“Non mi sorprende quindi che Bondi dica che la valutazione del danno sanitario è di intralcio alle finalità produttive, che va rimosso per rendere più agevole il proprio ruolo commissariale. Peraltro motivazioni non troppo diverse venivano addotte dall’azienda, tramite altri referenti, quando chiedeva certezza normativa riguardo ai percorsi di ambientalizzazione da mettere in campo. Siamo abituati – prosegue Nicastro – ad un atteggiamento aziendale che non accetta sistemi di controllo e che è insofferente a qualunque meccanismo di garanzia rispetto a tutela dell’ambiente e della salute dei tarantini. E’ grave, tuttavia, che lo stesso atteggiamento del privato, della proprietà si riverberino oggi nelle parole e nelle azioni di un manager nominato dal Governo che, nei fatti, ha una mandato pubblico volto a dirimere una questione di importanza nazionale, sulla cui urgenza non ci sono dubbi”.
“Ad ogni modo i segnali sono tutt’altro che rassicuranti: se da un lato giungono alcune buone notizie da Roma rispetto allo sblocco dei vincoli del patto di stabilità per l’utilizzo delle risorse da usare per le bonifiche di parte pubblica, dall’altro non possiamo non rilevare quanto rischiosa sia la decisione assunta di sopprimere la Figura del Garante Aia (unico ad aver evidenziato e sanzionato secondo le disposizioni della legge 231 le inadempienze) che poteva esercitare una funzione di controllo importante sul percorso e che invece oggi viene messo in condizioni di non nuocere. Si aggiunga – conclude Nicastro – il rinvigorito atteggiamento di Ilva, tramite gli atti del commissario governativo reggente, di anteporre la produzione a qualunque altro aspetto di tutela e, parallelamente, di rendere inefficaci strumenti e sistemi di controllo che anche lontanamente rischiano di rallentare produzione e profitti o di stabilire nessi di causalità tra l’attività del siderurgico e schemi epidemiologici che riguardano l’area. Non commento neppure, perché semplicemente risibile, la volontà di glissare sulle responsabilità usando fantasiose teorie come il contrabbando di sigarette ed il tabagismo connesso per giustificare i picchi di patologie tumorali su quel martoriato territorio. Appare straordinariamente singolare che l’azienda non abbia speso una sola parola in propria difesa quando avrebbe potuto, tutta la fase di indagine preliminare compreso l’incidente probatorio per esempio, per poi tirar fuori queste fantasiose ricostruzioni in questo momento. Resta da vedere se avrà il coraggio di utilizzare questo genere di farneticanti argomentazioni delle prossime fasi processuali”.
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