TARANTO – Lo avevamo preannunciato alla vigilia della commissione ambiente della Cementir di mercoledì scorso: “Ciò detto, in attesa di assistere all’audizione della commissione odierna, la nostra idea è che la Cementir sia pronta ad un ridimensionamento dello stabilimento di Taranto che porterà ad un’inevitabile chiusura dello stesso. Non è un caso se proprio lunedì, nella sede di Confindustria Roma, l’azienda ha annunciato la chiusura totale dello stabilimento di Arquata, entro il primo di ottobre (che occupa 72 lavoratori) ed un ridimensionamento per Taranto, salvando per ora i siti di Maddaloni e Spoleto. Chi vivrà vedrà”.

E la conferma che la situazione fosse tutt’altro che rosea, arrivò l’indomani proprio dalla parole pronunciate dal direttore dello stabilimento tarantino Paolo Graziani e dal direttore di Cementir Italia Mario De Gennaro, che durante la commissione Ambiente ed Ecologia del Comune presieduta dal consigliere Vincenzo Di Gregorio, confermarono quanto dichiarò il presidente e ad della Cementir holding Francesco Caltagirone Jr, lo scorso aprile. Quando durante l’assemblea dei soci e l’approvazione di bilancio del 2012, annunciò che l’investimento di oltre 150 mln di euro previsto per il progetto “Nuova Taranto Cementir” destinato all’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”, era stato congelato e rinviato a data da destinarsi.

Il ragionamento di Caltagirone, che su queste colonne abbiamo riportato più volte, era ed è molto semplice: finché non sarà definito una volta e per tutte il futuro dell’Ilva, l’investimento previsto sul vetusto impianto di Taranto resterà nel cassetto. Cementificio che già attualmente lavora a marcia ridotta, con il funzionamento di un solo forno. Del resto, a fronte del fatto che anche l’ufficio acquisti dell’Ilva (che ha sede a Milano) non è stato in grado di dare una risposta certa sul futuro del siderurgico tarantino a fronte della richiesta della Cementir sulla disponibilità di continuare ad approvvigionare il cementificio con la loppa (sottoprodotto del processo di produzione della ghisa) d’altoforno (la Cementir consuma tra le 800.000 e il milione di tonnellate di loppa all’anno), il “ragionamento” dell’azienda è fin troppo lineare: se l’Ilva chiude, la Cementir cesserà la produzione il giorno dopo.

Ma lo stesso potrebbe accadere anche qualora il siderurgico dovesse diminuire drasticamente l’attività produttiva: in quel caso, è stato spiegato dal direttore di Cementir Italia, Taranto potrebbe restare uno stabilimento in cui svolgere soltanto l’attività di macinazione, dicendo addio alla produzione. E che la situazione sia tutt’altro che sotto controllo, lo dimostra quanto deciso dai sindacati nella riunione con i lavoratori di venerdì scorso: i 108 lavoratori entreranno infatti in sciopero nei tre turni per la giornata di oggi, in risposta alla dichiarazioni dei dirigenti della Cementir di mercoledì scorso. La Filca Cisl in una nota stigmatizzia l’atteggiamento “discutibile del management aziendale di volersi sottrarre al confronto concertativo”, giudicando “stucchevoli le motivazioni finora addotte, come la persistente crisi nel settore delle costruzioni e l’insufficienza della disponibilità della loppa resa disponibile dalle lavorazioni in Ilva”.

La verità è che, sostengono i sindacati che da queste parti si svegliano sempre troppo tardi, “da 10 anni a questa parte la Cementir opera una sorta di scarica barile nei confronti di soggetti terzi, pur avendo coscienza che l’attuale struttura produttiva sia da tempo obsoleta e che proprio per questo essa non richieda affatto interventi parziali ma totali”. Sindacati e lavoratori, quindi, si domandano quali siano le ragioni vere per cui la Cementir “non intenda fare di tutti questi argomenti occasione di confronto concertativo”. La chiusura dell’area a caldo dello stabilimento dimezzerebbe infatti l’attuale forza lavoro: “Per tutto questo, dunque, scioperiamo – sostengono i sindacati -. Non vogliamo che lo storico stabilimento Cementir di Taranto riduca le sue funzioni a quelle di un semplice magazzino”. Amen.

G. Leone (TarantoOggi, 24/06/2013)

 

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