La prima relazione redatta dall’ARPA sull’impatto dell’attività dell’Ilva, è tra l’altro alla base delle polemiche scatenatesi intorno al commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi. “Alcuni dei consulenti di queste grandi industrie italiane – ha aggiunto Vendola – coincidono con i tecnici che hanno lavorato per Ilva e che hanno firmato la relazione di Bondi (allegata alla lettera che il commissario ha inviato alla Regione Puglia ndr). Forse è legittimo, a questo punto, ipotizzare che le grandi industrie abbiano deciso di fare fronte comune per sottrarsi alla applicazione di uno strumento di tutela della salute che ormai appare imprescindibile”. Sulla legge, oltre un anno fa, esprimemmo forti dubbi nel merito della sua efficacia. Del resto, a fronte del fatto che nella prima relazione di fine maggio la stessa ARPA abbia accertato che l’applicazione dell’AIA per l’Ilva ridurrà di appena il 50% il rischio cancerogeno (dato peraltro rivisto al ribasso dall’ISDE) e che per questo si chiederà all’azienda di ridurre la capacità di produzione dalle 8 alle 7 milioni di tonnellate annue di acciaio, la dice lunga sull’effetto reale che questa legge, definita da Vendola e dall’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro una rivoluzione copernicana, avrà sull’ambiente e sulla salute dei tarantini.
G. Leone (TarantoOggi, 16.07.2013)
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