“È una conferma, a posteriori, dell’importanza della validità della scelta che ha fatto la Regione Puglia quando ha voluto introdurre, con legge regionale, il concetto di valutazione del danno sanitario (legge regionale 24 luglio 2012, n. 21 ndr)”. Vendola ha poi aggiunto che nonostante “il tema sia inequivocabilmente un tema tecnico” è rimasto estremamente colpito dalle argomentazioni utilizzate dal commissario Bondi che “sembrano smentire del tutto i rilievi dell’Arpa e della Asl ma, prima ancora, i risultati della perizia epidemiologica acquisita in sede di incidente probatorio, fondata su dati Asl e Arpa che non sono mai stati contestati, in sede processuale dall’Ilva”.
Vendola si sarebbe aspettato “vista la natura di organo dello Stato del commissario, che le affermazioni di Bondi non fossero una smentita così forte e determinata, come invece sono state, di atti oramai acquisiti nel processo. Mi sarei aspettato dal commissario – ha aggiunto il governatore – anche una più netta presa di distanza dall’approccio negazionista che l’Ilva ha tenuto negli ultimi vent’anni. Come temevo, invece, le osservazioni di Bondi commissario non sembrano molto diverse da quelle di Bondi amministratore delegato”.
“Infine – prosegue Vendola – vorrei ancora una volta confermare la mia assoluta fiducia nei confronti del lavoro delicato e complesso che stanno affrontando i vertici delle strutture regionali coinvolte, l’Arpa e la Asl, e sono certo che, anche nella fase di contraddittorio con l’impresa, il loro faro guida continuerà ad essere, come è sempre stata, solo ed esclusivamente l’evidenza dei dati scientifici. Confido anche nel lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità”.
Questa la conclusione del presidente della Regione: “Mi piacerebbe tuttavia che la dialettica di queste ore non resti confinata alla questione Ilva. La valutazione degli impatti sulla salute delle attività industriali non è problema di Taranto. E’ dell’Italia. Una legge della Regione Puglia consente ora al pubblico di capire in modo plastico come certi settori industriali considerino la questione ‘salute’: l’Ilva fa meno male delle sigarette. Ma PM10, diossine, benzo(a)pirene non sono solo scorie a Taranto. Spero almeno che la questione tarantina non sia un inutile esorcismo, ma sia invece un motivo di riflessione autentico sulla sostenibilità sanitaria e ambientale dell’industria tradizionale italiana e sul bisogno sociale che essa si modernizzi ”.
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