12 anni di promesse e rinvii
A distanza di 12 anni poco o nulla è cambiato. E pochissimo è stato fatto per cambiare lo stato delle cose. Nonostante le tante promesse e i tanti annunci, quello che un giorno era un paradiso terreste è oggi una specie di landa desolata dove, per fortuna, il verde è tornato lentamente ad imporsi. In tutti questi anni, a lottare per un futuro diverso e per il recupero del camping, sono stati in pochi: su tutti alcuni residenti della zone e il circolo Legambiente di Pulsano. E’ sempre la solita storia: di una politica che non è in grado di rimboccarsi le maniche e progettare un minimo di futuro. Aiutata in questo da una società sempre più individualista, distratta, assente. E soprattutto rassegnata. Subito dopo quel pauroso incendio, si svolse un Consiglio Comunale monotematico con la partecipazione di moltissimi rappresentanti istituzionali (nazionali, regionali, provinciali) che promisero di riportare in vita il bosco andato in fumo. La classica manifestazione di buoni propositi che contraddistingue i nostri politici abituati a cavalcare l’onda emozionale degli eventi, specie quando si parla di tutela del territorio e dell’ambiente: in sostanza, il totale e più bieco disinteresse che ci ha lasciato indietro di decenni nel campo del turismo e della valorizzazione delle nostre risorse primarie, rispetto ad altri territori vicini e lontani.
Dopo l’incendio, l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Taranto, a causa delle condizioni di precaria stabilità idrogeologica dei terreni interessati all’incendio, prescrisse alla proprietà Kira, con determina dirigenziale 289/2002, la ricostruzione boschiva. La stessa società, pur presentando tale progetto del quale ottenne concessione, non effettuò mai l’attuazione della stessa, cioè la prevista piantumazione. In seguito, il 3 dicembre 2004, l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Taranto, a causa del carattere di necessità ed urgenza per la ricostituzione boschiva, invitò il Comune di Pulsano, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia e la Procura della Repubblica di Taranto, ad avviare le procedure di occupazione temporanea dei terreni al fine di ristabilire le condizioni idrogeologiche compromesse attraverso la ricostituzione del bosco bruciato; ogni anno, da quel famoso incendio del 2001, l’amministrazione comunale di Pulsano, firma la stessa ordinanza con le prescrizioni per le aree boschive che obbligano i proprietari alla manutenzione e conservazione dei boschi e all’attuazione della prece.
Una sentenza e troppi sospetti
L’incendio fu accertato essere di natura dolosa. Il processo ha visto il 24 aprile dello scorso anno la sentenza di condanna da parte della Corte di Appello di Potenza al proprietario dell’area incendiata di lido Silvana, Vincenzo Polini, amministratore della società “Il Barco” proprietaria dei terreni a monte del camping Lido Silvana e dell’area boschiva andata distrutta, per non aver predisposto le fasce di terra previste proprio per evitare la propagazione di incendi. Tre anni prima, l’8 aprile del 2009, il processo si concluse nella stessa maniera, con il verdetto sfavorevole soltanto per uno dei tre imputati, Vincenzo Polini appunto, condannato ad un anno e mezzo di reclusione, al pagamento di una provvisionale e al risarcimento dei danni alle parti civili. Assolti, invece, il titolare della “Chemi.pul.” Vincenzo Petio e il caposquadra dell’epoca della stessa società, Luigi Rana, per i quali invece alcuni legali di parte civile (che difendono i proprietari degli immobili danneggiati) chiesero la condanna. Questo per quanto riguarda le vicende giudiziarie. Perché la realtà dei fatti, come spesso avviene in questo paese, è quasi sempre un’altra.
Molto probabilmente infatti, non sapremo mai la “vera” verità su ciò che accadde quel giorno di 12 anni fa. 48 ettari in fumo, 13 mila alberi distrutti, danni per oltre 2 milioni di euro (4 miliardi di lire dell’epoca): è sempre stato difficile credere alla versione “ufficiale” che racconta di una distrazione fatale, di erbacce accese e non controllate, con il tutto che sfugge di mano per un improvviso e violentissimo vento di grecale. Immaginare che un incendio possa oltrepassare una strada (campo Nord e campo Sud in cui era diviso il Camping sono separati da una decina di metri di asfalto) è un processo mentale alquanto fantasioso. Decisamente troppo anche il tempo che intercorse tra lo sviluppo dell’incendio e l’arrivo dei soccorsi. Prove, a tutt’oggi, non ne abbiamo e forse non ne avremo mai per sostenere tesi di un qualche progetto oscuro. Ma i tanti testimoni di quel giorno, ufficiali e non, ancora oggi parlano di piccoli incendi divampati improvvisamente a Campo Sud: ovvero esattamente dalla parte opposta da cui era invece partito l’incendio. Sospetto anche il percorso delle fiamme: possibile che si riuscì “miracolosamente” a salvare per intero il villaggio turistico di “Fata Morgana” (esattamente a metà strada tra il luogo in cui si generò l’incendio e Campo Nord e luogo in per la villeggiatura di gran parte dell’alta borghesia tarantina) e il relativo “lussuoso” stabilimento balneare? Mistero.
Il futuro? Per ora solo aste deserte
Intanto, il 19 aprile del 2012 presso il Tribunale di Taranto, si è svolta la prima asta del terreno (“Compendio immobiliare composto da fondi rustici separati da strada e comunicanti da sottopasso pedonale, situato a Pulsano (TA) in località Lido Silvana”) per un prezzo base di € 3.944.200,00, con un rialzo minimo in caso di gara € 50.000,00. Tipo di vendita, “senza incanto”. Aste che andò deserta. La seconda, che si è svolta il 25 ottobre scorsa, che prevedeva la vendita con incanto, non fu aggiudicata. L’ultima, in programma il 30 maggio, è stata sospesa in attesa di nuovo avviso. Non ci resta che attendere ancora per conoscerne il destino.
Verrà un giorno…
E il tempo continua a passare. E con esso le nostre esistenze. La natura, però, non si è fermata a quel lontano 25 giugno del 2001. Il verde è tornato lentamente a farsi spazio. Non ci sono più i pini altissimi, ma tanti piccoli esemplari che pian piano si elevano da terra. E’ rimasto quello splendido strapiombo, con i suoi scogli che continuano a fungere da barriera insuperabile per il mare che si perde sconfinato all’orizzonte. Un mare che ancora oggi fa invidia anche ai Caraibi, e che è rimasto lì, imperturbabile e sconfinato come sempre. Anche il campetto è ancora lì, o quantomeno lo è il suo scheletro. Quei ragazzi che un tempo sognavano liberi e spensierati, oggi sono uomini e donne. Ma non hanno dimenticato tutto ciò che è stato. Ognuno di essi conserva nel suo cuore un pezzo di quel camping. Un giorno, chissà quanto lontano, tutto tornerà come un tempo. Torneranno gli alberi, i ragazzi, i sogni: tornerà la vita. Un giorno, gli esseri umani riusciranno a convivere tra di essi rispettando la natura e l’ambiente. Non importa quanto tempo ci vorrà. Intanto, oggi la storia s’inchina a noi, a quel gruppo di ragazzi che un tempo eravamo. E ci rende omaggio. E noi, fieri ed orgogliosi come sempre, nonostante tutto, non possiamo far altro che sorriderle di rimando. Ad maiora.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 25/06/2013)
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