“Cultura. Una sfida capitale” – La nota del circolo Prc “Peppino Impastato”
“Cultura. Una sfida capitale” è la proposta che il circolo PRC “Peppino Impastato” avanza pubblicamente sul tema dello sviluppo delle attività culturali a Taranto. A tutt’oggi la cultura nella nostra città viene promossa prevalentemente dallo sforzo volontaristico di singoli e gruppi, troppo deboli però per strutturare progetti solidi e duraturi. Tale debolezza è determinata dalla ristrettezza del mercato culturale locale, che a sua volta risente in maniera determinante dell’incapacità del contesto economico di trattenere i soggetti a più elevata formazione (in particolare, giovani), la cui propensione ai consumi culturali è relativamente alta. La “fuga dei cervelli”, in definitiva, restringe le opportunità di crescita degli operatori culturali. Alla luce di ciò è necessario un robusto intervento pubblico che sostenga, stimoli e organizzi l’offerta culturale locale per aiutarla a crescere. L’efficacia di una strategia che punti a rilanciare questo particolare settore nella nostra città è dunque legata a una più generale battaglia contro le politiche di austerity.
L’intervento deve articolarsi su tre piani. In primo luogo, si ipotizza la nascita di un Consorzio per la valorizzazione del patrimonio artistico. Promosso dagli enti pubblici locali (Comune e Provincia) – in collaborazione con Sovrintendenza ai Beni Culturali, MARTA e Marina Militare – e aperto all’adesione degli operatori privati, esso dovrebbe riorganizzare complessivamente la fruizione dei beni culturali presenti in città. Tale struttura avrebbe fra i suoi compiti: a) la standardizzazione dei servizi, attraverso l’elaborazione di percorsi specifici di visite guidate in forma di veri e proprio “pacchetti”; b) la promozione verso il pubblico del patrimonio artistico locale; c) la formazione continua degli operatori. In questo modo si avvierebbe, da una parte, una razionalizzazione dell’offerta esistente e un innalzamento complessivo della professionalità del servizio e, dall’altra, una stabilizzazione degli operatori del settore e il superamento dell’attuale situazione di concorrenza selvaggia che danneggia in primo luogo chi svolge al meglio il proprio lavoro.
In secondo luogo, si ritiene non più rimandabile la stesura di un Piano Urbanistico Generale finalizzato alla riqualificazione urbana. Le linee fondamentali del Piano dovrebbero essere le seguenti.
a) Recupero della Città Vecchia, che passi attraverso la riapertura al pubblico degli antichi palazzi nobiliari, il varo di programmi di infrastrutturazione e ristrutturazione che coinvolgano l’edilizia privata (in particolare cooperativa), la raccolta differenziata porta a porta spinta, la ridefinizione del ruolo del Cantiere Maggese secondo il progetto originario, cioè come centro di produzione artistica multifunzionale.
b) Riutilizzo e riconversione di preesistenze architettoniche, che punti a salvare il Borgo dal degrado dandogli una nuova funzione di micro-distretto socio-culturale. In particolare, si immagina un triangolo ideale costituito dai Baraccamenti Cattolica – da adibire a padiglione culturale con Auditorium per opera e concerti (nello spazio del teatro) e spazi espositivi per mostre di vario genere (nella ex “Sala Margherita”) –, dall’ex cineteatro Fusco e dal Palazzo degli uffici – dove realizzare rispettivamente il Teatro Comunale, la cui gestione sarebbe affidata alle compagnie locali, e la Pinacoteca Civica, che raccolga i più importanti dipinti sparsi per la città – e infine dall’ex Dopolavoro Ferroviario (che il Comune dovrebbe reclamare a FF. SS.) – da trasformare in Casa delle Associazioni, dotata di sala conferenze costituita dall’ex Cinema Verdi. Integrando in questa mappa ideale anche il Cantiere Maggese, si avrebbe così un percorso continuo – dall’imbocco di via Di Palma al cuore della Città Vecchia – caratterizzato da presidi che abbracciano ogni campo dell’arte.
c) Rigenerazione delle aree verdi, attraverso la trasformazione di Villa Peripato in area archeologica e la risistemazione di Cimino in funzione di attività culturali d svolgere nel periodo estivo.
d) Rivitalizzazione delle periferie con l’insediamento nei principali nuclei urbani di presidi socio-culturali sul modello delle Library del mondo anglosassone: non solo mediateche, ma veri e propri centri di socializzazione rivolti a soggetti di tutte le età.
Infine, si considera imprescindibile la definizione di un Programma di iniziative e grandi eventi. A questo scopo il lavoro dell’Assessorato comunale alla Cultura dev’essere riorientato al fine di riempire di contenuti gli spazi di cui sopra. Attraverso il coinvolgimento degli operatori locali si deve dare luogo a una programmazione partecipata che favorisca la cooperazione e la specializzazione, puntando a far emergere realtà in grado di affermarsi anche al di fuori dei confini locali.
In particolare, i giovanissimi che non sono ancora ‘emersi’ come individualità devono essere messi nelle condizioni di allestire festival musicali, cinematografici, teatrali che possano divenire per loro trampolini di lancio. A questo scopo è necessario affiancare delle strutture amministrative con un pool di specialisti di diversi campi che coordinino e orientino il lavoro di programmazione secondo linee guida aggiornate allo stato dell’arte dei differenti settori di produzione culturale.
All’interno di quest’opera di programmazione, accanto alle azioni di stimolo rivolte agli operatori locali, devono trovare posto EVENTI CULTURALI di ampio respiro. Fra questi potrebbero trovare spazio mostre d’arte di grande portata, un convegno multidisciplinare di spessore internazionale sulla tematica ambientale, un festival letterario euro-mediterraneo che ponga al centro il tema delle migrazioni, una stagione operistica, una rassegna cinematografica dedicata a Rodolfo Valentino e un festival di cinema a disposizione dei video-maker locali.
In conclusione, un piano articolato di interventi come quello che si è delineato avrebbe diversi effetti benefici. a) Sul piano economico, si otterrebbe un impulso immediato al mercato locale attraverso gli investimenti legati alla realizzazione delle opere di cui sopra, si stabilizzerebbero forze di lavoro (soprattutto giovani e altamente formate) oggi disoccupate o sottoccupate, si ridurrebbe la dipendenza della struttura economica locale dalle grandi industrie. b) Sul piano sociale, si tratterrebbero in loco soggetti che oggi sono costretti ad emigrare, con esiti positivi per la vita civile della città, oggi gravemente impoverita dalla diaspora dei giovani più preparati. c) Sul piano urbanistico, si otterrebbe un riordino della struttura urbana, che diventerebbe più coesa ed organica.
In definitiva, un robusto sviluppo delle attività culturali consentirebbe di sciogliere alcuni nodi fondamentali che rischiano di pregiudicare il futuro di Taranto, offrendo alla nostra città una prospettiva di rilancio. Su questa base e sulle idee che abbiamo esposto chiamiamo al confronto tutte le forze politiche, sociali e culturali realmente interessate al rinnovamento.