Dunque, a quasi un anno di distanza dall’accordo che venne sottoscritto il 24 agosto scorso a Bari tra Ilva, Regione e ARPA, vedranno finalmente la luce le 6 centraline di monitoraggio: quattro saranno installate in punti strategici dello stabilimento, mentre altre due saranno posizionate lungo la direttrice che dall’area delle cokerie va verso il quartiere Tamburi, direzionale sulla quale sono poste già altre due centraline, quella del punto cardinale e quella di via Machiavelli. La rete dovrà essere implementata da un sistema di monitoraggio d’area ottico-spettrale per monitorare gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), con distinzione per il benzo(a)pirene, le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5), il benzene, le poveri totali depositabili e le diossine depositate al suolo attraverso l’uso di deposimetri.
Le centraline rientrano nel famoso piano per il miglioramento della qualità dell’aria nel rione Tamburi, quello che partorì la genialata dei famosi “wind-day”. Certo è che più di qualcosa non torna: visto che, tanto per dirne una, queste famose centraline dovevano essere installate già dallo scorso settembre. Ad annunciarlo furono lo stesso Assennato e l’attuale assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro, che all’epoca parlavano di monitoraggio “operativo entro settembre” e che ci sarebbe stato da attendere giusto “i tempi tecnici necessari per l’installazione delle centraline”. Ma i tempi, ovviamente, si sono dilatati “misteriosamente” nel tempo.
Tant’è che, guarda caso, ritroviamo l’installazione delle 6 centraline nell’AIA riesaminata e concessa all’Ilva lo scorso 26 ottobre dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini. La prescrizione è la numero 85 e recita testualmente così: “Si prescrive all’azienda (come da verbale ARPA Puglia – Ilva del 24/08/2012) di realizzare, entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA, una rete di monitoraggio in continuo della qualità dell’aria attraverso l’adozione di 6 centraline di monitoraggio da ubicare in prossimità del perimetro dello stabilimento, in base a quanto già concordato con ARPA Puglia sulle caratteristiche di tale rete; la stessa rete, eventualmente da integrare con la rete regionale secondo le modalità che saranno indicate da ARPA Puglia, sarà implementata da un sistema di monitoraggio d’area ottico-spettrale “fence line openpath”, costituito da 5 postazioni DOAS complete e 3 sistemi LIDAR completi. Si precisa che gli IPA dovranno essere dettagliati per frazioni granulometriche e per composizione degli IPA emessi”.
Dunque, dalla fine di settembre 2012, siamo passati alla proroga di altri 6 mesi, scaduti lo scorso 27 aprile. Termine temporale ovviamente non rispettato dall’Ilva. Che nella seconda relazione trimestrale inviata al ministero dell’Ambiente sullo stato di attuazione dell’AIA, guarda caso proprio il 27 aprile giorno in cui scadevano molte prescrizioni, scriveva che “il completamento delle attività è previsto entro il 31.07.13”. Ma come mai ci sono voluti quasi 12 mesi per l’installazione di appena 6 centraline di monitoraggio? Perché queste oggi vengono annunciate ai tarantini come chissà quale provvedimento straordinario? Perché invece di fare annunci su annunci, non si afferma la pura e semplice verità? E soprattutto perché, ancora una volta, le nostre istituzioni accettano le tempistiche di Ilva invece di imporre le proprie? Non è dato sapere.
Sempre ieri, è stato inoltre confermato che in piazza Garibaldi verrà posizionato un nuovo dispositivo di controllo dell’aria, chiamato “naso elettronico”, che permetterà di monitorare tutte le emissioni “odorigene” (leggasi veleni). L’impianto catturerà campioni di aria che poi saranno analizzati dal laboratorio ARPA a Bari nel giro di 30 ore dal loro prelevamento. Questo dispositivo andrà ad integrare il piano per contrastare le emissioni odorigene presentato lunedì dalla stessa ARPA e dall’Università di Bari. Che ha davvero del comico se non del ridicolo. Eppure a breve sarà messa in piedi una rete di cittadini, registrati da un sistema, i quali, a fronte di emissioni odorigene avvertite nell’aria, faranno partire le segnalazioni telefoniche dando le loro valutazioni sull’intensità delle emissioni sulla base di una scala da 0 a 5. Le valutazioni dei cittadini saranno poi analizzate ed elaborate da un software specifico. Questo “sistema” si avvarrà anche del “fondamentale” apporto del Politecnico di Bari. Nel 2013 siamo ancora a questo punto.
Infine Comune di Taranto, ARPA Puglia, A.Re.s Puglia, ASL Taranto e ISPRA hanno deciso di replicare al commissario straordinario Bondi e ai periti dell’Ilva che hanno contestato le conclusioni della Valutazione di danno sanitario (Vds). Sarà Giorgio Assennato, direttore generale di ARPA, a mettere a punto il documento che poi sarà firmato dai rappresentanti degli enti presenti al vertice di ieri. E’ iniziata l’ennesima, inutile, battaglia cartacea. Buon divertimento.
G. Leone (TarantoOggi, 17.07.2013)
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