporre questo modello di produzione e consumo dell’acciaio è – oltre che ormai indigesto per un mercato in contrazione – anche dannoso per il futuro del nostro Pianeta le cui risorse si stanno esaurendo non solo nel settore energetico ma anche in quello delle materie prime siderurgiche. E di questo non si parla. Il futuro non è più pertanto quello che state discutendo: voi di fronte al passato. Siete di fronte alla morte economica del futuro pensato per Taranto, oltre che alla morte biologica di tanti cittadini vittime dell’inquinamento.

A voi viene richiesto di sostenere uno sviluppo che – oltre che generare sfruttamento, malattie e morte – produce più acciaio di quanto non ne serva. Per sfornare più acciaio occorre “gonfiare” innaturalmente la domanda economica globale con grandi opere inutili e con la produzione di più auto di quanto non ne servano. Sono infatti le grandi opere, la maxi-edilizia e l’industria dell’auto i maggiori clienti della siderurgia. Gonfiare la domanda di acciaio punta a riequilibrare il mercato ma non a generare benessere.

Tutto questo porta invece a fare guerre e a cercare nuovi giacimenti minerari perlustrando palmo a palmo il Pianeta, stanando le ultime risorse disponibili, sfruttando e distruggendo perfino l’Amazzonia dove ci sono le più grandi miniere di ferro. E dall’Amazzonia giunge il minerale che viene respirato dagli abitanti di Taranto, dopo avere fatto danni ai polmoni degli indigeni brasiliani. Molte foreste ora non ci sono più a causa dell’estrazione dissennata del minerale di ferro, come denunciano da anni i missionari comboniani del Brasile.

Voi parlamentari siete chiamati a collaborare (o a non collaborare) con questo fallimento economico ed ecologico planetario che – a partire da Taranto – non ha più futuro e che genera guerre, distruzione e morte. Voi non salverete l’Ilva: siete solo chiamati a prolungare l’agonia di un disastro. E a garantire le banche dal contraccolpo. Il vero sviluppo economico del futuro si chiama riconversione, risparmio e ricerca scientifica finalizzata alla sostenibilità.

Siete al capezzale di una industria in coma. Molteplici fili collegano la crisi della più grande acciaieria d’Europa al fallimento di uno sviluppo non sostenibile. Il futuro è nelle mani di chi progetta le riconversioni ecologiche. Salvando Taranto con una riconversione economicamente sostenibile lavorerete per il futuro di tutta l’umanità”.

 

 

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